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La verità sul «tesoro» di Craxi, il figlio Bobo: “La villa di Hammamet sentina di tutti i mali”

18/05/2022 12:55 - Aggiornamento 18/05/2022 13:00

La notizia di Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, eletta presidente della commissione Esteri del Senato, riaccende i riflettori sul padre di lei, Bettino Craxi, presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 18 aprile 1987, nonché segretario del Partito Socialista Italiano dal 15 luglio 1976 all’11 febbraio 1993, che ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita ad Hammamet mentre erano ancora in svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Per i suoi detrattori l’ex premier morì latitante; mentre per i suoi estimatori fu vittima di una giustizia politicizzata, caldeggiata dalla stampa, che lo avrebbe costretto all’esilio in Tunisia. In un’intervista di qualche tempo fa, concessa al «Corriere della Sera» il figlio di Bettino, Bobo, consegnò un ritratto privato del leader socialista e tornò a parlare del cosiddetto «tesoro di Craxi».

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Bettino Craxi tesoro

La verità sul «tesoro» di Craxi, il figlio Bobo: “La villa di Hammamet sentina di tutti i mali”

«La villa di Hammamet? Il mio primo ricordo è da bambino: capii subito che sarebbe stato un luogo dove un giorno sarei vissuto anche d’inverno. Probabilmente, un presagio. Fui il primo della famiglia ad abitarci, ancora non era finita. Paradossalmente, è dove sono stato di più con mio padre: di lui a Milano, ricordo poco», ha dichiarato al «Corriere della Sera», all’indomani dell’uscita del film «Hammamet» Bobo Craxi. Poi qualche parola sul rapporto con il padre scomparso nel 2000: «Io mi sento il figlio d’un figlio del partito. E ho assolto la mia responsabilità come figlio e come militante. Con lui, sono in pari. È stato un padre da bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: prima veniva la politica, poi il partito, poi il Paese, poi gli amici e, solo a un certo punto, arrivavamo anche noi. Non fosse stato così, oggi non avrei difficoltà di tutti i generi. Lui ebbe amici o ex collaboratori che hanno vissuto come maragià. Io mi son trovato sul lastrico economico. L’ho messo nel conto: non è che i figli di Allende abbiano vissuto una vita serena». A proposito del famoso tesoro di Craxi, il figlio disse in quell’occasione: «Questa storia del tesoro funzionava come racconto. Vero è che a molti di quelli che s’occupavano di denaro, qualcosa è rimasto in tasca. Ma io, dopo Tangentopoli, ho vissuto i peggiori anni della mia vita. Se sei un politico, nessuno t’assume. Non sono stato più rieletto e sono ancora percepito come uomo della Casta, senza esserlo: non ho uno stipendio pubblico da dieci anni, né vitalizi. La mia casa a Roma è finita all’asta. Dov’è, questo tesoro?».

La confessione qualche anno fa al «Corriere della Sera»

Paolo Rossi cantava che “ad Hammamet perfino il vino viene giù dal rubinèt”: «Diventò un luogo comune. La sentina di tutti i mali. E si passò direttamente al dileggio. Puoi farci poco. Col senno di poi, da Parmalat a Montepaschi, i politici ne han combinate talmente di peggio che è stata riabilitata anche questa casa: di fascino, ma sfarzosa proprio no. Un compagno di partito era stato ad Hammamet negli Anni 50 e aveva detto: è un posto meraviglioso, a un’ora da Roma… All’inizio doveva essere un terreno sul mare, ma c’era una disputa fra eredi. Allora, nel 1970, i tunisini ci proposero una campagna desolata in collina, più fresca. Ma s’arrivava solo in auto attraverso una pista, la sera niente luce, quando pioveva s’allagava tutto. Fu un vero disagio: chi passava a trovarci si domandava se Craxi fosse matto, come mai era finito laggiù e non a Forte dei Marmi», ha concluso il figlio di Bettino Craxi. Leggi anche l’articolo —> Bettino Craxi, la lettera di Isabel Allende: «Fu vicino al popolo cileno che pativa la dittatura»

Bettino Craxi