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Salvatore Buzzi: «Voglio aprire un ristorante e chiamarlo 416 bis, anzi meglio ‘Mafia Capitale’»

27/06/2020 09:55 - Aggiornamento 27/06/2020 09:58

A dieci giorni di distanza dal rilascio di Massimo Carminati, scarcerato dopo 5 anni e 7 mesi per scadenza dei termini, tornano liberi anche altri due protagonisti dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’: Salvatore Buzzi e Luca Gramazio. A disporre la liberazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stata la Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Roma. Nel provvedimento si applica nei confronti di Buzzi la misura dell’obbligo di dimora nella capitale. Per tutti e due è stato disposto il divieto di espatrio. Su ‘Il Messaggero’ pubblicata poco fa l’intervista proprio a Salvatore Buzzi, ai domiciliari dallo scorso dicembre, che in carcere non ha perso il suo piglio affabulatorio, tantomeno l’anima da imprenditore, e sogna in grande stile il suo ritorno alla vita«Voglio aprire un ristorante e chiamarlo 416 bis, o ancora meglio: Mafia Capitale. Sto cercando un investitore danaroso, lo scriva!», ha detto il 64enne convinto di essere diventato una specie di «brand».

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Salvatore Buzzi

Salvatore Buzzi: «Voglio aprire un ristorante e chiamarlo 416 bis, anzi meglio ‘Mafia Capitale’»

La faccenda del «mondo di mezzo» Salvatore Buzzi l’ha liquidata così: «Ma quale sistema, eravamo una banda di cazzari». Nel corso dell’intervista a ‘Il Messaggero’ questi ha parlato così della liberazione: «La verità è che non ci tenevo tanto ad essere scarcerato, stavo tanto bene ai domiciliari. Stavo a casa e intanto quei giorni valevano come espiazione pena, non avevo nemmeno chiesto di tornare libero, ma lo hanno deciso i giudici d’ufficio». A detta sua gli è capitato di tutto«Sono stato sbattuto per 5 anni in Austria, perché il carcere di Tolmezzo è praticamente Austria, in regime di alta sicurezza, lontano dalla mia famiglia. Tutto per un’accusa che non esisteva. Le mie cooperative sono fallite, chi me le restituisce? Mi sono difeso con le unghie e con i denti insieme ai miei avvocati. Ma ora la Cassazione ha scolpito queste parole sul marmo: non c’è la mafia».

Salvatore Buzzi

«La mucca che per essere munta deve mangiare? Io mi riferivo alle mie cooperative»

L’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione però è stata riconosciuta: «Parliamo di 65mila euro di tangenti su un fatturato di 180 milioni, si rende conto? Era una storiella di corruzione, al massimo, ma non da farci libri e fiction. Gli impiegati dell’ufficio condono che hanno arrestato l’altro giorno hanno preso più di me. Parnasi ha preso più di me. Ma poi a Roma fanno tutti così, serviva per lavorare, per farsi pagare. E io sono finito in prima pagina sul New York Times. Ma questo è stato un danno enorme per la città di Roma, e chi lo paga?», ha dichiarato Salvatore Buzzi, che poi ha aggiunto: «La verità è che io pagavo quasi sempre per farmi pagare. L’Ama, l’Eur, il Campidoglio dopo anni ancora non saldavano i conti. E io come avrei dovuto mantenere i miei dipendenti? Ho dato lavoro a tutti, parliamo di 1.250 persone. Di sicuro non lo facevo per un arricchimento personale». Sulle intercettazioni ha detto: «La mucca che per essere munta deve mangiare? Io mi riferivo alle mie cooperative. Tutti mi chiedevano di assumere amici, parenti, amanti. In Campidoglio tutti, dall’usciere al poliziotto di guardia. Ogni assunzione costa circa 40mila euro. E poi io ho denunciato questo fenomeno corruttivo nel 2010 e nessuno mi ha ascoltato».

Buzzi

Salvatore Buzzi: «Certo che sentirò Carminati. Certo sarà invecchiato pure lui eh, 5 anni sono tanti…»

E sui tanti appalti vinti dalle sue cooperative ha affermato: «Certo che lo so, eravamo bravi. Ma avevamo nemmeno lo 0,5% di fatturato del Comune di Roma, e su questo hanno costruito un teorema. A Roma prima l’87% delle procedure di gara erano tra privati, era normale mettersi d’accordo. Gli accordi ci sono ovunque, non abbiamo turbato le procedure». Alla domanda ‘se sentirà Carminati’, Buzzi ha replicato: «Certo, sarà invecchiato pure lui eh, 5 anni sono tanti. Non potremo vederci purtroppo, io ho l’obbligo di dimora a Roma, lui a Sacrofano». Ma il sapore della libertà sarà quello di un gelato: «Lo prenderò con mia figlia», ha concluso il 64enne. leggi anche l’articolo —> Massimo Carminati libero, Bonafede chiede verifiche: polemica per la decisione