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Pazienti post Covid necessitano di riabilitazione: i reparti però sono chiusi

10/12/2020 10:40 - Aggiornamento 10/12/2020 10:47

Su “Il Fatto Quotidiano” l’inchiesta della giornalista Chiara Daina sui pazienti post Covid che hanno bisogno di una riabilitazione adeguata. Purtroppo però i reparti negli ospedali pubblici sono chiusi e così i malati che non posso permettersi cure costose finiscono col lasciar perdere. «Servono più posti letto nel pubblico – sostiene Pietro Fiore, presidente della Simfer, la Società italiana di Medicina fisica e riabilitativa – La riabilitazione non è un servizio accessorio ma decisivo affinché la disabilità non diventi cronica aggravando le spese sanitarie». 

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pazienti post covid

Pazienti post Covid necessitano di riabilitazione, ma i reparti sono chiusi

Molti pazienti ricoverati per Covid, soprattutto quelli rimasti a lungo intubati in terapia intensiva, hanno bisogno di interventi riabilitativi per poter recuperare le capacità respiratorie, motorie e neurologiche. Una posizione largamente condivisa dagli specialisti. Uno studio, uscito ad agosto sull’European journal of internal medicine e condotto su 103 pazienti Covid ricoverati all’Istituto Maugeri di Veruno (Novara), ha confermato la necessità di interventi precoci di riabilitazione. Tuttavia in vari ospedali pubblici i reparti di riabilitazione siano stati chiusi e i servizi ambulatoriali sospesi per scansare lo spettro del contagio. Morale della favola? I pazienti post Covid vengono dimessi a casa senza un trattamento adeguato o i medici dispongono il trasferimento loro nel privato accreditato.

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«Il timore è che anche questa volta si avvantaggino le cliniche private, convenzionate e non», la denuncia da Valter Santilli dell’Umberto I di Roma

«Il timore è che anche questa volta si avvantaggino le cliniche private, convenzionate e non», ha denunciato Valter Santilli, ordinario di fisiatria alla Sapienza di Roma e fisiatra al Policlinico Umberto I. E ancora: «Il nostro reparto è rimasto aperto ma ci mancano almeno tre fisioterapisti e il logopedista. Mentre il terapista occupazionale, che aiuta a recuperare l’autonomia personale tra le mura domestiche e sul posto di lavoro, è andato in pensione e non è stato sostituito. I pazienti reduci dal Covid hanno perso la massa e la forza muscolare a causa dell’allettamento prolungato.  Accusano stanchezza cronica e perdite di memoria e concentrazione, oltre a problemi di respirazione. Hanno quindi bisogno di interventi riabilitativi ma a noi non li mandano».  

Non è affatto rosea la situazione nel resto dell’Italia. Ed è un discorso che vale non solo per i malati di Covid, ma anche per chi ad esempio ha avuto un ictus, un’emorragia cerebrale, un infarto. Fiore, che insegna Medicina riabilitativa all’università di Foggia, ha illustrato, ad esempio, qual è l’offerta pubblica disponibile in Puglia: «A Bari su 16 posti letto attivati oggi ne sono disponibili 7, a Foggia sono passati a 6 dai 10 di marzo, Lecce ne conta 20 ma al momento sono inattivi per Covid». Insomma c’è da lavorare, “un’emergenza nell’emergenza”. Leggi anche l’articolo —> Vaccino coronavirus, Rasi (ex direttore Ema): “Spero ok entro 29 dicembre, incauta la decisione di Londra”