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Covid, Piero Chiambretti: «Di notte sono assalito dagli incubi, guardo i video girati in corsia»

15/10/2020 12:19 - Aggiornamento 15/10/2020 12:22

Tra le persone che hanno lottato contro il Coronavirus Piero Chiambretti, giornalista e showman, ricoverato d’urgenza lo scorso 15 marzo presso l’ospedale Mauriziano di Torino assieme alla madre Felicita. Dal nosocomio piemontese il 64enne è stato dimesso dopo due settimane, in pigiama e nient’altro, come il sopravvissuto ad un calamità naturale; l’adorata mamma invece non ne è uscita con le gambe sue: il Covid-19 non le ha lasciato scampo. «Questo virus non è uno scherzo, produce una morbo grave, dal quale si viene fuori soltanto se muniti di un fisico sano e se si gode di tanta fortuna. Ecco perché sono spaventato e particolarmente preoccupato», ha detto Piero Chiambretti in un’intervista a ‘Libero Quotidiano’ , rilanciata da ‘Dagospia’.

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Piero Chiambretti

Piero Chiambretti, Coronavirus: «Di notte sono assalito dagli incubi, guardo i video girati in corsia»

«Da una parte, mezzo paese sembra non avere contezza della perniciosità di tale male; dall’altra, i provvedimenti messi a punto da esecutivo e comitato tecnico-scientifico si sono dimostrati facili da aggirare. Quando vedo feste di decine di persone in casa o affollate discoteche all’aperto, mi accorgo che qualsiasi regola diventa una lotta contro i mulini a vento», ha proseguito Piero Chiambretti, che poi ha aggiunto: «È ancora assente un profondo senso di responsabilizzazione da parte della società intera, elemento che sarebbe più efficace rispetto a qualsiasi protocollo». A proposito della mascherina il conduttore ha detto: «È un sacrificio portarlo? Macché, il vero sacrificio sarebbe non adoperarlo». Chiambretti non ha nascosto la sua preoccupazione: «Di notte sono ancora assalito dagli incubi. Sogno la mia degenza in ospedale. Eccomi di nuovo lì, smarrito, circondato da medici e infermieri di cui non scorgo neanche gli occhi, dato che sono sigillati nelle loro tute ermetiche». E ancora: «Giravo dei video con il telefonino, scattavo fotografie, intenzionato a documentare quella realtà deformata in cui ero precipitato da un momento all’altro».

Piero Chiambretti

«Le mie condizioni erano estremamente critiche. Non mi restava altro da fare che aspettare che il corpo reagisse…»

A ‘Libero Quotidiano’ Piero Chiambretti ha confidato che «almeno una volta alla settimana» visiona «tutto il materiale raccolto, al fine di non dimenticare ciò che succedeva in quelle zone off-limits, poste al margine tra la vita e la morte, che sono i reparti Covid». Se l’è vista brutta il giornalista: «Le mie condizioni erano estremamente critiche. Non mi restava altro da fare che aspettare che il mio corpo reagisse, difendendosi da questa aggressione micidiale. Fortunatamente mi è stato concesso di utilizzare il telefonino, che è stato un elemento di grande sostegno». Un’esperienza quella del Coronavirus che ha cambiato il conduttore«Sono più forte. Però pure più fragile. Del resto, mi rendo conto che non ci sono le garanzie per compiere programmi a lungo termine, quindi affronto ogni cosa giorno per giorno. Ho acquisito maggiore concretezza». Una grande consolazione? La fede. «Chiedo al Signore che non mi succeda mai più e che questa pandemia possa terminare per tutti», ha concluso Chiambretti. Leggi anche l’articolo —> Piero Chiambretti: «Lavorare una grande medicina. La morte di una madre la fine di un film»