Caso Elena Ceste news: è ufficialmente iniziato il lavoro di analisi scientifica del pool difensivo di Michele Buoninconti, impegnato ad esaminare cinque campioni biologici prelevati dal luogo in cui, il 18 ottobre 2014 (nove mesi dopo la sparizione), vennero rinvenuti i resti di Elena Ceste, scomparsa dalla sua casa di Costigliole d’Asti la mattina del 24 gennaio dello stesso anno.
Michele Buoninconti tenta la carta della revisione del processo: ecco come
Si tratta di reperti raccolti dai consulenti della difesa dell’ex vigile del fuoco, condannato in via definitiva a 30 annidi reclusione per avere ucciso la moglie nonché madre dei suoi quattro figli, fuori controllo – secondo quanto asserito in sentenza – per avere scoperto i ripetuti tradimenti della donna. Il team difensivo ha raccolto dei campioni nel tubo di scolo del rio Mersa, appunto, distante meno di un km dalla casa dove la donna viveva insieme alla famiglia. Come fa sapere Fanpage.it, “Al laboratorio di genetica forense dell’Università di Tor Vergata si sono riuniti oggi i consulenti di parte civile e difesa. Per la famiglia di Elena erano presenti la criminologa e psicologa forense, Roberta Bruzzone e la genetista Marina Baldi, a capo del laboratorio ‘Genoma’ di Roma. Per la difesa del vigile del fuoco condannato per il delitto di Costigliole d’Asti, invece, erano presenti il genetista Eugenio D’Orio, Denise D’Orio e Simona Mega, l’investigatore Davide Cannella e Anna Vagli, giurista e criminologa, ultimo acquisto della squadra del Buoninconti”.
Analisi in corso su 5 campioni repertati nel Rio Mersa
Il pool difensivo di Buoninonti vuole dimostrare che Elena non è stata uccisa come invece dicono tre sentenze: “Non ci sono le prove dell’omicidio” né tanto meno l’esame autoptico avrebbe dimostrato le cause della morte della donna. Si è ipotizzato sia stata strangolata dal marito in camera da letto ma, gli avvocati dell’ex vigile del fuoco lo hanno ripetuto nei tre gradi di giudizio, non vi sarebbe alcun riscontro oggettivo di ciò. Le condizioni del cadavere non consentirono di accertare le cause della morte e su questo aspetto dovrebbe incentrarsi l’impianto difensivo del pool al lavoro allo scopo di produrre nuovi elementi tali da permettere la richiesta di revisione del processo. Per la difesa di Buoninonti Elena si sarebbe allontanata da casa, nuda, in una fredda mattina di fine gennaio. Avrebbe vagato in preda ad un presunto delirio psicotico fino al Rio Mersa, dove sarebbe deceduta per assideramento. Tesi che per la Procura che incriminò Michele e tre tribunali non può stare in piedi perché illogica, non accreditabile e del tutto inverosimile.
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