L’Italia è il secondo Paese dell’Unione europea per lentezza nelle procedure di pignoramento. Proprio per questo il Recovery Plan punterà a velocizzarne i tempi. Secondo il rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato ieri dalla Banca centrale europea, infatti, in Italia è necessario prestare maggiore attenzione sull’impatto dei debiti delle imprese sui bilanci delle banche, in particolare per quanto riguarda le piccole e medie, nonché tessuto principale della nostra economia.
Recovery Plan, l’allarme della Bce
Entro la fine dell’anno deve entrare in vigore il nuovo codice dell’insolvenza e la riforma deve essere completata entro il 2022. La pandemia e la crisi economica che ha causato, tuttavia, hanno complicato notevolmente la situazione. “I primi segnali di un aumento delle svalutazioni sui prestiti stanno diventando sempre più visibili”, fanno sapere dalla Bce. A incrementare questa situazione ci sono stati sicuramente i tanti interventi di sostegno all’economia, come le garanzie pubbliche, che di fatto hanno svolto un ruolo di ponte sul settore bancario. Così tanto che il Npl, il rapporto aggregato dei crediti deteriorati, per l’area dell’euro ha raggiunto il livello più basso registrato, toccando il 2,7% nel 2020. Nonostante questo, le banche sono comunque riuscite a far tornare gli accantonamenti, ovvero a mettere da parte sufficiente denaro per coprire eventuali perdite sui prestiti. Arrivando addirittura ai livelli pre-pandemia.
“La normalizzazione potrebbe rivelarsi temporanea, poiché i primi indicatori di deterioramento della qualità delle attività stanno diventando sempre più visibili, compreso un aumento della tolleranza sui debiti. Ciò è particolarmente vero nei paesi in cui procedure di insolvenza lunghe e costose inibiscono l’esecuzione delle richieste di risarcimento“, si legge ancora nel rapporto. Parole che riflettono perfettamente la situazione dell’Italia, secondo Paese nell’Ue per lentezza nelle procedure di sequestro dei beni messi a garanzia dei prestiti.
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Recovery Plan, obiettivo velocizzare le procedure di pignoramento
Un obiettivo che si pone il Recovery Plan, quindi, è quello di velocizzare i tempi di pignoramento. Anche perché i rischi di non ripagare i prestiti sono elevati soprattutto per le piccole e le medie imprese, le principali in Italia. “Un ulteriore calo dei prezzi degli immobili commerciali potrebbe influenzare il sistema finanziario attraverso un aumento del rischio di credito, una diminuzione dei valori delle garanzie e delle perdite sulle partecipazioni dirette, nonché una riduzione degli investimenti e dell’attività economica delle società non finanziarie”, si legge nel rapporto della Bce. Proprio per questo procedere verso un’accelerazione è più che fondamentale. Inoltre, in autunno entrerà in vigore il nuovo codice della crisi di impresa e di insolvenza, il quale semplifica le procedure per la bancarotta e definisce la classificazione dei ritardi dei pagamenti delle imprese a tutti i livelli.
“Il codice è la chiave per accelerare le lente procedure di pignoramento e di esecuzione delle garanzie“, si legge infatti nel Pnrr. Un primo tentativo di ridurre i tempi c’è già stato con l’introduzione del piano marciano, tuttavia la manovra non ha portato ai risultati sperati. “Nonostante i progressi compiuti per quanto riguarda la riduzione del rischio di bilancio delle banche, lo stock di crediti deteriorati a livello di sistema rimane relativamente elevato rispetto ai pari dell’area dell’euro”, si legge nel Recovery Plan. “Soprattutto, alcune delle banche di secondo livello soffrono ancora di livelli di crediti deteriorati nettamente superiori alla media”. Ora, tra l’altro, a causa della pandemia e della crisi economica i livelli rischiano di crescere ancora, facendo scontrare gli interessi di creditori e debitori. >> Tutte le notizie di UrbanPost