Si terranno questa mattina, venerdì 27 dicembre 2019 alle 10.30, i funerali di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, le due ragazze investite e uccise a Roma dal Suv guidato da Pietro Genovese, da ieri ai domiciliari. E mentre mancano poche ore alle esequie nella parrocchia del Preziosissimo Sangue, in via Flaminia Vecchia, le indagini per omicidio stradale proseguono tra testimonianze chiave e perplessità . Tra le dichiarazioni rese agli agenti del II Gruppo Parioli subito dopo l’incidente di Corso Francia, avvenuto nella notte tra sabato 21 e domenica 22 dicembre, fondamentale quella di un sedicenne. Il giovane T.O. si trovava, infatti, sul viale al momento dell’impatto, proprio fermo al semaforo ma dal lato opposto. Il testimone, alla guida di una minicar, ha raccontato: «L’uomo alla guida del Suv non poteva evitare le due ragazze, erano fuori dalla sua visuale. Non so perché – riferisce – ma lo sguardo mi è caduto proprio su quelle due ragazzine che all’improvviso, nonostante il semaforo fosse rosso per i pedoni, hanno cominciato a correre mano nella mano sotto la pioggia per attraversare la strada».
Ragazze investite e uccise a Roma, le dichiarazioni del testimone chiave
Per il testimone dell’incidente in Corso Francia, la macchina di Genovese non poteva evitare le due ragazzine: un’altra auto, nella corsia centrale, – la stessa che ha frenato bruscamente per evitarle – bloccava la visuale del figlio del regista, impedendogli di scorgere Gaia e Camilla. «L’auto che si era fermata nel tratto centrale – ha raccontato il sedicenne – copriva completamente la vista al Suv che sopraggiungeva alla sua sinistra, lui è arrivato veloce e quelle due ragazze che correvano gli sono sbucate davanti, non poteva vederle. Non so perché ma, mentre ero fermo, lo sguardo mi era caduto proprio sulle due ragazze, io le ho viste sulle strisce pedonali, le guardavo stringersi la mano e lanciarsi nella corsa e mi chiedevo: Ma che fanno, è rosso. Poi la prima auto che frena e il Suv che le ha centrate in pieno e scaraventate a molti metri di distanza. Le ho viste volare via, è stato terribile». «Molti dicono che non erano sulle strisce – prosegue il ragazzo – perché i corpi erano molto distanti, vicino ai guard-rail, ma per me erano sull’attraversamento pedonale e per loro era rosso, mentre per le auto che andavano verso il Centro, quindi anche per il Suv, era verde».
Genovese già segnalato, i precedenti aggravano la sua posizione
Secondo altre testimonianze, infatti, le due ragazze stavano attraversando più vicino al centro dell’incrocio e non sulle strisce, dopo essere passate sotto la rampa dell’Olimpica: la polizia locale non esclude che Gaia e Camilla possano aver tentato di oltrepassare o scavalcare il guard-rail centrale e che siano volate diagonalmente sul lato più a destra della carreggiata perché colpite proprio nel punto più vicine allo spartitraffico. Saranno le perizie tecniche a stabilire il punto esatto dell’impatto, confrontando i punti in cui sono stati ritrovati i corpi e la velocità con cui procedeva la Renault Koleos guidata da Genovese. Non era solo, peraltro, Pietro al momento dello schianto: con lui, due amici, Davide A. ed Edoardo Tommaso L. F..
Esclusa dal gip Bernadette Nicotra l’aggravante per la guida sotto effetto di stupefacenti: nel sangue di Genovese, infatti, sono state trovate tracce di cocaina e di oppiacei ma non è possibile stabilire quanto tempo prima siano state assunte le sostanze. Anche subito dopo l’incidente, il ragazzo, seppur sconvolto, non sembrava stordito. Ad aggravare la posizione di Genovese, però, dei precedenti: segnalato due volte per stupefacenti, gli era stata ritirata la patente già una volta; gli erano stati inoltre decurtati punti per quattro volte per essere passato in due occasioni con il rosso e per altre infrazioni. Tutto questo, secondo il gip, dimostrerebbe che Genovese sia «solito condurre veicoli dopo avere assunto sostanze alcoliche, se non anche stupefacenti, e non rispettare le norme».
«Se Genovese fosse stato sobrio, avrebbe potuto controllare meglio il veicolo»
Inoltre, sebbene le ragazze abbiano agito in modo imprudente, «contribuendo alla causazione del sinistro», il giovane non è stato in grado di evitare un ostacolo – secondo il gip – «prevedibile». La zona dell’incidente è piena di case e di locali, ha una «illuminazione colposamente insufficiente» e, specie il sabato notte, le strade sono piene di gente e di auto. Se il 20enne fosse stato sobrio, stando al gip, probabilmente avrebbe potuto «meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo». Nei prossimi giorni, Pietro Genovese, assistito dal legale Gianluca Tognozzi, sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia. «Oggi ci sono i funerali di due ragazze di 16 anni e da ieri un ragazzo di 20 anni è ai domiciliari, – ha dichiarato l’avvocato –  non credo ci sia altro da aggiungere oltre al dolore».​