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Resistenza, Lidia Menapace: «Le donne della montagna considerate delle ‘poco di buono’»

25/04/2020 11:41 - Aggiornamento 25/04/2020 11:46

Giovanna Casadio ha intervistato su ‘Repubblica’ Lidia Menapace, 96 anni, ex sanatrice di Rifondazione Comunista, che da giovanissima ha partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana. Dalla sua casa a Bolzano, dove sta vivendo l’isolamento forzato a causa del Coronavirus, Lidia Menapace ha voluto ricordare il 25 aprile di 75 anni fa: «Cosa ho imparato dalla Resistenza? A convivere con la paura e a superarla. Dobbiamo uscire da questo virus e fare ripartire la politica», ha ammonito la saggista italiana.

Lidia Menapace

Resistenza, Lidia Menapace: «Le donne della montagna considerate delle ‘poco di buono’»

«Facevo parte di una formazione, quella della Val d’Ossola. Sono novarese, ero sottotenente con il nome di battaglia “Bruna”. Il movimento partigiano della Val d’Ossola è stato importante. Insieme alla mia formazione festeggiammo. Ma in modo tumultuoso. Cantando.  Da un movimento rivoluzionario non si possono pretendere reazioni per così dire, codificate, ordinate», così Lidia Menapace racconta il 25 aprile di 75 anni. Un’esperienza che l’ha segnata profondamente: «Ho imparato a convivere con la paura e a cercare di superarla. Ricordo una sera in cui dovevo andare a consegnare dei messaggi. Nevicava. In fondo alla strada vidi due mitra puntati contro di me. Mi avvicinai pensando a quale scusa plausibile inventare. Invece erano le stanghe di un carretto. Perché la paura ti fa vedere anche quello che non c’è».

Lidia Menapace

«La festa della Liberazione è di tutti. Non è da dedicare a qualcuno. Tutti devono imparare e sapere cos’è il 25 aprile»

Nessuna manifestazione in piazza, per via del Covid-19, la festa della Liberazione dall’occupazione nazista e fascista si celebra online, attraverso dirette social e post da condividere. Un passaggio di bocca in bocca, quasi una staffetta, affidata perlopiù ai giovani che arriva in un periodo difficile. «Sì, il momento è bruttissimo. La festa della Liberazione è di tutti. Non è da dedicare a qualcuno. Riguarda la storia italiana, riguarda donne e uomini, giovani e anziani. A proposito di cose non belle, ricordo che anche il 25 aprile di 75 anni fa ce ne fu una. Si decide che nella grande manifestazione di Milano sfileranno in prima fila gli uomini dei principali partiti. Togliatti dice: le donne no. Erano ragazze che avevano condiviso la montagna, considerate delle ‘poco di buono’. Le donne di Giustizia e Libertà decisero di sfilare lo stesso. Non in prima fila. Penso alle donne della Resistenza in questo 25 aprile. Tutti devono imparare, studiare e sapere cos’è il 25 aprile», ha spiegato Lidia Menapace. Una ricorrenza importante, che arriva dopo un’ondata di odio, che ha travolto, tra i tanti, la senatrice Liliana Segre, ora sotto scorta: «Sono molto preoccupata perché questa storia dell’antisemitismo e i rigurgiti di fascismo non si cancellano mai. Evidentemente non ci siamo occupati sufficientemente di una memoria storica significativa. Sicuramente a me pare ci sia una crisi culturale profonda, vista l’ignoranza che si diffonde e che genera mostri. Sono preoccupata, sì. Non della destra di Salvini. Salvini lo giudico irrilevante».

Lidia Menapace

Resistenza, Lidia Menapace: «Ho imparato a convivere con la paura e a superarla. Fine dell’emergenza? Una liberazione»

Sarà una Liberazione anche la fine dell’emergenza sanitaria? «Una liberazione sì. Ripeto: non vedo l’ora di uscire di casa e andare nel piccolo giardino sotto casa. Ma non vorrei che la liberazione dopo il virus, si riducesse solo a uscire di casa. (…) Immagino a gruppi di persone che pensino a cambiare le cose dentro un grande movimento di cambiamento. Una vita politica in cui ciascuno vede cose che non funzionano e si impegni per trasformarle, in cui le cose sbagliate siano raddrizzate. Non però creando frammentazioni e tanti piccoli partiti. Direi: dopo l’epidemia, ricominciamo dalla politica», ha concluso la 96enne. leggi anche l’articolo —> Resistenza 25 aprile: Germano Nicolini il “Comandante Diavolo” cantato da Ligabue