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Maurizio Avola e l’attentato a Paolo Borsellino: chi è il pentito raccontato da Michele Santoro

29/04/2021 09:28

Settantanove omicidi in undici anni, “l’ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnare per fare quella maledetta esplosione”. Maurizio Avola è stato uno dei killer più temuti e crudeli della Mafia, della storia italiana. Pentito e diventato poi collaboratore di giustizia, oggi la sua storia è nero su bianco in un libro scritto con il giornalista Michele Santoro: Nient’altro che la verità.

Maurizio Avola

Maurizio Avola e le confessioni a Michele Santoro

Nel libro sono riportati trent’anni di passato della criminalità organizzata italiana. Perchè Maurizio Avola non era un semplice criminale, era l’omicida perfetto. Tra le pagine emergono verità inquietanti sulla strage di Via D’Amelio, quella che colpì il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Una delle ferite più profonde del nostro Paese. “Maurizio Avola non è famoso come Tommaso Buscetta e non è un capo come Totò Riina. Ma non è un killer qualsiasi: è un killer perfetto, obbediente, preciso, silenzioso e proprio per questo indispensabile nei momenti decisivi. Forse sottovalutato dai suoi capi e dagli inquirenti che ne hanno vagliato le testimonianze. Ha archiviati nella memoria particolati, voci, volti che coprono tre decenni della storia italiana“. Come l’incontro con Matteo Messina Denaro, il numero uno di Cosa Nostra.

Ma chi è davvero Maurizio Avola, e perchè Michele Santoro ha deciso di scriverci un libro insieme? Maurizio Avola, come ha raccontato in un’intervista rilasciata al Time sei anni fa, lavorava nel ristorante del padre a Catania. “Ho sempre saputo che non era il lavoro per me. Pensavo ai soldi e al potere mentre pulivo i bicchieri. Volevo diventare qualcuno. Feci una serie di rapine a mano armata e a 21 anni richiamai l’attenzione di Marcello D’Agata, un mafioso che viveva a 100 metri da casa mia”. Poi è arrivato il primo omicidio: Andrea Finocchiaro. Un avvocato, colpevole di aver rilasciato dichiarazioni sul boss Benedetto Santapaola.

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Michele Santoro

Maurizio Avola: “Sono l’ultimo che ha visto lo sguardo di Borsellino”

In questo libro scritto da Michele Santoro, forse la sua più grande inchiesta, il pentito Maurizio Avola racconta dettagliatamente tutto quello che definisce la criminalità organizzata. L’affiliazione, i soldi, le macchine sportive, le regole di Cosa Nostra. Il suo ruolo. Avola obbediva. A qualsiasi costo. Era come un soldato. Ha ammesso di aver ucciso 79 persone in 11 anni, prima di essere arrestato nel 1994 e poi pentirsi. Tra queste anche uno dei suoi migliori amici, Pinuccio di Leo. Perchè? Perché gli era stato chiesto. Ma soprattutto, perchè è diventato collaboratore di giustizia poi? Perchè aveva bisogno di essere protetto. Aveva capito che la Mafia, questa volta, stava organizzando la sua di morte.

“Sono l’ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino, prima di dare il segnale per fare quella maledetta esplosione”, ha raccontato al giornalista. “Non so bene perché ho deciso di incontrare uno che ha ucciso ottanta persone. Guardo Avola e ho la sensazione di trovarmi davanti uno specchio nel quale comincio a riconoscere tratti che sono anche i miei. Inizio a seguirlo in un labirinto di ricordi”, ha spiegato Michele Santoro. Il libro è già al centro del ciclone mediatico. Della sua possibile presenza durante la strage di Via D’Amelio non si era mai parlato prima. “Mi accendo la sigaretta. Lo guardo così. Mi soffermo, rigiro e faccio il segnale. Il mio lavoro è finito, me ne devo andare. Hanno fatto tutta una ricostruzione diversa da questa qui”, ha dichiarato il pentito in un video esclusiva su Tpi.

Due anni fa, nel novembre 2019, si è concluso in appello il quarto processo per la strage che ha ucciso il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta. E’ stata confermata la sentenza di primo grado di condanna all’ergastolo ai boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, imputati il primo come mandante e il secondo come esecutore. Ai falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci, invece, sono stati dati dieci anni per calunnia. I giudici hanno dichiarato estinto per prescrizione il reato di calunnia contestato a Scarantino. >> Tutte le notizie di UrbanPost