Protesta dei trattori anche in Italia, ecco perché: le ragioni degli agricoltori –
La protesta dei trattori sta contagiando l’Europa e l’Italia. Già il primo febbraio un migliaio di automezzi ha “invaso” Bruxelles. Ora, mentre scriviamo, gli agricoltori che si trovavano al presidio nei pressi del casello Valdichiana dell’autostrada A1 sono in marcia verso Roma con i loro mezzi. Dunque, approfondiamo meglio le ragioni che hanno scatenato le manifestazioni degli agricoltori contro le politiche esiziali dell’Unione europea. Nel video che segue, le proteste in Francia. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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#FRANCIA
— Fely 💤🇮🇹 (@Felyorfelix) January 16, 2024
Anche gli agricoltori francesi, come i loro omologhi tedeschi, sono stufi di politiche globaliste in nome del contenimento del fantomatico cambiamento climatico
Oggi dall'Occitania a Tolosa hanno scaricato più di un centinaio di rimorchi di letame e rifiuti vari pic.twitter.com/xzx1TdeI2d
Occorre precisare che le rivendicazioni sono declinate sulla realtà specifica di ogni Paese, ma vi sono delle direttrici comuni. In 15 anni in Europa sono scomparse 5,3 milioni di aziende agricole. Di queste, quasi 600 mila erano italiane. I dati si riferiscono al 2005-2020: poi sono arrivate la pandemia, la guerra in Ucraina e la conseguente speculazione alimentare.
La questione dei terreni a riposo
Un punto assai controverso del “Green Deal” (su cui torneremo) dell’Unione europea interessa l’obbligo sancito dalla Politica agricola comune (Pac), ovvero il dover tenere a riposo il 4% dei terreni per scopi non agricoli, condizione essenziale perché gli agricoltori possano accedere ai contributi comunitari. Inoltre, è previsto l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%. Per gli agricoltori si tratta di decisioni che renderanno il settore agricolo europeo meno competitivo: è facile intuire che tale misura risulti assolutamente controproducente per l’agricoltore stesso. Nel 2023 c’è stata una deroga a questa misura, deroga prorogata anche per il 2024 proprio a seguito delle proteste dei trattori. In particolare, Bruxelles esenterà chi coltiva colture che fissano l’azoto (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei loro seminativi. Naturalmente, non è la deroga né la proroga che interessa. È l’intera misura che viene contestata. “Una proposta debole e insufficiente – ha detto il presidente nazionale di Cia (Confederazione italiana agricoltori), Cristiano Fini – Quello che ci aspettiamo è invece un gesto autorevole e deciso a sostegno dell’agricoltura, già dal Consiglio Ue, con lo stralcio dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni”. Un esproprio in stile sovietico in nome della biodiversità. La normativa allo studio è la legge sul Ripristino della natura, la Nature restoration law, proposta dalla Commissione europea nel giugno del 2022: sarebbe la prima a livello europeo che fissa degli obiettivi vincolanti per i governi per il ripristino degli ecosistemi degradati. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il tema dei prezzi: disparità e asimmetria
La denuncia degli agricoltori riguarda il divario tra tra quanto viene pagato ai produttori e il prezzo del prodotto venduto al dettaglio. Sicché gli agricoltori italiani invocano delle norme europee una legislazione europea a tutela della intera filiera che va dal contadino sino alle nostre tavole, il riconoscimento di un prezzo minimo ai prodotti agricoli, che spesso vengono pagati solo una frazione di quel che è poi il costo finale sugli scaffali. Ad esempio, pensiamo al latte, l’esempio tipico: agli allevatori viene pagato 52 centesimi al litro, mentre al bancone del supermercato si paga fino a 2,30 e anche 3 euro. Inoltre, uno degli elementi che unisce gli agricoltori italiani a quelli delle altre nazioni è l’importazione di prodotti “low cost”, come ad esempio il pollo ucraino. Gli agricoltori denunciano infatti che produrre alcuni prodotti in Ucraina, come il pollo, costa la metà che in alcuni Paesi europei. Secondo i manifestanti, non è una partita equa: le aziende agricole ucraine media misurano circa mille ettari; gli equivalenti europei solo 41. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il nodo dell’esenzione IRPEF
Gli agricoltori contestano che nella legge di Bilancio 2024 non siano state prorogate le agevolazioni per il settore agricolo: non è stata prorogata l’esenzione IRPEF, che era stata introdotta nel 2016 per i redditi dominicali e agrari, cioè quelli relativi ai proprietari dei terreni e a chi svolge l’attività agricola. Si tornerebbe quindi alle vecchie norme, con l’imposta a carico dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, che dovranno dichiarare i redditi in base alle risultanze catastali, con una rivalutazione dell’80% per il reddito dominicale e del 70% per il reddito agrario. Saltano anche le agevolazioni per gli agricoltori con età inferiore a 40 anni, che prevedevano un esonero contributivo del 100% per un periodo massimo di due anni. La Confederazione Italiana Agricoltori denuncia: “Il mancato rinnovo dell’esonero dell’IRPEF è una mazzata che costerà da 400 a 10.000 euro alle nostre imprese agricole”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il “Green Deal” europeo, cos’è
L’agricoltura e la zootecnia inquinano? Gli agricoltori pensano di no, quantomeno non in una misura talmente rilevante da giustificare norme “punitive”, come vengono interpretate dagli agricoltori. Tra i diversi obiettivi del Green Deal rientra la riduzione nell’uso dei fitofarmaci del 50% entro il 2030, anche in questo caso con ricadute negative, in particolare sulla competitività e sulla concorrenza. “A fronte di tutti questi vincoli l’Italia fa poi entrare prodotti a prezzi stracciati da Paesi dove si fa un uso abnorme di pesticidi e che spesso sono in mano a multinazionali europee”, accusa la Cia Puglia. Si rischia una contrazione delle produzioni e la conseguente dipendenza alimentare da Paesi che, peraltro, producono utilizzando sostanze chimiche il cui uso è già vietato da molti anni in Europa: oltre al danno la beffa, verrebbe da dire. Infine, una annotazione: è la stessa Unione europea che ha rinnovato per altri 10 anni l’utilizzo del diserbante Roundup a base di glifosato, nonostante nel 2015 sia stato classificato come “probabile cancerogeno” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) e nonostante le maxi multe miliardarie che la produttrice Bayer/Monsanto è stata costretta a pagare, per il nesso di causalità con il linfoma non-Hodgkin da ultimo occorso ai contadini del Missouri, che hanno mossa causa.
Il costo del carburante
Oggi un litro di gasolio viene pagato fino a 1,30 euro. Un costo più alto in Italia rispetto alla realtà tedesca o francese, dove costa circa un euro. Nel 2026, inoltre, dovrebbero cessare le agevolazioni in tutti i Paesi dell’Unione europea. “È vero che a loro hanno tolto gli sgravi, ma noi pur avendo le agevolazioni lo paghiamo di più, tra 1,10 e 1,30 euro contro 1 euro che si paga in Francia”, denunciano gli agricoltori italiani.
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