Massimo Bossetti oggi, «Giusto che la difesa non si arrenda ma l’esito non cambierà». A pronunciarsi in merito alle indagini difensive svolte dal pool del muratore di Mapello è la criminologa Roberta Bruzzone.
Massimo Bossetti, Bruzzone: «Giusto che la difesa non s’arrenda: ma l’esito non cambierà»
Indagini, lo ricordiamo, volte ad ottenere la revisione del processo relativo all’omicidio di Yara Gambirasio. Delitto per il quale è stato condannato in via definitiva all’ergastolo il carpentiere bergamasco. Bossetti non accetta siffatta condanna e da sempre si professa innocente; nega che il Dna rinvenuto sugli indumenti della giovane vittima sia il suo. Per questo, già da quando era ancora solo un imputato chiede gli venga concessa la possibilità di far analizzare i reperti di indagine. Richiesta, com’è noto, sempre negatagli.
A tal riguardo la nota criminologa Roberta Bruzzone si è espressa attraverso le pagine del settimanale Giallo. Un’attenta e molto interessante disamina, la sua, che UrbanPost vi riporta integralmente:
«Ormai possiamo parlare davvero di storia infinita, ma solo sotto il profilo mediatico, perché dal punto di vista giudiziario la storia è finita (anzi, strafinita) da un bel pezzo, ossia da quando la Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti.».
«Sia ben chiaro, la difesa può legittimamente continuare a svolgere indagini difensive per tutti gli anni a venire, ma nulla cambierà in merito all’esito dell’inchiesta e mai si arriverà a un giudizio di revisione per una ragione tanto semplice quanto insuperabile: Massimo Giuseppe Bossetti ha ucciso la piccola Yara Gambirasio. Lui è il suo assassino.».(Continua a leggere dopo la foto)
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L’inchiesta non ha nessun punto debole
«L’inchiesta non ha nessun punto debole. Il caso è chiuso. Del resto la Corte non ha alcuna intenzione di consentire una sorta di “quarto grado di giudizio” del tutto privo del benché minimo fondamento.». Ferma convinzione, quella della nota dottoressa, che abbraccia le parole dei giudici della Cassazione che hanno condannato Bossetti al carcere a vita.
«Hanno scritto i giudici: “Quando non si possono contrastare in alcun modo le evidenze tecniche, diviene inevitabile formulare richieste esplorative, senza riuscire neanche ad indicare la direzione di tale esplorazione: è emblematica, di tale modo di procedere, la richiesta di visionare i reperti, tant’è che il collegio domanda di quali reperti si tratti, senza ottenere risposta”.».
«Poi arriva la pietra tombale: “La necessità di svolgere nuove /ulteriori indagini di tipo genetico poggia sul falso presupposto dell’esistenza di irrisolte anomalie negli accertamenti eseguiti e posti a base del giudizio di condanna di Bossetti”. Non occorre aggiungere altro, a mio avviso – puntualizza la criminologa Bruzzone – Non c’è stato alcun errore nell’individuazione del Dna e non esiste alcun complotto ai danni di Bossetti.». Potrebbe interessarti anche —> Massimo Bossetti sorvegliato a vista in cella «per evitare che commetta qualche insano gesto»