Torino: il padre voleva distruggere fisicamente suo figlio, perché gay, e togliergli la possibilità di continuare a fare il chirurgo. L’omosessualità del figlio era motivo di vergogna, fino al punto di volerlo annientare, assoldando un picchiatore per 2500 euro. A salvare il chirurgo quarantatreenne è stato proprio il picchiatore, che lo ha avvisato. Ieri la vicenda si è conclusa in tribunale con un patteggiamento di due anni per il padre.
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Anni di terrore: il racconto del 43enne
La vittima della vicenda, noto medico chirurgo torinese, ha raccontato a La Stampa gli ultimi terrificanti tre anni della sua vita. Alla fine del 2016, il medico aveva presentato alla sua famiglia il compagno, annunciando la propria omosessualità. Inizialmente la famiglia sembrava accettare il fatto, ma nel 2017 un evento aveva rovinato la vita del medico. Un noto settimanale di gossip pubblica delle fotografie che lo ritraggono con il compagno, un noto attore, su una spiaggia francese. Il padre, un professionista settantacinquenne, perde la testa e inizia a litigare e ad essere violento, tanto che la moglie decide di lasciarlo dopo 42 anni di matrimonio.
Nel 2017 è il compagno del chirurgo che viene aggredito. Poi, nel 2018, un giorno il chirurgo viene avvicinato da uno sconosciuto, il picchiatore assoldato dal padre. Colto da un dubbio morale, per il fatto che il chirurgo “gli sembrava una brava persona”, il malvivente lo avvisa, raccontando che il padre gli aveva ordinato di “spezzargli le mani”, per impedirgli di continuare a fare il chirurgo. Il malvivente, che non vuole rinunciare ai 2500 euro promessi per l’aggressione, inscena in accordo con la vittima un’aggressione, facendosi fotografare per portare le prove all’uomo. E a questo punto, nel 2018, la vittima fa scattare la denuncia.
Torino, chirurgo perseguitato dal padre perché gay: la condanna
L’uomo ha raccontato gli anni di terrore vissuti per colpa del padre, gli atti vandalici contro le auto, la paura costante di essere aggredito. “Mi facevo scortare dagli amici ovunque, temevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe rovinato davvero la vita”. La vittima era riluttante a denunciare il padre, ma aveva capito che l’uomo non si sarebbe mai fermato. Così la vicenda è arrivata davanti a un giudice, conclusa ieri, dopo due anni, con un patteggiamento di due anni per atti persecutori, senza però risarcimento dei danni. Tra padre e figlio le comunicazioni sono interrotte. Il padre, forse mosso dall’invidia per un figlio con una carriera successo, forse per la rabbia di non averlo più sotto il proprio controllo, lasciava intendere il suo delirio anche su Facebook, dove parlava di “vendetta che va consumata a freddo”. >> Tutte le news