Undici indagati, 250mila euro e una truffa ai danni di una Onlus nata per raccogliere fondi e aiutare gli ospedali contro il Covid a Cremona. Questa mattina i militari della Guardia di finanza hanno arrestato una persona con le accuse di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e al riciclaggio. Pare che l’imputato abbia utilizzato parte dei soldi raccolti per “bizzarre fantasie sessuali”. La svolta sulle indagini ai danni della onlus “Uniti per la provincia di Cremona”, nata a marzo per aiutare una zona fortemente colpita dalla pandemia, coinvolge numerose persone con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, all’autoriciclaggio e all’appropriazione indebita.
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Truffa Onlus Covid Cremona, arrestato un uomo
Sembra, infatti, che gli indagati per la truffa nei confronti della Onlus di Cremona nata per combattere il Covid si siano appropriati di parte dei 4 milioni di euro raccolti. Ovvero una di fetta delle donazioni raccolte grazie all’aiuto dei cittadini e delle imprese. Così questa mattina i militari della Guardia di finanza hanno arrestato uno degli indagati, un uomo di 35 anni di Soresina. Gestore di alcuni locali notturni, pare che abbia emesso delle false fatture. E sembra inoltre che abbia minacciato alcune dei testimoni che avevano rilasciato delle dichiarazioni durante la prima fase dell’inchiesta. L’arresto è avvenuto per mezzo di un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Beluzzi.
In totale, il numero degli indagati si è alzato a undici e sembra che, dalla Onlus, abbiano sottratto fino a 250 mila euro. Parte di questi soldi sarebbero finiti su alcuni conti correnti esteri. Altri, invece, secondo quanto ipotizzato dal gip dell’ordinanza, sarebbero stati utilizzati dall’ex segretario, l’uomo oggi arrestato, a fini personali.
I soldi utilizzati per le “fantasie sessuali”
Secondo quanto ricostruito fino adesso, l’uomo avrebbe utilizzato i soldi raccolti dalla truffa ai danni della Onlus di Cremona, creata per aiutare il territorio a Covid, per “realizzare le proprie bizzarre fantasie sessuali“. L’ipotesi sarebbe motivata da una serie di intercettazioni e da messaggi presenti nel telefono dell’indagato che è stato prontamente sequestrato e analizzato. Non solo: anche alcune testimonianze di fornitori della Onlus darebbero forza alla supposizione. Una persona avrebbe rivelato, infatti, che “faceva proposte di tipo sessuale” a lui e ai suoi collaboratori. >> Tutte le notizie di UrbanPost