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Melania Rea: impronta di sangue sconosciuta e brillantini di donna sul luogo del delitto, i misteri dell’inchiesta

31/05/2020 21:57 - Aggiornamento 31/05/2020 22:35

Melania Rea e Salvatore Parolisi ancora al centro del dibattito durante la puntata di Quarto Grado andata in onda venerdì 29 maggio 2020. Non solo in merito alla eventualità che a breve l’uomo inizi a godere di permessi premio che gli permetteranno di uscire dal carcere e lavorare. Il focus ha acceso i riflettori sui punti oscuri dell’inchiesta mai chiariti da tre processi che, come sappiamo, si è conclusa con la condanna definitiva a 20 anni di reclusione per l’ex Caporal maggiore dell’esercito.

Salvatore Parolisi oggi (Foto Quarto Grado)
Salvatore Parolisi oggi (Foto Quarto Grado)

Il giallo dell’uomo sconosciuto che segnalò il corpo di Melania Rea

Sono diversi i gialli inspiegabili emersi durante l’inchiesta sull’efferato omicidio di Melania Rea, il cui colpevole per la giustizia italiana è Salvatore Parolisi. Il primo è relativo alla telefonata anonima fatta da un soggetto maschile mai identificato. Telefonò da una cabina pubblica sita in Piazzale San Francesco a Teramo, poco dopo le 16:30 del 20 aprile 2011, per dire che c’era un cadavere accanto al chioschetto delle casermette a Ripe di Civitella. Sparì nel nulla, si allontanò dalla scena del crimine e percorse 7 km prima di fare quella telefonata. Perché non lasciò il suo nome se davvero era estraneo ai fatti?

Melania Rea news Parolisi

Chi ha acceso il cellulare di Melania dopo il delitto?

Secondo mistero, il cellulare della vittima. Qualcuno, la mattina del giorno in cui fu rinvenuto il cadavere, accese il cellulare di Melania trovato poco distante dal corpo. Fu riattivato dopo 48 ore di silenzio, ma da chi? Forse dall’uomo che ritrovò il cadavere? O si trattò della stessa persona che incise post mortem una svastica sulla gamba di Melania per depistare le indagini? Certo è che non è stato Parolisi, poiché a quell’ora si trovava davanti al pc nella sua casa di Folignano. Lo hanno dimostrato le indagini. Parolisi – che si è sempre professato innocente – in una lettera lo chiese all’uomo misterioso che trovò il corpo di Melania: “Dicci se la mattina del 20 aprile sei stato tu ad accendere il telefonino nel bosco”. Ma l’anonimo non ha mai risposto al suo appello.

Impronta sangue scarponcino (Foto Quarto Grado)
Impronta sangue scarponcino (Foto Quarto Grado)

Il sangue di Melania Rea nella suola di uno scarponcino ignoto

Tra gli elementi repertati anche la presenza, sulla passerella di legno del chioschetto, di una impronta di scarponcino macchiata di sangue fresco di Melania quindi, secondo la difesa, contestuale al delitto. Quelle scarpe, lo appurarono gli inquirenti, non appartenevano né alla vittima, né a Parolisi, né a inquirenti e sanitari intervenuti in loco dopo il rinvenimento del cadavere. Furono isolati, inoltre, brillantini vicino al corpo della vittima e sotto una sua scarpa. Pallini tipici di un abbigliamento femminile e non appartenenti agli abiti che indossava Melania. Diverse anche le formazioni pilifere trovate nella scena del crimine, e mai identificate.

BRILLANTINI DONNA (Foto Quarto Grado)
BRILLANTINI DONNA (Foto Quarto Grado)

Nessuna traccia di Salvatore Parolisi sul luogo del delitto

Gli inquirenti sospettarono dalla prima ora che fosse stato Parolisi ad uccidere Melania. Non solo per le menzogne riferite, in primis il negare con forza di avere un’amante all’epoca dei fatti. Il giorno in cui proprio lui denunciò la scomparsa della moglie, il suo abbigliamento destò non pochi sospetti nella magistratura inquirente. Indossava infatti abiti troppo estivi e leggeri, non consoni al clima di quel giorno. Si ipotizzò che si fosse cambiato d’abito subito dopo il delitto della moglie. Sulla scena del crimine non fu trovata nemmeno una traccia a lui riconducibile. Parolisi tuttavia fece inconsapevolmente un passo falso.

Mentre rispondeva alle domande degli investigatori proprio nel boschetto dove fu uccisa la moglie, fornì delle informazioni non richieste. Disse, cioè, che proprio alle casermette pochi giorni prima dell’omicidio si appartò con la moglie per consumare un rapporto sessuale, mentre la loro bambina di poco più di un anno si trovava in macchina. “Qui ci dovrebbero stare le mie tracce …”, disse agli inquirenti. Parole che lo hanno reso il sospettato numero uno, considerate dai magistrati come una spiegazione data al solo scopo di giustificare la eventuale presenza di sue tracce sul luogo del delitto. Tracce che, come sappiamo, non furono trovate. Solo il suo Dna sulle labbra di Melania. L’ultimo bacio dato alla moglie? E se sì, quando? Potrebbe interessarti anche —> Salvatore Parolisi scarcerato: si teme per la figlia, parla il fratello di Melania Rea