Sondaggi Italexit Paragone. Una nuova rilevazione dell’Istituto Piepoli assegna al nuovo partito di Gianluigi Paragone, Italexit, un bacino potenziale del 6% e intenzioni di voti reali al 4%. La nuova formazione politica del senatore ex 5S ora nel gruppo misto, sarebbe dunque oltre la soglia di sbarramento prevista dall’attuale legge elettorale per i partiti fuori dalle coalizioni. Ma a leggere i numeri del sondaggio relativi agli altri partiti c’è di più: Italexit si candida seriamente ad essere ago della bilancia per la costruzione di una maggioranza nel prossimo Parlamento. Vi spieghiamo perché.
>> L’88% degli italiani dice sì a Paragone e “Italexit”: il sondaggio choc di Libero
Sondaggi Italexit Paragone: “prende” i voti degli indecisi, dei fuggitivi da Lega e M5S e dai “partitini”
Gli indecisi, il partito del potenziale “non voto” sono da sempre il rebus dei sondaggisti. E lo sono anche per i politici che pianificano le campagne elettorali. Paragone lo sa bene e astutamente sta impostando la sua “campagna elettorale” a pochi giorni dal lancio del suo nuovo partito proprio per conquistare questa decisiva fetta di elettorato. Una campagna che non gli costa particolare sforzo perché perfettamente in linea con gli obiettivi che hanno portato alla nascita di Italexit: creare una forza politica che dia voce agli scontenti della politica succube della “dittatura” di Bruxelles.
Non è una novità, il malessere contro la Ue e le sue politiche economico-finanziarie cova da lungo tempo nella pancia dell’elettorato italiano. Ed è anche su quel malessere che Lega e Fratelli d’Italia, asse forte dell’attuale centrodestra, e parte del Movimento 5 Stelle prima della stagione dell’alleanza giallorossa, hanno coltivato il proprio successo alle elezioni politiche del 2018.
Quindi da chi “prende” i voti Italexit di Paragone? Prima di tutto, abbiamo detto, dagli indecisi, da quell’oltre 30% dell’elettorato che se si votasse oggi sarebbe propenso ad astenersi o a non recarsi alle urne. Poi dalla Lega di Matteo Salvini, che cederebbe quella parte di anti-europeisti convinti non più soddisfatta dall’ondivagare del “capitano” sull’atteggiamento da tenere con Bruxelles. Stesso discorso può farsi per quegli elettori delusi dal M5S, contrario a parole al Mes come ad altre soluzioni dettate da Bruxelles, ma poi disposto a compromessi pur di conservare il potere e il rapporto con l’alleato di governo, il Pd, europeista “prono”.
Poi ci sono i voti in uscita dai partiti minori. A leggere i numeri del sondaggio di Piepoli gli elettori iniziano a capire che disperdere il proprio voto verso i partiti più piccoli, lontani dalla soglia di sbarramento per entrare in Parlamento, non è certo utile in questo momento e consegnerebbe ancora una volta il paese alla debolezza politica. Ecco dunque che a leggere i numeri dell’ultimo sondaggio Piepoli si intuisce che parte di quel 4% assegnato oggi ad Italexit potrebbe arrivare dai “partitini” e non solo da quelli più orientati a destra, persino da Italia Viva.
Italexit di Paragone “utile” al Centrodestra per avere la maggioranza assoluta in Parlamento
Il dato politico più interessante, però, è un altro. Con il suo 4% fuori dagli schieramenti, Italexit di Gianluigi Paragone si candida ad un ruolo di ago della bilancia nella prossima legislatura. Perché con quei voti il Centrodestra supererebbe la percentuale del 49% per avere la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. Il calcolo non è automatico, perché con gli esiti degli scontri nei collegi maggioritari potrebbe essere sufficiente anche una percentuale di voti minore per la coalizione di Lega-Fdi-Fi, tuttavia il 49% è considerato dagli analisti la soglia di sicurezza. Con Italexit, secondo i numeri fotografati da Piepoli, il Centrodestra sarebbe al 51%, ampiamente sopra questa soglia. >> Tutti i retroscena di politica italiana