Quello che si vede dalle immagini delle telecamere di sicurezza del carcere di Milano potrebbe essere una scena di Vis a Vis: tre persone tengono fermo un detenuto, una quarta prende la rincorsa per tirargli un pugno. E poi lo colpisce ancora, svariate volte. Il pestaggio è avvenuto il 6 giugno del 2019 a San Vittore, e ha portato a giudizio otto agenzi di polizia penitenziaria per “lesioni penali”. A distanza di oltre un anno, ieri è iniziato il processo, così l’accaduto è trapelato anche ai mezzi di informazione. Il fatto è stato finora tenuto nascosto, ma non nel tentativo di insabbiarlo: è stata proprio la direzione del carcere a segnalare l’accaduto all’autorità giudiziaria.
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Pestaggio a San Vittore, otto agenti a processo
Le carceri italiane sono il simbolo di uno Stato che si dimentica dell’importanza del sistema di riabilitazione dei detenuti. E questa ne è l’ennesima dimostrazione. Sicuramente, questa non si può limitare a essere definita una modalità di gestione dei “detenuti difficili”. Stando alle ricostruzioni, è emerso che “dopo una discussione” con un giovane carcerato della Guinea Bissau, che dalle immagini sembra reagire verbalmente, ma non in modo fisicamente aggressivo, egli “veniva trattenuto con forza” da tre agenti “che bloccavano i suoi movimenti”. Il tutto, mentre un assistente capo “calzati i guanti, gli sferrava pugni al volto”. Intanto, un altro agente “lo colpiva con un pugno al volto” e altri tre, in aggiunta ai primi, “lo spingevano a terra ove veniva percosso, immobilizzato, sollevato da terra e trasportato per gli altri all’interno della struttura”.
In totale, quindi, durante il pestaggio sono intervenute ben otto persone contro un solo detenuto che, appunto, dalle immagini sembra non aver mai reagito fisicamente.
La ricostruzione dei fatti dopo il pestaggio
Successivamente, alle 13:13 il detenuto è stato visitato una prima volta, poi di nuovo alle 15:36 poiché accusava un collasso in cella. Infine, una terza volta alle 19:02, prima di essere portato per scrupolo in ambulanza all’ospedale Niguarda. A seguito dell’ulteriore controllo, è emersa una diagnosi di “trauma facciale” con tre giorni di prognosi nell’ex centro clinico del carcere. Ora gli otto agenti sono imputati di “lesioni personali” con due aggravanti: aver agito in più di cinque e nell’esercizio delle funzioni di vigilanza. E aver approfittato di circostanze di tempo e luogo “tali da ostacolare la pubblica o provata difesa”.
Il processo si concluderà a primavera del prossimo anno, ma ieri un’incontro intermedio era necessario poiché il detenuto, ora malato di Covid, non ha potuto firmare la procura speciale al proprio avvocato per la richiesta di costituirsi parte civile proprio a causa delle sue condizioni di salute. >>Tutte le notizie di UrbanPost