Sara Pedri scomparsa, novità sul caso della ginecologa 31enne originaria di Forlì di cui si sono perse le tracce a Trento lo scorso 4 marzo. È stato aperto dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento un procedimento disciplinare a carico di Saverio Tateo, ex primario di ostetricia e ginecologia dell’ospedale S.Chiara di Cles, trasferito dopo l’indagine di una commissione interna istituita a seguito del caso Pedri.
Si tratta di un atto dovuto da parte dell’Azienda sanitaria. La commissione interna aveva effettuato 110 audizioni riscontrando “fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto che dirigeva”. E quei verbali adesso saranno acquisiti dalla commissione disciplinare. Non solo, pare siano imminenti anche le audizioni di sei ginecologhe del Santa Chiara che avevano denunciato situazioni “vessatorie e umilianti” in reparto. (Fonte Il Corriere del Trentino).
In queste ore emergono inoltre nuove testimonianze da parte di chi Sara Pedri la conosceva bene e da tanti anni. Stressata, terribilmente dimagrita, angosciata. Questo lo stato della dottoressa nelle settimane precedenti la scomparsa. E lo scriveva nei messaggi alle amiche.
Le ultime parole all’amica prima di sparire
«Le sue ultime parole della nostra chat di WhatsApp sono state: ‘Sono dimagrita un sacco un sacco, ma tengo duro e non mollo, non appena potrò scenderò’… ». Lo ha scritto in una lettera indirizzata alla famiglia Pedri Serena D’Agostino, amica e collega di Sara. Come riporta Il Resto del Carlino, le due ragazze si erano frequentate durante i 5 anni di specializzazione a Catanzaro. La lettera porta anche la firma di altri dieci colleghi di Sara, che danno appoggio morale alla famiglia affinché sia fatta luce sulla scomparsa della 31enne.
Altro che fragile e debole, Sara Pedri era una professionista ambiziosa, energica e piena di voglia di fare. La prostrazione che ultimamente l’aveva schiacciata e demotivata, era nata – da quanto racconta chi la conosce – in quel reparto dove era stata trasferita da qualche mese. (Continua a leggere dopo la foto)
«Io Sara l’ho conosciuta 5 anni fa – racconta Serena – quando con il suo accento romagnolo e i suoi fulgidi capelli rossi si è presentata a noi, entrando a far parte del nostro gruppo di 5 giovani specializzandi ancora impauriti e pronti ad imparare a diventare ginecologi. Da sempre esplosiva, con la sua caratteristica camminata frettolosa, il suo spiccato senso del dovere che le imponeva di portare a termine tutti i piani della giornata lavorativa e di farlo nel migliore dei modi. Il suo essere così frizzante le aveva fatto guadagnare l’appellativo di ‘Red Bull’, perché la sua presenza aveva un effetto energizzante sugli altri»
Esclusa dai turni di Natale, il senso di inadeguatezza che ha schiacciato la giovane ginecologa
Molto responsabile al lavoro, Sara Pedri non temeva certo i sacrifici e il duro impegno. Tuttavia – secondo le indiscrezioni emerse – in quel reparto le avrebbero imposto turni massacranti. Anche di 12 ore al giorno. Una volta trasferita a Trento, dopo il lockdown, racconta l’amica, Sarà si è fatta più silenziosa. Era sofferente: «Da lì sempre meno messaggi, il suo grande entusiasmo si percepiva sempre meno, sebbene lei cercasse di camuffare la cosa, sostenendo che ‘in tutti gli ambienti ci sono gli st…’. Era rimasta mortificata dal fatto che l’avessero esonerata dalle guardie natalizie perché non considerata ‘idonea’ e questo non faceva che accrescere le crepe nel suo senso di adeguatezza professionale».
Un lento e logorante declino, quello che avrebbe fagocitato Sara Pedri. «Non so cosa sia successo, ma dal primo momento in cui ho avuto la notizia (della scomparsa ndr) ho pensato che qualcosa l’avesse minata come medico, perché lei teneva tanto al suo lavoro, forse più che a se stessa. Metteva davanti a sé la sua vita di medico, in secondo piano quella di trentenne con una vita da vivere e una famiglia». Potrebbe interessarti anche —> Sara Pedri ginecologa scomparsa, schiaffi sulle mani e umiliazioni in reparto: nuove testimonianze