Omicidio Marco Vannini, Viola Giorgini si sfoga in una lettera-fiume indirizzata a TPI. A darle voce è Selvaggia Lucarelli, che nel divulgarne il contenuto anticipa su Facebook i contenuti della missiva. “Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli (assolta nel processo), ha scritto una lettera. Spiega di aver odiato se stessa e Antonio Ciontoli. Racconta gli agguati o le pressioni delle Iene o di Chi l’ha visto? Le minacce, le lettere ricevute a casa, il tentativo di coinvolgere perfino i suoi genitori. La sua vita annientata dalla paura e dal dolore. La pena per Federico. E alcune parole sofferte per Marina e Valerio”.
“Vivo come un fantasma”
“Io perseguitata da odio e giornalisti, ho scelto di non odiare. Vivo come un fantasma e tutti i giorni penso a cosa avrei potuto fare quella sera in cui ho dimostrato di non valere nulla”. Con queste parole la fidanzata di Federico Ciontoli, a pochi giorni dalla sentenza dell’Appello bis, si sfoga.
Il messaggio ai genitori di Marco Vannini
“Ho vissuto questi cinque anni in silenzio, trasformandomi in un fantasma. Contro di me una valanga d’odio, è umano provarne, anche io ne ho provato. Ma una voce mi diceva di mantenere fisso nella mente, ma forse più nel cuore, quello che realmente è stato. È questo che mi ha salvato. Ai genitori di Marco dico: tante volte sarei potuta venire da voi, non ne ho avuto il coraggio, ho avuto paura di tutto quello che avete scelto di far stare intorno a voi. Odio, insulti e minacce”.
La “battaglia silenziosa” di Viola Giorgini
In alcuni passaggi della lettera, la Giorgini ripercorre i terribili attimi che hanno sconvolto la vita di tre famiglie, inclusa la sua. “Sono anni che ripercorro costantemente gli attimi e soprattutto le sensazioni di quella sera, la sera del 17 maggio 2015, come se non volessi mai concedermi, neanche per un minuto, la possibilità di allontanare quelle emozioni. È una tragica storia, che giorno dopo giorno è diventata sempre più reale, fino ad essere oggi, la mia vera vita, una battaglia silenziosa che purtroppo combatto ogni giorno. In poco tempo, le piccole sicurezze che avevo avuto fino a quel momento crollarono e subito dopo, con loro, crollai anche io.”.
L’attacco ai media
Viola spiega il perché non abbia mai accettato di frequentare certi contenitori televisivi, decidendo di dire la sua (prima in veste di imputata poi, assolta, di testimone informata sui fatti) nelle sedi opportune e non davanti le telecamere. “… Quando scelsi di non vendermi a quei programmi televisivi che tanto hanno lucrato e tutt’ora lucrano su tragedie come questa, mi sono sentita spesso dire che avevo sicuramente qualcosa da nascondere. In verità, scelsi il silenzio sempre e solo per il carattere mediatico che caratterizza questa storia, che proprio non condivido. Ma questo non emerse mai.”.
Viola Giorgini: il silenzio arma contro il “meccanismo sporco” della tv
Pressioni ricevute dagli inviati di diversi programmi televisivi, inseguimenti per strada, critiche ricevute costantemente sui social. Viola Giorgini racconta il suo incubo quotidiano e, con profonda indignazione, definisce la tv “meccanismo sporco”. “Oggi devo dire che il mio silenzio, tanto giudicato e condannato, nonostante abbia complicato la mia vita aggravando la mia esclusione da quella sociale, mi ha salvata. Mi ha salvata dal divenire un grande mostro, mi ha salvata da quel meccanismo “sporco” che è la televisione (almeno per quanto riguarda tutti coloro che hanno trattato questa, come una storia da cui ricavare profitto) …”. Potrebbe interessarti anche —> Antonio Ciontoli condannato a 14 anni per l’omicidio di Marco Vannini, 9 anni e 4 mesi ai familiari