Vai al contenuto

“Rilascio di Silvia Romano ritardato per interessi economici”, l’inchiesta de Le Iene

04/12/2020 15:13

Il servizio de Le Iene sul rapimento di Silvia Romano andato in onda in due puntate, l’1 e il 3 dicembre, ha rivelato inquietanti retroscena sulla vicenda. Secondo l’inchiesta delle due iene, Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli, gravi irregolarità si sono verificate attorno al rapimento della volontaria milanese. Le rivelazioni dei personaggi intervistati suggeriscono che Silvia Romano sarebbe potuta essere liberata molto prima di quanto accaduto, il 10 maggio 2020.

>> Autostrade, revocati i domiciliari a Castellucci: cosa rischia ora Aspi

silvia romano le iene

“Nessun interesse a liberarla”

La volontaria italiana Silvia Romano, rapita in Kenya il 20 novembre 2018, è rimasta in ostaggio per 535 giorni tra Kenya e Somalia. Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli hanno condiviso le scoperte fatte grazie ad altre fonti con Massimo Alberizzi, giornalista esperto dell’Africa. Egli era stato il primo a sollevare dubbi sul comportamento dei funzionari, sia italiani che del Kenya, attorno al rapimento della volontaria. “L’Italia non aveva nessun interesse a liberarla in fretta”, spiega chiaramente Massimo Alberizzi.

Le chiamate del “funzionario”

La fonte interpellata da Le Iene, Stefano Saraceni, per un decennio ha vissuto e lavorato nelle zone dove è avvenuto il rapimento della volontaria. Saraceni ha raccontato delle chiamate ricevute da un “funzionario” che affermava di essere stato autorizzato a trattare per la liberazione della giovane. Alcuni passaggi della conversazione tra il “funzionario” e Saraceni sono poco credibili. Tra le altre cose, il funzionario racconta dell’esistenza di un microchip con gps, che sarebbe inserito nell’orecchino di Silvia. Cosa improbabile dal momento che l’ONG Africa Milele, con cui Silvia operava, è un’organizzazione povera, che difficilmente potrebbe permettersi una tecnologia così avanzata per proteggere i volontari.

Silvia Romano, Le Iene: “Una fila di sciacalli…”

Nonostante ciò, i due inviati effettuano ricerche su questo misterioso funzionario. Un personaggio che avrebbe già svolto in passato attività in occasione di precedenti rapimenti di italiani e potrebbe appartenere ai Servizi Segreti. L’operazione per la liberazione di Silvia Romano sarebbe stata frenata da un intervento da parte di qualcuno, interessato ad intascarsi parte dei soldi per il riscatto.

Da queste conversazioni tra il funzionario e Stefano Saraceni, fonte de Le Iene, si delinea uno scenario nel quale un piano originario per liberare Silvia in pochi giorni e per una somma contenuta (500mila euro) viene abbandonato a favore di altre strategie. Queste comportano un maggiore flusso di denaro e tempistiche che finiscono per allungarsi. Dice il funzionario a Saraceni:  “Adesso il casino è la quantità di denaro che tu sai benissimo che è in ballo…”. Stando dunque a queste rivelazioni, i rapitori in Kenya non sarebbero stati gli unici a volerci guadagnare dalla liberazione di Silvia, “perché si sarebbe interrotta la catena di dazioni”. “Si è messa in mezzo tanta di quella gente sia del Kenya che dell’Italia che non te ne rendi conto forse. Ci sta una fila di sciacalli da ambo le parti…”, commenta Saraceni. L’esperto giornalista Massimo Alberizzi, fatto partecipe da le Iene delle rivelazioni della fonte in Kenya, conclude dicendo: “Se è vero…è una bomba”. >> Tutte le news