Vai al contenuto

Mes e Coronabond: il braccio di ferro di Conte con la Germania

09/04/2020 11:28

Mes e Coronabond. Il premier Giuseppe Conte punta ad ottenere il massimo risultato con l’Europa, che in questo momento vuol dire Germania. Dopo la notte dei lunghi coltelli, con i paesi piccoli dell’Unione ciechi di fronte al baratro pur di allinearsi al kaiser tedesco, il presidente del Consiglio italiano punta ad una versione più soft della sua proposta. Un Mes non incondizionato, ma con regole molto meno restrittive per le politiche di bilancio in caso di “rientro” dallo sforamento. Ma soprattutto, via libera ai coronabond o eurobond, come si voglia definirli. Lo strumento garantito da tutti gli stati Ue per finanziare la liquidità necessaria a far ripartire le economie azzoppate dal Covid-19.

mes e coronabond

Il nuovo no olandese e la Germania assediata dalla sua stampa

Una strada, quella di Conte, che trova nuovi alleati. Oltre alla Spagna, anche la Francia di Macron lascia intendere di poter stare con Roma. Ma mentre l’Eurogruppo è convocato di nuovo oggi per le 17, c’è da registrare il nuovo no dei Paesi Bassi. Il parlamento olandese ha approvato due risoluzioni che esortano il governo a non accettare gli Eurobond e a tenere il punto sulla condizionalità per l’utilizzo del Mes. La linea di sudditanza alla Germania è confermata.

Sul fronte tedesco c’è da registrare la forte presa di posizione di Der Spiegel. L’autorevole settimanale ha pubblicato un editoriale a firma del capo redattore Steffen Klussmann dal titolo che dice già molto, “Il rifiuto tedesco degli Eurobond è non solidale, gretto e vigliacco”. Scrive Klussmann: “Gli Eurobond – affermò la cancelliera Angela Merkel otto anni fa all’apice della crisi dell’Euro- non ci saranno finché sarò in vita. E così anche la scorsa settimana al vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE tenutosi in videoconferenza, i paesi dell’Europa meridionale sono stati messi a tacere bruscamente”. E’ accadut quando hanno avanzato nuovamente la richiesta degli Eurobond per proteggere le loro economie dall’impatto della pandemia. Il ministro dell’Economia Peter Altmaier l’ha definita, in modo sprezzante, un ‘dibattito fantasma’.

“O il governo tedesco – prosegue Der Spiegel – davvero non si rende conto di quello che sta rifiutando con tanta noncuranza, oppure si ostina a non capire, spinta dalla paura che il partito populista Alternative für Deutschland (AfD) possa strumentalizzare gli aiuti ai vicini europei per la propria propaganda. Invece di dire onestamente ai tedeschi che non esistono alternative agli Eurobond in una crisi come questa, il governo Merkel insinua che ci sia qualcosa di marcio in questi bond. Ovvero, che in fin dei conti sarebbero i laboriosi contribuenti tedeschi a dover pagare, in quanto gli italiani non sarebbero mai stati capaci di gestire il denaro”.

“Questa narrazione è stata usata talmente spesso dalla Cancelliera, che adesso ogni concessione a spagnoli e italiani potrebbe soltanto sembrare una sconfitta. Non avrebbe mai dovuto permettere che si arrivasse a questo, non fosse che per un sentimento di vicinanza e solidarietà. L’enorme violenza della pandemia ha comportato una vera e propria tragedia umana e medica in Italia e in Spagna – anche perché ultimamente ambedue gli Stati avevano attuato una forte politica di austerity, come voluto da Bruxelles – e sicuramente non perché vivessero al di là delle loro possibilità”.

Può bastare per far capire come anche in Germania, ben al di là del limitato campo degli “addetti ai lavori”, l’opposizione della Merkel agli eurobond stia diventando un nodo cruciale per la stessa stabilità interna del paese. La Germania non può permettersi di avere contro Italia e Spagna e di far fallire il piano di salvataggio europeo. Perché dalla fine dell’Unione sarebbe lo Stato a pagarne le conseguenze politiche più gravi.

mes e coronabond scontro italia germania

Mes e coronabond: la strategia di Conte

Tornando all’Italia e alla strategia di Conte, occorre chiarire un aspetto. Non è tanto il Mes, strumento contestato anche da una parte rilevante della sua maggioranza di governo (sia nel M5S che nel Pd), su cui punta davvero Conte. Il nodo sono i coronabond, i “recovery bond” necessari per garantire la liquidità nei bilanci degli Stati membri che devono uscire dalla crisi del Coronavirus. Scrive La Repubblica stamattina: “Va dritto, il premier. Crede che la sponda con Parigi serva a migliorare il progetto dei recovery bond. Sostiene che l’Italia continuerà a opporsi al Fondo Salva Stati, il famigerato Mes. Dice la verità, ma soltanto una parte della verità. Perché adesso deve ottenere il massimo a Bruxelles su titoli di debito comune, ma depista quando fa la faccia feroce con il Mes: nel patto continentale, inevitabilmente, ci sarà. Anche se con condizionalità più sfumate, anche se Roma giurerà di non essere intenzionata a ricorrervi: “È uno strumento inadeguato all’attuale crisi”, ripete il ministro dem Enzo Amendola. È proprio su questo nodo, però, che alcune frange radicali della maggioranza, oltre alle opposizioni, sono pronte a sparare contro Palazzo Chigi.

L’asse Parigi-Roma-Madrid è l’embrione di una nuova Europa?

Insomma Conte punta ad ottenere i coronabond per poi cercare di far digerire il sì al Mes, seppur ammorbidito, anche alla parte più recalcitrante della sua maggioranza. Nei colloqui riservati con Parigi, emerge chiaramente la “necessità interna”. Ma la posizione di Macron resta a nostro parere ambigua e poco disponibile a rompere davvero l’asse con Berlino, in cambio di un’alleanza con un’Italia sì più forte politicamente, ma sempre molto debole nei suoi fondamentali economici. Non ci resta che attendere ancora qualche ora per capire come andrà a finire. Di sicuro anche a Parigi tutti gli scenari possibili sul tappeto. Anche quelli di un’Unione Europea in cui cambiano i rapporti di forza, se non economici sicuramente politici. L’asse Parigi-Roma-Madrid, con Londra fuori dai giochi e Berlino isolata disegnerebbe uno scenario geopolitico del tutto nuovo. Sarebbe l’embrione di una nuova Europa ed aprirebbe ad una possibile svolta storica anche nell’ormai vetusto e scricchiolante schema dell’atlantismo. >> I retroscena di politica