Vai al contenuto

NewsGuard, la finta Ong franco-americana che controlla e censura i media italiani: quis custodiet ipsos custodes?

29/12/2022 11:10 - Aggiornamento 29/12/2022 11:14

Aggiornamento del 29 dicembre 2022. Torniamo a parlare di NewsGuard a quasi tre anni di distanza da questo articolo che ha avuto, a suo tempo, parecchia eco. Perché? Perché l’azienda che si autodefinisce come “baluardo” contro la disinformazione sul web ha pubblicato qualche giorno fa una nuova “classifica” dell’affidabilità (a suo dire) dei siti web d’informazione italiani.

La notizia ha avuto grande risalto su Open, il giornale online fondato da Enrico Mentana, cui NewsGuard ha assegnato la patente di più affidabile tra i siti italiani di news. Se il discorso finisse qui, saremmo solo contenti per Mentana e soci. Invece no, perché l’azienda americana che si presenta come fosse un’istituzione o una no-profit e invece è una “Incorporated” con finanziatori privati, ha anche stilato una classifica di inaffidabilità dei siti web. Il primo posto è stato riservato a Il Paragone, blog editoriale legato a Gianluigi Paragone, già giornalista di lungo corso e oggi ex senatore e fondatore del movimento politico Italexit.

Quindi, che c’è di strano vi chiederete? Molte cose. Se vogliamo entrare un po’ più nel merito della questione, c’è molto altro su cui discutere e si torna alla domanda che si è fatta fin dal principio questo articolo, quasi tre anni fa. Che titoli ha NewsGuard per giudicare l’affidabilità di un sito web d’informazione? Basta avere un team di giornalisti e “revisori” che si dichiarano indipendenti per esserlo davvero nel giudicare l’attività di professionisti che da anni si occupano d’informazione, senza “paraocchi”?

Alcuni siti web “inaffidabili” secondo NewsGuard – tra cui Il Paragone è l’esempio più eclatante – dichiarano chiaramente come raccolgono le informazioni e come le verificano attraverso fonti autorevoli; dichiarano poi chi sono i loro finanziatori. NewsGuard, che si erge a censore dell’informazione globale, fa altrettanto? I criteri con cui vengono valutati i siti web d’informazione sono elencati qui e possono essere condivisibili. Ma a che titolo il giudizio può essere espresso da un’organizzazione privata, che fa profitti con la sua applicazione che mostra la (presunta) qualità dei siti web, e che ha nel suo board numerosi investitori privati?

“Gli investitori esterni non svolgono alcun ruolo nella determinazione delle valutazioni o nella stesura delle schede informative dei siti o in qualsiasi altro aspetto dei contenuti editoriali di NewsGuard”, dichiara la società americana sul suo sito. A proposito di affermazioni da verificare, non c’è alcun elemento pubblico che permetta di definire questa dichiarazione corrispondente al vero.

Quello che evidenziamo, come tre anni fa, è la totale assenza di trasparenza sull’attività e gli interessi degli investitori di NewsGuard. Siamo davvero sicuri che non influenzino i giudizi dei “recensori” di NewsGuard per motivi che nulla c’entrano con la tutela della qualità dell’informazione? Questa attività dovrebbe essere svolta da istituzioni terze, non certo da aziende private con interessi (legittimi) ma appunto, privati. Come ad esempio mettere in cattiva luce le “voci” dissidenti in un panorama globale dell’informazione sempre più omologato. Vi consigliamo di rileggere con attenzione la nostra inchiesta originale, pubblicata la prima volta il 27 marzo 2020.

*****

Quis custodiet ipsos custodes? Cioè: chi controlla il controllore? Avete mai sentito parlare di NewsGuard? E’ un’organizzazione con base negli Stati Uniti che ha come scopo la certificazione della qualità dell’informazione offerta dai siti web, in tutto il mondo. Sul suo sito NewsGuard si presenta come “baluardo” della corretta informazione, autodefinendosi “lo strumento sull’affidabilità di internet”. Cerchiamo di capire meglio cos’è NewsGuard, qual è il suo reale obiettivo e chi c’è dietro a questo progetto.

newsguard

NewsGuard è un’azienda privata ma non lo dice chiaramente

Cos’è NewsGuard dunque? Nella pagina “chi siamo” del sito web di una realtà che si definisce “baluardo dell’informazione corretta” troviamo la prima incoerenza. In questa pagina non è contenuta alcuna informazione sulla tipologia di organizzazione a cui ci troviamo di fronte. Troviamo un lungo testo, sotto al titolo “Perché puoi fidarti di noi?” di carattere più autocelebrativo che informativo, incentrato sull’attività svolta e i criteri adottati secondo un codice etico interno. Non si fa menzione alcuna al fatto che NewsGuard non è un’organizzazione senza scopo di lucro, nemmeno un’emanazione di qualsivoglia istituzione.

Si tratta di un’azienda privata, una “Inc.” con sede negli Stati Uniti. Niente di male, anche perché lo scopo dichiarato è molto importante: essere il baluardo della corretta informazione online. Perché allora NewsGuard non ci fa sapere subito e chiaramente che è un’azienda e non un’organizzazione no profit o un’istituzione? Sul sito, alla pagina “chi siamo”, i dati relativi all’assetto societario di NewsGuard non sono facilmente accessibili. Non va meglio alla pagina “termini di servizio”, dove non compare alcun dato societario. Però si capisce un po’ meglio che siamo di fronte ad un’azienda privata che vende agli utenti finali (i lettori dei siti web) il proprio servizio di “recensioni”, attraverso una formula di abbonamento. Finalmente, alla pagina “informativa sulla privacy”, troviamo qualche dato in più. Si tratta dell’indirizzo cui inviare richieste d’informazioni relative appunto alla privacy: NewsGuard Technologies, Inc. – 25 West 52nd Street – New York, NY 10019. Almeno sappiamo che l’azienda ha un indirizzo fisico. Per arrivare all’assetto societario dobbiamo accedere alla sotto-pagina “chi siamo > i nostri investitori” e qui finalmente troviamo un po’ di trasparenza. Almeno sui nomi, perché di bio o info societarie non c’è nemmeno l’ombra.

newsguard investitori

Una società con 6 milioni di dollari di capitalizzazione e molti finanziatori privati

Per sapere di più di NewsGuard, abbiamo fatto ricorso a Craft.co, un sito che offre informazioni dettagliate sulle società di tutto il mondo. Così abbiamo scoperto che NewsGuard Inc è stata fondata nel 2018, ha una capitalizzazione di 6 milioni di dollari e ha come finanziatori diversi privati e società, tra cui un fondo d’investimento americano e una fondazione. Nel dettaglio, vengono elencati tra i finanziatori: Steven Brill, Gordon Crovitz, Blue Haven Initiative, Publicis Groupe, John S. and James L. Knight Foundation, Thomas Glocer, Fitz Gate Ventures, Jules Kroll, John McCarter, Cox Investment Holdings, John Levy, Eijk van Otterloo, Whitney Hatch, Leslie Hill, Michael Hill, Eugene Garrett Bewkes III, Charlotte Hill, Nicholas Penniman IV.

I due principali investitori sono Steven Brill e Gordon Crovitz, come dichiarato anche sul sito web di NewsGuard. Steven Brill, classe 1950, è un giornalista, avvocato e imprenditore fondatore della rivista “The American Lawyer”. Leggiamo sull’edizione americana di Wikipedia: “Nel marzo 2018, Brill e il collega giornalista e imprenditore veterano, Gordon Crovitz, hanno di nuovo collaborato per formare una nuova società, NewsGuard, che combatte le notizie false fornendo valutazioni di affidabilità per oltre 7.500 siti Web statunitensi per aiutare i lettori online a distinguere tra fonti di notizie legittime e quelli presumibilmente progettati per diffondere disinformazione. NewsGuard è stato lanciato il 23 agosto 2018”.

Gordon Crovitz è invece un dirigente americano del settore media, già editor del Wall Street Journal, è stato anche vice-presidente esecutivo di Dow Jones Inc., una delle più importanti società di informazioni finanziarie, oggi parte del gruppo News Corporation, quello del magnate Murdoch. E’ laureato in giurisprudenza.

Subito dopo in ordine di importanza tra gli investitori in NewsGuard ci sono i due omonimi Nicholas Penniman (IV e V), padre e figlio, entrambi giornalisti molto noti. Il secondo anche “embedded”,  essendo stato tra l’altro direttore esecutivo dell’Huffington Post Investigative Fund. Veniamo quindi al terzo investitore per importanza, Publicis Groupe. Si tratta di una multinazionale francese che si occupa di pubblicità, comunicazione e marketing e che “serve” numerosi editori digitali.

Bene, tutto chiaro? Peccato che per reperire informazioni chiare su quale sia il suo assetto societario e chi finanzi NewsGuard siamo dovuti uscire dal suo sito web e cercare altrove. NewsGuard giudica negativamente i siti web che non forniscono informazioni sul proprio assetto societario e finanziamenti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Chi sono i “giornalisti esperti” di NewsGuard che recensiscono i siti italiani

Torniamo al punto che più c’interessa, le recensioni dei siti web d’informazione italiani. NewsGuard si comporta in modo davvero indipendente o obiettivo come lascia intendere dalla sua presentazione? Le “etichette nutrizionali” dei siti, come NewsGuard chiama le sue recensioni, sono improntante all’imparzialità, realizzate con giudizi obiettivi e da giornalisti esperti e competenti?

Nella presentazione ufficiale leggiamo: “NewsGuard usa il giornalismo per contrastare il diffondersi di notizie false, cattiva informazione e disinformazione. I nostri analisti, che sono giornalisti esperti, svolgono ricerche sulle testate giornalistiche online per aiutare i lettori a distinguere quelle che fanno realmente giornalismo, da quelle che non lo fanno”.

Vediamo chi sono i giornalisti esperti che hanno recensito alcuni dei siti web d’informazione italiani più letti. Abbiamo selezionato i “solo digitali”, cioè quei siti che non sono figli di grandi gruppi editoriali che possiedono i quotidiani italiani più venduti.  Partiamo da un “etichetta nutrizionale” a nostro avviso abbastanza equilibrata, quella di Fanpage.it, uno dei maggiori successi dell’informazione online in Italia. La recensione è stata realizzata da Giacomo Tognini che NewsGuard dice essere stato collaboratore di Bloomberg News, the Jakarta Globe, Documented New York, the Houston Chronicle, and the Calgary Herald. Attualmente sarebbe tirocinante a Forbes. Non c’è alcun riferimento a profili social o professionali di questo autore. Con lui un profilo molto più esperto, quello di Angelo Paura. Si tratta di una firma abituale (regular contributor, dice la sua bio) del quotidiano “Il Messaggero” ed ha pubblicato su Politico Europe, MediaShift, Vice, BBC World Service, the International Center for Journalists, Forbes, Esquire, Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera. E qui sorge spontanea la prima domanda: come fa ed essere un recensore indipendente un giornalista che lavora per testate concorrenti di quelle che deve giudicare?

Veniamo dunque ad una recensione a nostro avviso ben poco obiettiva ed equilibrata, quella di Caffeinamagazine.it Caffeina, oltre ad essere una delle pagine Facebook più seguite in Italia, al pari di Fanpage è uno dei giornali digitali di maggiore successo nel panorama editoriale italiano, con oltre 18 milioni di visitatori unici ogni mese. E’ anche una testata regolarmente iscritta al registro stampa, diretta da Filippo Rossi, giornalista dalla lunga esperienza professionale.

Da NewsGuard apprendiamo che la recensione di Caffeinamagazine.it è stata redatta da Stefania Spatti. Laureata in comunicazione a Bologna, dalla sua bio scopriamo che è collaboratrice di Class Cnbc, emittente figlia del noto network americano di informazione economica,  di Radiocor, agenzia di stampa de Il Sole 24Ore, di Radio24, emittente radiofonica dello stesso gruppo editoriale, e di Askanews, un’agenzia di stampa italiana. Con lei, per recensire Caffeinamagazine.it, ancora Angelo Paura, di cui abbiamo già detto prima. Di più, tra i supervisori di questa “etichetta nutrizionale” che rispecchia davvero poco la realtà che vorrebbe recensire, ci sono altri due italiani; Silvia Bencivelli, medico e contributor di Repubblica, Le Scienze, Focus e Radio3; Virginia Padovese, già tirocinante alla casa editrice Electa e oggi digital producer della Sbs, un network televisivo australiano. Anche qui, è evidente come il profilo più esperto tra i recensori sia ancora quello di un giornalista con palese conflitto d’interesse. E considerato il risultato della recensione, il sospetto che non sia stata realizzata con equilibrio e imparzialità è molto forte.

L’esempio di Caffeinamagazine.it non è l’unico. Abbiamo letto le “etichette nutrizionali” di altri due giornali online altrettanto noti, ma appartenenti alla fascia degli “outsider”, non di grandi gruppi editoriali. Nel recensire Affaritaliani.it, il primo quotidiano italiano interamente digitale online da quasi 25 anni, NewsGuard ignora l’alta qualità dei contenuti offerti dal sito, spesso ricco di esclusive, e si concentra su unico caso, quello della presunta falsa notizia, pubblicata a febbraio 2020, del Coronavirus creato in un laboratorio militare. E’ una delle contestazioni rivolte anche a Caffeinamagazine.it. Peccato che questo articolo sia stato pubblicato anche da testate appartenenti a grandi gruppi editoriali quali IlMessaggero.it e Leggo.it, siti che non hanno ottenuto recensioni negative. Ah già, dimenticavamo, nel team di recensori di NewsGuard c’è anche un collaboratore del Messaggero…

newsguard recensione affariitaliani.it

Infine, Nextquotidiano.it Il giovane giornale online, noto per i suoi articoli che hanno spesso il taglio dell’inchiesta e del fact-checking, non riceve un giudizio pienamente positivo da Newsguard perché secondo i recensori non distinguerebbe bene fatti da opinioni. Pensiamo basti la replica del direttore per capire che quello di Newsguard è un giudizio assolutamente di parte, e francamente anche ridicolo sapendo che è stato espresso da giornalisti professionisti. Dice il direttore di Nextquotidiano.it Alessandro D’Amato: “Non ritengo di dover giustificare il taglio che diamo ai pezzi. Accetto la critica (di NewsGuard, ndr)”. Forse i recensori di NewsGuard non sanno o si sono dimenticati che l’indipendenza del giornalista sta alla base del suo lavoro? Noi pensiamo invece che siano loro, i recensori, a non essere indipendenti.

Perché i recensori di NewsGuard non possono essere indipendenti

Perché NewsGuard fa recensioni al limite della diffamazione di alcuni siti web italiani? Da quali interessi è mossa? Abbiamo appurato che non si tratta di un’organizzazione no profit ma di una società, con investitori che hanno interessi nel settore dei media. Abbiamo scoperto che per le recensioni si avvale di giornalisti, dal curriculum diverso per esperienze e grado di anzianità. Tutti hanno collaborato e collaborano tutt’ora a testate (anche online) che sono concorrenti di quelle che hanno recensito. In un caso, il recensore è addirittura un collaboratore della stessa testata oggetto della recensione!

L’obiettività, secondo NewsGuard, sarebbe garantita dal codice etico della società, cui i recensori dovrebbero attenersi. Ma nella realtà gli esempi di imparzialità o obiettività sono, a parte qualche rara eccezione, tutti riferibili a siti web d’informazione appartenenti a grandi gruppi editoriali. I casi di conflitto d’interesse dei recensori di NewsGuard sono palesi. Angelo Paura, ad esempio, ha collaborato alla recensione de “Il Sole 24Ore”: come dichiara la stessa NewsGuard, Paura ha collaborato da giornalista con “Il Sole 24Ore”. Insomma, come chiedere ad uno scrittore la recensione negativa di un suo libro: quanti lo farebbero?

newsguard il sole24ore

Perché NewsGuard non è imparziale: chi controlla il controllore?

A proposito di come vengono realizzate le recensioni di NewsGuard c’è da aggiungere un fatto importante. La società non accetta volentieri il contraddittorio e comunque non dà seguito alle informazioni fornite da editori e responsabili editoriali dei siti che deve recensire. Ne abbiamo prova diretta. L’acquisizione delle informazioni ha talvolta un fare inquisitorio che non aiuta certo né la ricerca della verità né l’obiettività del risultato. Anche attraverso le conversazioni telefoniche la situazione non migliora. NewsGuard è “insindacabile” nei suoi giudizi e non tiene conto delle rimostranze e dei chiarimenti forniti dagli editori: anche qui abbiamo diverse testimonianze. Cosa c’è dietro a questa rigidità, giustificata da apparenti motivi etici? Chi garantisce l’indipendenza delle recensioni? Insomma, per tornare alla domanda iniziale di questo articolo, chi controlla il controllore NewsGuard?

Il punto è proprio questo. A dispetto di quanto dichiarato nel codice etico, NewsGuard in Italia non utilizza criteri di imparzialità nel giudicare gli editori digitali e i loro siti, in particolare gli “outsider”, quelli che non appartengono al gotha dei grandi media. Anzi, pratica una vera e propria censura, insindacabile come ogni forma di censura. Perché questa “grazia” con gli outsider? Chi dà fastidio agli editori tradizionali?

Le conseguenze delle “liste di proscrizione” di NewsGuard

Ma che conseguenze hanno i giudizi negativi di NewsGuard? Oltre ad influenzare il comportamento degli utenti online, le “liste di proscrizione”, cioè l’elenco dei siti che secondo NewsGuard farebbero “cattiva” informazione, finiscono sulla scrivania dei manager di settore, anche quelli che si occupano di erogare la pubblicità agli editori. E provocano ritorsioni.

E’ il caso, ad esempio, della recente decisione di Teads, compagnia di advertising nota soprattutto per i suoi formati pubblicitari video (i famosi “in-read”) che si integrano molto bene con in contenuti dei siti e utilizzata da moltissimi editori, anche medio-piccoli, quelli cioè che non hanno un rapporto con una concessionaria per la vendita diretta della pubblicità. Cosa ha fatto Teads? Ha iniziato ad interrompere i suoi rapporti con i siti web finiti nelle “liste di proscrizione” di NewsGuard. Come Teads altre compagnie del settore pubblicitario potrebbero scegliere la stessa strada, secondo le informazioni che abbiamo raccolto.

Caso curioso poi che sia proprio Teads ad avere inaugurato questa “partnership” con NewsGuard: si tratta di una società francese, proprio come uno dei maggiori investitori della finta Ong di censori del web, la già citata Publicis Groupe. Teads è stata fondata da Pierre Chappaz, noto imprenditore del web (Kelkoo, Wikio), che ne è anche il presidente. Teads non è proprio “un’aziendina”: è tra i principali player del mercato pubblicitario online e tra i suoi clienti può vantare testate prestigiose come New York Times ed Economist. Valutata 300 milioni di euro nel 2017, nello stesso anno è stata acquisita da Altice Europe, multinazionale olandese delle Tlc controllata da Next Limited Partnership, holding personale dell’imprenditore francese di origini marocchine Patrick Drahi.

Drahi dal giugno 2019 è anche proprietario della famosa casa d’asta Sotheby’s, possiede attraverso Altice France diversi media israeliani, tra cui i24news, e francesi tra cui Libération, L’Express, BFM TV e RMC. La sua Next Limited Partnership, holding che controlla Altice Europe, è registrata a Guernsey, piccola “isola-stato” nella Manica, ad un braccio di mare dalle coste francesi ma dipendente giuridicamente dalla Gran Bretagna. Secondo Forbes, nel 2020 è il 190° uomo più ricco al mondo con un patrimonio di 12,5 miliardi di dollari.

Siamo al paradosso. Un giudice, privato e non imparziale come abbiamo visto, è in grado di influenzare non solo il giudizio degli utenti della rete, ma persino il mercato pubblicitario. A ruota lo segue una media company che si presenta come “soggetto indipendente” sul mercato ma in realtà controllata da uno dei finanzieri più potenti, con rilevantissimi interessi nei media. Insomma, torniamo a quanto affermato nel paragrafo precedente. Qualcuno tra gli editori indipendenti e più piccoli comincia a dare troppo fastidio, ecco quindi che la “santa alleanza” dei censori si cementa nel solco degli affari, determinando un danno economico grave e talvolta irreversibile per gli editori più piccoli. Insomma, non solo ti giudico senza possibilità di difesa alcuna, ti censuro, ma ti taglio anche i viveri se voglio. Censura, monopoli sempre più articolati e occulti: che ne sarà della libertà d’informazione nel prossimo futuro? (aggiornato l’11 dicembre 2020)