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Potenza, aggredita in strada perché lesbica: «Le persone come te devono morire»

18/01/2020 11:37

Una ragazza è stata aggredita e picchiata in strada a Potenza soltanto perché lesbica. L’ennesimo episodio di violenza omofobica è avvenuto lo scorso mercoledì 15 gennaio 2020. La giovane stava passeggiando tranquillamente per le vie della sua città, ascoltando della musica, quando è stata accerchiata da due ragazzini di “probabile inclinazione fascista”. A raccontare quanto accaduto la stessa vittima su Facebook: la testimonianza è stata raccolta da FanPage.

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Potenza, aggredita in strada perché lesbica: «Le persone come te devono morire»

«Ero indecisa sul rendere pubblico o meno ciò che mi è accaduto, ma ho deciso di farlo perché non si ripeta mai più una cosa simile», esordisce così su Facebook Giulia Ventura, che ha scelto sui social di raccontare l’aggressione subita qualche giorno fa: «Era mercoledì sera, cammino a piedi, in questa meravigliosa città di Potenza, con le mie cuffiette blu nelle orecchie, sento qualcuno blaterare verso di me, non capendo cosa stesse accadendo, mi tolgo le cuffiette e vedo due ragazzini che, attraversando la strada e si mettono di fronte a me, intralciandomi il passaggio. Chiedo loro che problemi avessero e dopo due spintoni che mi hanno atterrata, ancora cosciente sento una frase: ‘Le persone come te devono morire, vuoi fare il maschio? E mo ti faccio vede come abbuscano i maschi’!». Alla giovane non è stato dato neppure il tempo di rispondere: «Il primo pugno mi rompe il labbro, il secondo il naso, il terzo l’occhio. Mi alzo e cerco di difendermi con una testata che credo abbia rotto il naso al mio ammiratore, ma poi cado. Sento due calci, uno sulla costola e uno sulla spalla. Svengo!». 

«Passa il tempo, ma non passano le schifezze dovute ad un’ignorante ineducazione»

Una pagina di violenza inaudita. Sempre sul suo profilo Facebook Giulia Ventura spiega di essersi svegliata in una pozza di sangue: «Metto la sciarpa in bocca, per via del troppo sangue che perdevo e vado a casa. Per non spaventare mia madre decido di andare in garage per sciacquarmi il viso, tumefatto. Alla mia vista davanti lo specchio, svengo nuovamente. Prendo le forze in mano e torno a casa, mi infilo nel letto con forti dolori ovunque. L’indomani il naso non cessava di perder sangue e decido di andare in ospedale, la denuncia parte d’ufficio. Ora. Dopo tutto questo, ditemi, il mio orientamento sessuale è affare di politica? Sono forse una sovversiva che merita di essere ridotta così da due piccoli teppisti di probabile inclinazione fascista? Credevo di aver superato quella fase, quando già nel 2009 venivo aggredita in villa, ma mi sbagliavo. Passa il tempo, ma non passano le schifezze dovute ad un’ignorante ineducazione!». Infine l’ammonimento: «Ció che avete fatto a me non deve mai più essere fatto ad essere umano».

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