Vai al contenuto

Quale università scegliere per diventare restauratore?

13/02/2023 09:00

Il restauratore è la figura professionale che, sulla base di una specifica formazione, si occupa della conservazione del patrimonio culturale, che include i “beni culturali” individuati dalla normativa di riferimento. Il ripristino e il recupero di opere d’arte, reperti storico archeologici e simili, infatti, compete esclusivamente a coloro i quali hanno acquisito le conoscenze teoriche e pratiche necessarie ad implementare specifiche strategie di analisi e di intervento, richieste da uno specifico contesto di intervento.

La normativa di riferimento: il profilo del restauratore

Il profilo del restauratore di beni culturali è definito dall’articolo 1 del D.M. 26 maggio 2009, n. 86 (“Regolamento concernente la definizione dei profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici decorate di beni architettonici”).

Il decreto descrive il restauratore come il “professionista che definisce lo stato di conservazione e mette in atto un complesso di azioni dirette e indirette per limitare i processi di degrado dei materiali costitutivi dei beni e assicurarne la conservazione, salvaguardandone il valore culturale”. In aggiunta, può occuparsi direttamente dei trattamenti di restauro, oltre a progettare e dirigere (“per la parte di competenza”) gli interventi.

Nello specifico, in base a quanto riportato dall’Allegato A del Decreto di cui sopra, le attività che caratterizzano il profilo del restauratore sono:

  • raccogliere informazioni da fonti storiche e documentali;
  • studiare le tecniche di restauro e i materiali di cui è composta l’opera;
  • esaminare le condizioni di degrado del bene, anche in relazione al contesto in cui si trova;
  • redigere la scheda tecnica, ai sensi della normativa di settore;
  • stilare il programma diagnostico e, successivamente, il piano di intervento sul bene;
  • redigere il progetto esecutivo;
  • pianificare le eventuali operazioni necessarie per spostare il bene qualora non sia possibile operare sul posto;
  • organizzare l’intervento, anche dal punto di vista logistico e delle risorse da impiegare;
  • effettuare gli interventi programmati in prima persona e/o dirigere il cantiere;
  • documentare e divulgare, mediante la produzione di contenuti multimediali, la realizzazione delle varie fasi di intervento.

Il percorso di formazione da seguire

Il Codice dei Beni Culturali (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) stabilisce che “gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia”. La normativa, quindi, riconosce solo ai restauratori – formati secondo le modalità previste dalle leggi vigenti – la possibilità di prendere parte direttamente e attivamente alle procedure necessarie al restauro di un bene culturale.

Ciò implica, in altre parole, che chiunque voglia intraprendere la carriera da restauratore, deve affrontare uno specifico percorso di formazione. Il requisito indispensabile è il conseguimento di una Laurea magistrale abilitante, al termine di un ciclo di studi universitari della durata di cinque anni. Naturalmente, una base pregressa di conoscenze prettamente teoriche in ambito storico e artistico rappresenta certamente un valore aggiunto; pertanto, chi è in possesso di un diploma di liceo artistico, come quello che offre Formazionepiù, è sicuramente più facilitato durante il percorso universitario per diventare restauratore.

Una volta conseguito il titolo accademico, occorre registrarsi all’interno dell’Elenco dei Restauratori di Beni Culturali, introdotto dal Codice dei Beni Culturali. In precedenza, per diventare un “operatore qualificato” era necessario conseguire un apposito diploma, rilasciato dalle scuole statali o regionali di restauro (al termine di un percorso di studi di durata non inferiore ai due anni), come stabilito dalla precedente normativa (Decreto 3 agosto 2000, n. 294).

Gli sbocchi professionali

Completata la propria formazione, un restauratore qualificato può lavorare all’interno di laboratori e imprese specializzate, oppure collaborare con enti pubblici (come il Ministero dei Beni Culturali) agenzie, accademie o atenei che operano nella restaurazione del patrimonio culturale.