Recovery fund accordo raggiunto. E’ la notizia del giorno, annunciata all’alba dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel. “Buongiorno a tutti”, ha detto in una conferenza stampa iniziata poco prima delle 6 del mattino “L’abbiamo fatto! L’Europa è forte. L’Europa è unita!. Abbiamo dimostrato che la magia del progetto europeo funziona perché quando pensiamo che sia impossibile c’è una molla nel nostro passo grazie al rispetto e alla cooperazione”, ha aggiunto. Sul fronte italiano la grande attesa prima e la grande soddisfazione del premier Giuseppe Conte poi. “Giornata storica per l’Italia e l’Europa” ha scritto il premier. Ma è davvero così?
In questo articolo vi abbiamo spiegato che i soldi non arriveranno subito. E soprattutto, i trasferimenti diretti saranno “solo” 81 miliardi. Tutto il resto, che potenzialmente può far arrivare l’ammontare degli “aiuti” per l’Italia a 173 miliardi di euro, arriverà sotto forma di prestito. Di più, una parte dell’accordo prevede che la quota di prestiti possa aumentare a discapito dei trasferimenti diretti, a seconda dell’andamento dell’economia dei singoli stati. In base alle previsioni Ue, quella italiana avrà la performance peggiore: inevitabile che la quota di prestiti salga e incida ulteriormente sul rapporto debito-Pil già in crescita esponenziale.
Recovery Fund accordo: degli 81 miliardi di trasferimenti l’Italia se ne auto-liquiderà 55 e gli altri arriveranno in 6 anni…
Recovery fund accordo, entriamo ancora di più nei dettagli. Degli 81 miliardi di trasferimenti l’Italia se ne auto-liquiderà 55. La differenza di 26 miliardi la riceveremo spalmata in 6 anni, sempre che non ci siano veti sull’utilizzo delle risorse. In ogni caso, sarà l’Ue a dire come spendere questi soldi. Molte limitazioni e molti vincoli dunque, che non emergono dalle parole del premier. Ma sopratutto dal governo nessuna parola sulla tempistica, drammaticamente lunga. Sei anni per avere effettivamente tutti i trasferimenti sono un orizzonte temporale inaccettabile. Non lo diciamo noi, lo dicono i conti pubblici. Anche se finora non è arrivato alcun allarme né dal Tesoro né da Bankitalia, a breve si dovrà affrontare il nodo del Def, il documento economico e finanziario che prepara la strada per la nuova legge Finanziaria. E allora salterà fuori che di liquidità non ce n’è più e che allo Stato serve disperatamente e subito.
Lo Stato senza liquidità, Fisco a caccia dei pochi soldi rimasti
Osserva Mariano Bella, responsabile del Centro studi di Confcommercio. “Io sono preoccupato per le motivazioni del mancato rinvio degli adempimenti fiscali piuttosto che del rinvio stesso. E’ stato detto che se avessero rinviato avrebbero avuto problemi col Def. Non si può rinunciare a 8,4 miliardi per due mesi, perché si deve redigere un documento? Io temo che ci sia un problema di liquidità”.
“Se veramente abbiamo un problema di spostare queste scadenze per 8 miliardi – aggiunge Bella – forse la situazione è meno bella rispetto a quanto ci viene da immaginare vedendo le facce sorridenti dei nostri governanti. Stiamo parlando di cifre abbastanza piccole, che si potevano tranquillamente scrivere nel Def e si sarebbero incassati a novembre”. Appunto, non ci sono più soldi e quelli europei arriveranno in sei anni. Buonanotte Italia. >> Tutti gli articoli di economia