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Mogol e Battisti: «Quando conobbi Lucio gli dissi: ‘Le tue canzoni non sono un granché’»

29/07/2020 10:18 - Aggiornamento 29/07/2020 10:32

Giulio Rapetti, in arte Mogol, il 17 agosto festeggerà 84 anni. L’amato paroliere, uno dei più stimati del panorama musicale italiano, ha rilasciato per l’occasione una lunga intervista a ‘Il Corriere della sera’, in cui ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera ed è tornato a parlare del fortunato sodalizio con Lucio Battisti. Dal primo incontro all’addio clamoroso, sino alla nascita del capolavoro interpretato dal Molleggiato ‘L’Arcobaleno’.

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mogol e battisti

Mogol e Battisti: «Quando conobbi Lucio gli dissi: ‘Le tue canzoni non sono un granché’»

«Me lo portò a casa una mia cara amica parigina, che si occupava di edizioni musicali e stava cercando un musicista italiano da promuovere in Francia. Mi fece ascoltare le sue canzoni, che non erano un granché e io lo dissi chiaramente a quel ragazzo», ha raccontato Mogol parlando del primo incontro con Lucio Battisti. Il cantante allora giovanissimo reagì bene: «Mi fece un sorriso luminoso, dicendo: sono d’accordo. La mia amica invece rimase male e io, per metterci una pezza, invitai Lucio a venirmi a trovare, per lavorare a qualcosa insieme. Nacquero le prime tre canzoni, la terza era 29 settembre», ha svelato per la prima volta Mogol, che ha firmato pezzi indimenticabili come Non è Francesca, Un’avventura, Acqua azzurra acqua chiara e Mi ritorni in mente.

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«Nel covo delle Brigate Rosse, trovarono la collezione completa di Mogol-Battisti. Ascoltavano le nostre canzoni e le nascondevano»

Negli anni Settanta però non era facile imporsi con brani che non affrontavano temi politici, le canzoni di Battisti e Mogol erano considerate qualunquiste: «Addirittura fasciste! L’impegno, a quel tempo, era essere di sinistra fare testi sulla classe operaia, le contestazioni… Io parlavo della sfera privata. Era il momento dei cantautori, tipo Francesco Guccini bravissimo per carità, ma le loro non erano canzoni vere e proprie. Scrivevano dei testi politici e poi li cantavano con una musica che non aveva un ruolo fondamentale. Però, poi, ho scoperto una cosa che mi ha fatto piacere. Nel covo di via Gradoli delle Brigate Rosse, trovarono la collezione completa di Mogol-Battisti. Ascoltavano le nostre canzoni e le nascondevano», ha affermato il noto paroliere. Poi si è passati a parlare della fine della collaborazione con Battisti: «Perché è finito il sodalizio? Per una questione di principio, non per soldi, io al denaro do poca importanza. Tuttavia, era giusto che ricevessi i diritti al 50% e gli chiesi di concedermi la sua stessa quota. Lucio non accettò e ci separammo, ma senza rancore».

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La nascita de ‘L’arcobaleno’: «L’ha scritta Lucio dall’aldilà. Mi è arrivata in una circostanza stranissima…»

Sul finale Mogol ha confessato pure come è nata la canzone ‘L’Arcobaleno’, brano da lui scritto e interpretato da Adriano Celentano, poco dopo la morte di Lucio Battisti: «L’ha scritta lui dall’aldilà e mi è arrivata in una circostanza stranissima, con una serie di coincidenze inspiegabili. I morti hanno potere sui vivi, li possono raggiungere nelle maniere più impensabili. L’ho verificato in prima persona: quando è morto, me l’ha dettata. Ho composto il testo in quindici minuti e non sarebbe mai venuto così preciso se non fosse stato lui a suggerirmi parola per parola. È la verità. La cosa davvero incredibile è che adesso ho un allievo, Gianmarco Carroccia, che è identico a lui, gli somiglia sia fisicamente, sia nel modo di cantare». leggi anche l’articolo —> Francesca Chillemi ‘Che Dio ci aiuti 6’, Azzurra suora? «Le sceneggiatrici sono state brave»