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Riforma delle Pensioni, ipotesi uscita anticipata a 62 anni: sindacati in pressing su Draghi

04/12/2021 11:05 - Aggiornamento 04/12/2021 11:16

Riforma Pensioni Draghi Ultime notizie – Il ministro del Lavoro Orlando ha proposto all’ultimo Cdm di avviare il tavolo di riforma delle pensioni che sarà convocato tra due settimane e di riprendere il percorso per l’approvazione delle misure antidelocalizzazioni da approvare prima della fine dell’anno. Quello dell’uscita dal lavoro anticipato è uno dei temi più scivolosi per l’esecutivo: i sindacati chiedono a Draghi un confronto vero o sarà mobilitazione. «Basta chiamarci a cose già decise, valutiamo il da farsi», ha detto fermo in un’intervista al «Corriere della Sera» il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Ma quali sono le proposte concrete sul tavolo? Come si andrà in pensione a partire dal 2023? Il governo ha davanti a sé quattro mesi: il tempo che rimane fino alla presentazione del Documento di economia e finanza.

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Riforma Pensioni, ipotesi uscita anticipata a 62 anni: sindacati in pressing su Draghi

Dopo aver mandato in soffitta Quota 100, il premier Draghi con i suoi ministri sta lavorando ad una nuova riforma. Con l’anno nuovo non sarà più possibile l’uscita anticipata con 38 anni di contributi e 62 di età. Bisognerà averne almeno 64. La novità contenuta nella Manovra approvata dal Cdm si chiama Quota 102. Secondo le stime riportate da “SkyTg24” interesserà una platea di 16.800 persone e comporterà una spesa complessiva di 1,7 miliardi di euro. Il governo ha anche deciso di riconfermare l’Opzione Donna e l’allargamento dei lavori “gravosi” per l’Ape sociale. Rimane però il problema del rischio “scalone” e il presidente del consiglio si è detto già disponibile ad ascoltare le parti sociali. Il premier ha già chiarito che l’obiettivo principale è «il pieno ritorno al contributivo, una scatola dentro cui si possono aggiustare tante cose».

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Dibattito su Quota 102: sul piatto anche l’opzione Tridico

Così com’è Quota 102 non va affatto bene ai sindacati: il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, l’ha definita «una presa in giro»; per il leader della Cisl Luigi Sbarra «è una misura improvvisata, sbagliata e non condivisa, che nasconde un inesorabile ritorno all’iniquità delle legge Fornero»; non meno dura la posizione di Maurizio Landini della Cgil: «Bisogna riconoscere la diversità tra i vari lavori e il diritto di uscire dopo 62 anni». In sostanza i sindacati chiedono a Draghi di dare ai lavoratori la libertà di andare in pensione a partire da 62 anni o con Quota 41. Assecondare questa richiesta significherebbe l’uscita a 62 anni d’età con almeno 20-25 anni di contributi. A spingere per questo limite minimo di età anche Forza Italia e Fratelli d’Italia. Tra le opzioni resta in piedi anche quella del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. In sostanza: un’uscita anticipata a 63 o 64 anni e l’incasso della sola pensione contributiva maturata fino a quella data. Per quella retributiva, bisognerebbe invece aspettare i 67 anni. Strada quest’ultima che entusiasma tra i tanti il garante del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo: «Farebbe felici quelle persone che vogliono flessibilità, che hanno necessità o voglia di andare in pensione prima». Per l’ex comico Draghi combinerebbe «umanità e sostenibilità finanziaria». Leggi qui tutte le notizie sulle pensioni 

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