C’è un momento, a fine anno, in cui la politica smette di urlare e inizia a essere fotografata. Non nei talk show, non nei comizi, ma nei numeri. Il sondaggio del 2025 arriva così, a pochi giorni dal Natale, e restituisce l’immagine di un’Italia apparentemente ferma, ma attraversata da movimenti sottili che rischiano di pesare molto più di quanto sembri.
I dati raccolti dall’Istituto Piepoli e presentati a Omnibus su La7 raccontano un quadro che non sconvolge, ma che inquieta. Perché non parla di crolli improvvisi o di sorpassi clamorosi, bensì di una lenta, costante redistribuzione del consenso. Una di quelle dinamiche che, se ignorate, diventano strutturali.
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Fratelli d’Italia resta primo e consolida la leadership
A un anno dalle elezioni politiche, Fratelli d’Italia non solo resta in testa, ma rafforza il proprio primato. Il partito guidato da Giorgia Meloni sale al 32 per cento, con un incremento di un punto e mezzo rispetto a gennaio 2025.
Non è una crescita esplosiva, ma è una crescita solida. Significa che la forza di governo, nonostante le tensioni interne alla maggioranza, le polemiche sulla legge di bilancio e il dibattito sulle pensioni, continua a intercettare una fiducia diffusa.
Il dato più rilevante non è solo la percentuale, ma la continuità. Fratelli d’Italia si conferma il baricentro del sistema politico, capace di mantenere consenso anche in una fase di esposizione totale al governo del Paese.
Il Partito Democratico resta secondo ma perde terreno
Alle spalle di Meloni, il Partito Democratico si conferma seconda forza politica, ma il segnale che arriva dai numeri è tutt’altro che rassicurante. Il Pd scende al 21,5 per cento, perdendo un punto percentuale rispetto all’inizio dell’anno.
Una flessione che pesa soprattutto perché arriva in una fase in cui il partito di Elly Schlein avrebbe dovuto capitalizzare il ruolo di principale forza di opposizione. I tentativi di costruire un campo largo, le aperture verso altre forze progressiste e la narrazione alternativa al governo non sembrano aver prodotto l’effetto sperato.
Il rischio, sempre più evidente, è quello di una stagnazione che logora. Non un tracollo, ma una difficoltà cronica a crescere.
Centrodestra in vantaggio, ma con equilibri che cambiano
Nel campo del centrodestra, il quadro è meno monolitico di quanto possa sembrare. La coalizione cresce nel suo complesso e mantiene un ampio vantaggio competitivo, ma al suo interno si muovono dinamiche significative.
La Lega si attesta all’8,5 per cento nel sondaggio Piepoli, ma i dati settimanali raccontano un arretramento più netto, fino all’8,1 per cento. È uno dei livelli più bassi dell’ultimo periodo per il partito di Matteo Salvini.
Forza Italia, al contrario, mostra segnali di vitalità. Sale al 9 per cento nel dato annuale e, nei sondaggi più recenti, riesce persino a superare la Lega, riconquistando il ruolo di secondo partito della coalizione.
Un sorpasso che ha un valore simbolico forte e che si inserisce nel contesto dell’ingresso di nuove aree liberali e del protagonismo di figure come Roberto Occhiuto.
La sinistra frammentata fatica a crescere
Sul fronte progressista, i numeri non sorridono. Alleanza Verdi-Sinistra scende al 5,5 per cento nel confronto annuale e al 6,1 per cento nel dato settimanale, segnando comunque una lieve flessione.
+Europa cala all’1,5 per cento, mentre il Partito Liberaldemocratico resta anch’esso all’1,5. Si tratta di percentuali che rendono evidente la difficoltà di costruire un’alternativa credibile e compatta.
Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte si mantiene a doppia cifra, intorno all’11 per cento nel dato annuale e al 13,5 per cento in quello settimanale, ma senza segnali di crescita. Una stabilità che, in questo caso, rischia di essere una gabbia.
Azione e Italia Viva: piccoli movimenti, grande incertezza
Nel campo centrista, Azione cresce leggermente e raggiunge il 3,5 per cento su base annua, mentre Italia Viva si ferma al 3 per cento. Nei sondaggi più recenti, entrambe oscillano intorno al 3.
Numeri che confermano la sopravvivenza politica, ma non la capacità di incidere realmente sugli equilibri nazionali. Il centro resta un terreno affollato, ma privo di una direzione chiara.
Il dato che pesa più di tutti: il non voto

C’è però un numero che sovrasta tutti gli altri e che dovrebbe preoccupare ogni forza politica. Gli indecisi e gli astenuti rappresentano il 28 per cento del campione.
Quasi un elettore su tre non si riconosce in nessuna offerta politica o non ha ancora deciso se votare. È qui che si gioca la vera partita del futuro.
Un’area enorme, fluida, silenziosa, che può spostare gli equilibri ma che oggi sembra più distante che mai dal dibattito pubblico.
Confronto sondaggi politici 2025: i partiti a confronto
| Partito | Gennaio 2025 | Dicembre 2025 | Variazione |
|---|---|---|---|
| Fratelli d’Italia | 30,5% | 32% | +1,5% |
| Partito Democratico | 22,5% | 21,5% | -1% |
| Movimento 5 Stelle | 11% | 11% | = |
| Forza Italia | 8,5% | 9% | +0,5% |
| Lega | 9,3% | 8,5% | -0,8% |
| Verdi e Sinistra | 6,5% | 5,5% | -1% |
| Azione | 3% | 3,5% | +0,5% |
| Italia Viva | 3% | 3% | = |
| +Europa | 2% | 1,5% | -0,5% |
| Indecisi / Astenuti | 26% | 28% | +2% |
Governo e leadership: segnali di recupero
Interessanti anche i dati sul gradimento dell’esecutivo. Il consenso verso il governo sale al 42 per cento, con un incremento di due punti rispetto al mese precedente.
La valutazione personale di Giorgia Meloni cresce e raggiunge il 43 per cento di giudizi positivi. Restano prevalenti le opinioni critiche, ma il trend indica una capacità di tenuta non scontata in una fase complessa.
Il messaggio che arriva dai numeri è chiaro. Il Paese resta diviso, ma gli equilibri politici, almeno per ora, sembrano reggere alle tensioni interne ed esterne.
Un Natale politico senza sorprese, ma non senza segnali
Il sondaggio del 2025 non regala colpi di scena, ma lancia avvertimenti. Chi è forte resta forte. Chi fatica, continua a farlo. E chi sperava in un ribaltamento dovrà probabilmente attendere ancora.
In politica, però, le trasformazioni più profonde non arrivano mai all’improvviso. Crescono lentamente, sotto traccia, nei numeri che molti ignorano. Ed è spesso lì che si decidono le elezioni future.
