Omicidio Willy, ora si parla anche dell’influenza (negativa) che alcune serie Tv sulla criminalità, particolarmente violente, hanno sui giovani. E’ l’autorevole punto di vista espresso da Alfonso Sabella, magistrato dalla lunga esperienza già Pm del pool antimafia alla Procura di Palermo e oggi giudice presso il tribunale di Napoli. In una lunga intervista concessa stamani a Radio Cusano Campus, Sabella ha parlato anche dell’Influenza delle serie tv sui ragazzi. «Se andiamo a vedere il look di questi ragazzi arrestati per l’omicidio di Willy (i fratelli Bianchi, ndr), ricorda molto i personaggi della serie “Gomorra”».
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Caso Willy, l’attenzione mediatica sugli arrestati
Sul caso Willy Monteiro e l’attenzione mediatica sugli arrestati, Sabella si è espresso così ai microfoni di Radio Cusano Campus. «Non c’è dubbio che ogni soggetto sottoposto ad indagine, qualunque siano le sue colpe, più o meno accertate da sentenze definitive, ha dei diritti che vanno riconosciuti e tutelati, questa è la differenza tra lo Stato e la criminalità – ha affermato il magistrato – Devo anche dire però che quando ti rendi protagonista di una vicenda di questo tipo, il tuo diritto alla privacy viene sostanzialmente limitato, non hai più quel diritto pieno che avevi prima di commettere il reato».
«E’ chiaro – ha aggiunto – che si crea un’attenzione mediatica molto forte su di te ed è fisiologico che alcuni particolari, non strettamente attinenti alle indagini, possano venire fuori. I giornalisti dovrebbero sicuramente evitare di diffondere notizie non verificate, ma che sono solamente voci di corridoio. Chi riporta certe frasi dovrebbe avere quantomeno il buonsenso di avere delle fonti certe. Anche perché non mi risulta che sia stata riconosciuta l’aggravante dell’odio razziale».
Poi un passaggio sulle misure di prevenzione. «Occorre che si metta mano alle misure di prevenzione. Il problema nella criminalità nel nostro Paese non è solo la mafia. Occorre trovare degli altri strumenti di prevenzione più moderni, più adeguati alla nostra società».
L’influenza sui ragazzi delle serie tv sulla criminalità
Sull’influenza su ragazzi delle serie tv sulla criminalità, Sabella ha precisato il suo pensiero spiegando che non si tratta di un attacco alla libertà di espressione, di cinema e televisione. «Prima di cedere i diritti del mio libro al produttore che aveva intenzione di fare una serie tv – ha detto – ho fatto alcuni patti ben precisi: non ci devono essere equivoci tra buoni e cattivi e lo spettatore si deve alzare dalla sedia con la voglia di stare dalla parte dei buoni. In alcuni film invece è avvenuto il contrario».
«Ne “Il Padrino” ad esempio – ha proseguito il magistrato – la mafia viene raffigurata in maniera etica, addirittura epica. Se andiamo a vedere il look di questi ragazzi arrestati per l’omicidio di Willy, ricorda molto i personaggi della serie “Gomorra”. Anche se guardiamo i videogiochi di oggi, ai miei tempi c’era Super Mario, oggi solo giochi pieni di violenza. I neomelodici ai miei tempi cantavano il contadino, oggi cantano i mafiosi al 41-bis, bisogna anche adeguare le norme a questa mutata realtà». >> Tutte le notizie dall’Italia