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ReiThera in fase 2, ma il vaccino italiano rischia già di essere messo in panchina dall’UE

15/04/2021 12:30

Il vaccino made in Italy sviluppato da ReiThera in collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma è entrato nella fase 2 della sperimentazione. I risultati della prima fase sono buoni, dicono gli esperti. Tuttavia ReiThera è un vaccino “tradizionale”, diversamente dai sieri Pfizer e Moderna, vaccini a mRNA, per i quali l’UE ha dichiarato una preferenza. ReiThera rischia di essere già superato ancora prima dell’approvazione?

Vaccino farmacia

Il vaccino ReiThera

Reithera sta sviluppando Grad-Cov2, un vaccino monodose che si basa su un vettore adenovirale. Si tratta della stessa tecnologia utilizzata da AstraZeneca e Johnson & Johnson: si utilizza un virus innocuo per l’uomo, che nel caso di Reithera è il virus del raffreddore del gorilla, non patogeno per l’uomo, che viene reso incapace di replicarsi e al cui interno viene inserito il codice genetico della proteina Spike (quella che il virus utilizza per attaccarsi alle cellule) del Sars-CoV-2. L’obiettivo è generare una risposta del sistema immunitario contro questa proteina, che agisce come una chiave sui recettori delle cellule umane, consentendo al virus di penetrare e di replicarsi al loro interno.

Sperimentazione del vaccino italiano

I risultati dati dal vaccino ReiThera sono “più che promettenti”. Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli alla presentazione allo Spallanzani dei risultati di fase 1 della sperimentazione. Il picco di produzione degli anticorpi a quattro settimane resta costante. Gli anticorpi neutralizzanti sono stati trovati in 42 dei 44 volontari ai quali è stato somministrato il vaccino (gli altri volontari hanno avuto il placebo), e le due persone che non hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti avevano ricevuto una dose bassa. Il vaccino ReiThera presenta inoltre due vantaggi: richiede una sola dose e si mantiene stabile a una temperatura di 2-8 gradi, senza bisogno di ricorrere alla dispendiosa “catena del freddo”.

I vaccini mRNA

Tuttavia, scrive Alessandro Farruggia su Il Resto del Carlino, il vaccino made in Italy rischia di essere stroncato dalla scelta europea di privilegiare i vaccini più moderni e sofisticati, i vaccini a mRNA. Questa tecnica, adottata da Pfizer e Moderna, consiste nell’inoculare le “istruzioni” per produrre la proteina Spike. La cellula genera quindi da sola la proteina estranea che, una volta riconosciuta, fa attivare gli anticorpi che combattono il virus.

Per quanto ReiThera stia dando risultati promettenti, la produzione è lontana. La fase 2 dovrebbe terminare a fine maggio, e la fase 3 non è ancora stata pianificata nel dettaglio. L’obiettivo posto da ReiThera è arrivare tra settembre ed ottobre a chiedere all’Ema l’autorizzazione. Ma una certa difficoltà nel ricevere i fondi pubblici con ogni probabilità posticiperà la presentazione della richiesta, se la sperimentazione andrà come atteso, di un paio di mesi. Le minori disponibilità economiche rispetto ai giganti come Pfizer sono evidenti. Anche per questo, tra l’altro, la produzione del vaccino non è ancora iniziata.

vaccino reithera produzione

Vaccino ReiThera a rischio panchina?

Questo significa che non ci si può aspettare che ReiThera sia pronto ed approvato prima del 2022. E potrebbe essere troppo tardi, visto che, dopo i problemi dati da AstraZeneca prima e J&J poi, l’Ema adesso sembra volersi orientare verso i vaccini a mRNA. Tutti investimenti inutili? C’è chi sostiene i vaccini ‘tradizionali’, ipotizzando che, se i danni dei vaccini a vettore virale (i rari casi di trombosi) si vedono subito, quelli dei sieri a RNA messaggero potrebbero eventualmente sorgere nel lungo periodo. Tuttavia l’Iss sostiene che queste profilassi non sono pericolose, poiché non si integrano nel genoma dell’ospite, eliminando il rischio di mutazioni a lungo termine nel DNA.  >> Tutte le news di UrbanPost