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Regionali Emilia-Romagna, la vittoria del PD gli fa guadagnare forza in parlamento

27/01/2020 18:23 - Aggiornamento 27/01/2020 21:50

La vittoria del candidato dem Stefano Bonaccini alle regionali in Emilia-Romagna fa tirare un sospiro di sollievo al governo giallo-rosso. Dopo mesi di tensione e pronostici sul destino dell’esecutivo in caso di vittoria della Lega nella storica regione rossa, i cittadini non hanno apprezzato il modus operandi salviniano e hanno deciso di riconfermare il governatore uscente. “E’ giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l’asse politico del governo su molte questioni”, ha sottolineato il vice segretario del PD Andrea Orlando.

Regionali Emilia-Romagna, Orlando: “Il PD torna a essere il primo partito”

“Il M5S, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l’attività di governo- continua Andrea Orlando ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital parlando del governo- Ad esempio, sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c’è stata finora. Tra le buone notizie di stanotte- aggiunge-  il Pd torna ad essere il primo partito in Emilia Romagna dopo due tornate elettorali. Noi non vogliamo dei posti: vogliamo un assetto programmatico che tenga maggiormente conto dei temi delle diseguaglianze, della lotta per la transizione ecologica e che sia messa da parte dal M5s una certa vena antipolitica e giustizialista”, sottolinea il vicesegretario del Partito Democratico su La7, parlando delle ripercussioni che il voto potrebbe avere sul governo.

Con questo però esclude l’idea di un rimpasto del governo: “Non credo che si ponga questa questione, ci interessano i temi”, osserva. “Assolutamente vogliamo rivedere i decreti sicurezza e trovare un accordo per una norma diversa da quella Bonafede sulla prescrizione”. Tornando al Partito Democratico, Orlando afferma:  “Il PD è di nuovo il primo partito dopo due tornate in cui in Emilia Romagna era molto distante dall’esserlo. Dopo due scissioni, siamo il partito di maggioranza relativa con una crescita significativa. Ora bisogna andare a un momento rifondativo. Penso che questo sia un passaggio giusto. C’è bisogno di aprire il partito e di rimettere in discussione gli organismi dirigenti”.

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Regionali Emilia-Romagna, i risultati cambieranno gli assetti interni del governo?

La vittoria di Stefano Bonaccini rispetto a Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna potrebbe modificare gli assetti interni del governo giallo-rosso, consolidando l’asse tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Partito Democratico al contempo arginando il ruolo del Movimento 5 Stelle a causa della sua scelta di correre da solo. Scelta che, a conti fatti, gli ha permesso di raccogliere solamente il 3,5% dei consensi facendo migrare i voti a favore del Partito Democratico.

“Mi dispiace sentire le parole di Orlando sulla necessità di rivedere l’asse politico del governo. Il PD e noi stessi abbiamo sempre detto che il voto alle regionali non avrebbe pregiudicato l’attività di governo”, ha commentato con un Tweet Michele Gubitosa, deputato del Movimento 5 Stelle. “Spero non si vogliano strumentalizzare le elezioni locali per fare passi indietro su temi decisivi quali la prescrizione o la revoca delle concessioni autostradali. Per il M5S al centro di qualsiasi accordo resteranno sempre i temi per i cittadini”.

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Emilia-Romagna, Giuseppe Conte: “Salvini è il grande sconfitto dal voto”

Per quanto sia sempre rimasto impassibile di fronte alle tensioni provocate dal voto in Emilia Romagna, a questo punto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non può fare altro che gioire per i risultati. Puntando il dito contro il capogruppo della Lega, Conte si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e ha commentato: “Dico basta a modalità di propaganda che ritengo indegne. Andare in giro con le troupe televisive a suonare ai campanelli, additando singoli cittadini come responsabili dei reati, a prescindere dal contesto, ricorda pratiche oscurantistiche del passato. E’ un “dargli dell’untore” inaccettabile, tanto più da chi ha avuto la responsabilità di ministro dell’Interno e che ancora oggi ha responsabilità di capo dell’opposizione”.

Secondo il Premier Conte, Salvini è “il grande sconfitto dal voto”, perché queste regionali “erano state percepite come un referendum pro o contro di lui, e lui ha perso”, tanto che la Lega “non è il primo partito né in Emilia Romagna né in Calabria”. A questo punto, quindi, il governo non corre rischi “perché i numeri in Parlamento sono diversi ed è comunque improprio attribuire a un voto locale una valenza nazionale. Non vedo rischi di instabilità, come lavoravamo ieri lavoriamo oggi e lavoreremo domani”. La sua scommessa sulla necessità di un campo largo progressista che possa fare da argine alla destra di Matteo Salvini si sta rivelando vincente.

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Regionali, con la vittoria il PD guadagna potere a livello nazionale

Ora che il Partito Democratico ha vinto le regionali in Emilia-Romagna, addirittura senza l’appoggio del Movimento 5 Stelle, può assistere alla sconfessione dei pentastellati neutralisti che continuano a vedersi autonomi dalla destra e dalla sinistra, rifiutando sempre nuovi accordi. Se vorranno resistere, a queso punto saranno costretti a scendere a compromessi. E ancora di più: il Partito Democratico inizierà a pretendere, e Conte a cedere, sempre più spazio per le richieste. I primi banchi di prova saranno due, e molto diranno di questa fase 2.0 del Governo: la decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade, su cui i dem sono molto più cauti dei 5S, e il destino della riforma della prescrizione, che potrebbe cambiare.

In realtà i dossier sulla quale alzerà la voce il Partito Democratico sono stati e vanno dalla riforma del fisco alla revisione di quota 100 e del reddito di cittadinanza, fino a una modifica incisiva dei decreti di sicurezza, l’orgoglio salviniano. Già entro la fine della settimana i capidelegazione saranno chiamati a Palazzo Chigi per il decollo della verifica sul cronoprogramma. In questo contesto il Premier Conte è consapevole di doversi muovere con molta cautela: messi in sicurezza il governo e la sua stessa permanenza nel ruolo di Presidente, dovrà evitare la definitiva impressione nel Movimento 5 Stelle in parlamento, dove continuano a essere la maggioranza relativa. Questo almeno fino a marzo e gli Stati Generali che dovrebbero definire il “nuovo” movimento.

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