Sono tempi duri per il Movimento 5 Stelle. Oltre a dover far fronte ai dissidi interni della maggioranza giallo-rossa, un esecutivo che ancora sembra non aver ben chiaro il piano di lavoro, i pentastellati hanno iniziato il 2020 sgretolandosi come una frana dalla montagna. Il prossimo 7 gennaio si troveranno per un vertice che avrà l’obiettivo di decidere altre otto possibili espulsioni. E tra fughe ed esili il M5S potrebbe soffrire i numeri traballati in Senato, in particolare dopo l’espulsione di Gianluigi Paragone.
Movimento 5 Stelle, altre otto espulsioni previste in settimana
Non sarà facile gestire lo sbilanciamento interno: il 7 gennaio a Roma Davide Crippa e Gianluca Perilli insieme ai tre componenti del collegio dei probiviri (Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone) e ai tre del comitato di garanzia (Giancarlo Cancelleri, Vito Crimi e Roberta Lombardi) si riuniranno per decidere il destino di altri otto parlamentari, pronti ad essere espulsi per non aver restituito parte dei compensi come previsto dallo Statuto. Si tratta di Luigi Acunzo, Nadia Aprile, Santi Cappellani, Paolo Romano, Lello Ciampolillo, Mario Giarrusso, Andrea Vallascas e Flora Frate. Tutti nella lista nera del Movimento 5 Stelle. Ma non sono gli unici: questi sono coloro che rischiano di più in un lungo elenco di nomi a cui, per ora, spetteranno delle sospensioni e dei richiami.
Con il senatore Gianluigi Paragone le espulsioni dal Movimento 5 Stelle della XVIII legislatura al Senato sono salite a sette. Ad aprire le danze sono stati Marzio Buccarella e Carlo Martelli, colpevoli di aver revocato alcuni bonifici di microcredito riguardanti la restituzione di parte del loro stipendio. Poco dopo è stato il momento di lasciare il Movimento per Saverio De Boni per alcune irregolarità giuridiche; Gregorio De Falco, invece, si è giocato il posto per essersi astenuto sul voto di fiducia al decreto sicurezza e per aver votato a favore di un emendamento che avrebbe impedito il condono/non condono a Ischia nel decreto Genova. Poi c’è stata Paola Nugnes per una serie di voti di dissenso, Elena Fattori per essersi allontanata dal gruppo parlamentare dopo un anno di deferimento ai probiviri e infine, nei giorni scorsi, Gianluigi Paragone per una seri di voti di dissenso dal gruppo parlamentare e, in particolare, per non aver votato la fiducia al governo Conte bis passando ufficialmente in opposizione a un governo guidato da un presidente del Consiglio indicato dal Movimento 5 Stelle.
Movimento 5 Stelle e l’espulsione di Gianluigi Paragone
Insomma, pare che il Movimento 5 Stelle stia piano piano implodendo. Dopo l’abbandono dell’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che sembra essere già pronto a varare il suo gruppo “Eco”, dopo il saluto dei deputati Rospi e Angiola per trasferirsi al Gruppo Misto e in seguito all’espulsione di Gianluigi Paragone, il gruppo capitanato da Luigi Di Maio sembra essere davvero a rischio caduta libera. Ciò che preoccupa sono soprattuto i numeri in Senato: secondo alcune indiscrezioni, il giornalista Paragone potrebbe essere seguito da una decina di altri grillini insofferenti, e tra i nomi potrebbero esserci quelli di Emanuele Dessì, Dino Minniti e Luigi Di Marzio. E con questo potrebbe verificarsi una vera e propria mancanza di sostegno al governo, visto che la frattura tra Paragone e il Movimento 5 Stelle è avvenuta proprio sul voto contrario alla legge di Bilancio. Tutto questo mette a rischio i numeri in Senato: alla prova della prima fiducia lo scorso 10 settembre l’esecutivo giallorosso ha incassato 169 sì, che si sono però ridotti a 166 nel voto che ha dato il lascia passare alla legge di bilancio, soltanto 5 voti sopra la soglia di sopravvivenza di 161. Basterebbero quindi una manciata di senatori in fuga dal Movimento per far saltare il tavolo.
Quelli che attendono il Movimento 5 Stelle saranno mesi molto delicati: dovrà analizzare dossier difficili come quello sulla revoca delle concessioni autostradali, sulla trattativa con AcelorMittal sull’ex Ilva, sul voto a Matteo Salvini in relazione al caso Gregoretti. E se Paragone riuscirà a mettersi alla guida di una manciata di senatori particolarmente insofferenti, il governo potrebbe rischiare seriamente.