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Omicidio Serena Mollicone, chiesto processo per la famiglia Mottola: operaio intercettato la inguaia

27/02/2020 18:10 - Aggiornamento 29/02/2020 15:24

Omicidio Serena Mollicone news oggi: in corso presso il Tribunale di Cassino le udienze preliminari inerenti alla indagine a carico della famiglia Mottola, accusata del delitto della 18enne di Arce (Frosinone) consumatosi il 1° giugno 2001. Ieri la pm Maria Siravo è tornata a chiedere il rinvio a giudizio per tutti i cinque indagati: l’ex maresciallo della caserma di Arce, Franco Mottola, suo figlio Marco, la moglie Anna Maria (tutti accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere) e altri due carabinieri, il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, e l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

Delitto Serena Mollicone: operaio intercettato inguaia gli indagati, ecco le sue parole

Nel corso dell’udienza preliminare che ha avuto luogo ieri, mercoledì 26 febbraio, sarebbe stata resa nota una clamorosa intercettazione telefonica datata 27 ottobre 2017. La voce sarebbe quella di uno dei dipendenti dell’azienda del fratello della signora Anna Maria Mottola (indagata insieme al marito Franco ed al figlio Marco); l’uomo, che doveva essere sottoposto al prelievo delle impronte papillari, secondo quanto riferito da FrosinoneToday avrebbe detto: “.. quello lavorava là! Se l’hanno prese sulla macchina ..io comunque le ho portate le macchine! I cartoni li abbiamo maneggiati! Io lo scotch non me lo ricordo, però se io c’ero, io comunque l’abbiamo toccato! Quello stava insieme a noi”. Per gli inquirenti queste sibilline parole sarebbero di importanza determinante e farebbero ipotizzare un possibile complice (ad oggi sconosciuto) degli assassini di Serena, che li avrebbe aiutati nella fase di occultamento del cadavere, trovato due giorni dopo il delitto nel boschetto dell’Anitrella.

A diffondere l’indiscrezione sarebbe stato il legale della famiglia di Santino Tuzi, il brigadiere trovato morto nella sua auto ad Arce l’11 aprile 2008, due giorni prima del confronto in Procura a Cassino con il suo superiore, il maresciallo Franco Mottola (uno dei cinque indagati di cui sopra), all’epoca comandante della Stazione di Arce. Il suicidio di Tuzi non ha mai davvero convinto inquirenti e familiari e tanti sono ancora oggi gli aspetti oscuri della vicenda presumibilmente intrecciata con il delitto Mollicone. Nel corso dell’udienza, il pm ha chiarito che le impronte digitali e il Dna di Santino Tuzi, confrontati con i reperti di indagine, diedero esito negativo. Un elemento, questo, che portò ad escludere il coinvolgimento di Santino Tuzi nell’omicidio di Serena Mollicone.

La richiesta dei difensori della famiglia Mottola: eccezioni respinte

La difesa dei Mottola è intervenuta per richiedere l’indeterminatezza dell’imputazione, ma soprattutto l’inutilizzabilità delle dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008 dopo aver rivelato che Serena Mollicone era entrata nella caserma di Arce la mattina della sua scomparsa e da dove non era stata più vista uscire. Eccezioni della difesa, queste, tutte respinte. Le prossime udienze sono fissate per il 13 e il 20 marzo.

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