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Processo Ciontoli oggi parla Viola Giorgini: cosa sta dicendo in aula

09/09/2020 10:57 - Aggiornamento 09/09/2020 16:04

Processo Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini. Oggi 9 settembre riprende l’Appello bis per la morte del bagnino di Cerveteri, è il giorno di Viola Giorgini. Assolta dall’accusa di omissione di soccorso già in primo e secondo grado, la ragazza era uscita dalla vicenda giudiziaria e adesso vi rientra in veste di testimone.

Viola è stata chiamata a deporre – in qualità di unica teste ammessa nel nuovo dibattimento disposto dalla Cassazione, che ha annullato la sentenza di secondo grado ai Ciontoli – dalla difesa. L’udienza ha avuto inizio alle ore 9:30, presiede la Seconda Corte d’Appello il presidente Giancarlo Garofalo, che ha ricordato alla Giorgini di avere l’obbligo di dire la verità in quanto testimone e non imputata.

viola giorgini oggi testimone processo ciontoli

Mamma Marco fuori dal tribunale:“Noi da Viola non ci aspettiamo niente”

Laconica la signora Marina Conte che, parlando anche a nome del marito al suo fianco, fuori dal tribunale ha dichiarato: “Noi da Viola non ci aspettiamo niente”. L’attesa dei coniugi Vannini è per il 23 settembre 2020, giorno in cui arriverà la sentenza che si augurano dia loro finalmente giustizia.

Viola Giorgini in questi minuti sta parlando in aula, e racconta la sua verità. Cosa avrebbe visto e sentito quella terribile notte del 17 maggio 2015 in casa dell’allora fidanzato Federico Ciontoli a Ladispoli. Quando Marco fu ferito da un colpo di arma da fuoco esploso a bruciapelo dal capo famiglia Antonio Ciontoli.

Viola Giorgini conferma: non si era accorta della gravità della situazione

A domanda dell’avvocato dei Ciontoli, Andrea Miroli: “Quando uscì dalla stanza con Federico cosa ha percepito, cosa vide e cosa le dissero?”, Viola ha risposto confermando la versione già data quando in aula parlò da imputata nei precedenti processi da cui è uscita assolta. Sta raccontando, quindi, che lei non si era accorta, come il resto della famiglia, della gravità della situazione.

“Siamo usciti io e Federico e avvicinati al bagno, vicino a corridoio ed è arrivata Maria. Era successo qualcosa. Abbiamo provato ad aprire ma siamo stati respinti perché Marco era nudo. Antonio rassicurava ma Federico è entrato lo stesso e uscito subito e aveva in mano una pistola, sono rimasta sbalordita, non ci credevo”. La teste ha confermato quindi il ferimento di Marco in bagno.

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“Si insisteva per entrare e Antonio disse che era solo un grande spavento ma non ho visto bene. Marco era seduto vicino alla vasca, appoggiato con la schiena. Volevamo una spiegazione, Antonio diceva che era un colpo d’aria, per me era una spiegazione completa, mi fidavo di lui, lo conoscevo e io sono ignorante in fatto d’armi. A me è sembrata sicura. La spiegazione è stata accettata da tutti, anche da Federico. Antonio aveva un atteggiamento sicuro, di chi sapeva cosa stesse facendo. Mi sono accorta che poteva essere una ferita al piano di sopra, era un marchio, un timbro, non me ne ero neanche accorta. Uscì accompagnato, coperto solo nelle parti intime, non so se fosse bagnato”.

Viola racconta la sua verità: “Abbiamo cercato tutti di convincere Antonio a chiamare i soccorsi”

Agitata, a tratti con al voce interrotta dal pianto, Viola ha continuato a raccontare alla Corte la sua versione dei fatti. Ha pianto più volte e il Presidente l’ha invitata ad essere più credibile ricordandole di avere l’obbligo di dire la verità altrimenti rischia di incorrere nel reato di falsa testimonianza. Il monito è arrivato quando la teste ha spiegato il perché di certe sue affermazioni nelle intercettazioni ambientali fatte in caserma dopo il suo interrogatorio.

“I sintomi di Marco li ho associati al panico e Antonio diceva sapere che era uno spavento e lo avrebbe gestito, era sicuro del fatto suo. Marco aveva alti e bassi, sembrava che l’attacco di panico passasse. Prima della seconda telefonata ricordo lamenti e urla di Marco, non ho mai riscontrato un discorso logico. Marco era infastidito, sembrava iracondo. Federico telefona perché la situazione non migliora e preme sul padre. Arriva Federico con il telefono e lo passa alla madre e lì, uno scatto di Marco e Antonio dice che essendosi ripreso il 118 non serve più”.

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“La ripresa dura poco perché Marco torna a stare come prima e si decide di richiamare e lì insistenza nel voler chiamare e di Antonio che non voleva. Lo scambio l’ho avuto con Federico perché non avevo tanta confidenza con Antonio. Federico è tornato in camera e ha detto basta, bisogna chiamare. Io il bossolo non lo vidi e non ricordo quando Federico lo trovò. Non sapevo nemmeno cosa fosse un bossolo. Volevo solo che Antonio si convincesse a chiamare”

“Anche Martina e Maria insistono per chiamare. Federico dice perentorio ‘adesso devi chiamare’ e Antonio si convince, dopo che glielo dicemmo tutti. Marco era infastidito da ciò che c’era intorno, in certi momenti aveva più forze del normale, scansando le cose, ma le parole non le ricordo. Aiuto non lo disse, mi spiace no. Le urla le ho sentite quando lo accompagnano giù nel salone. Vorrei essere più precisa per ricordare quando venne vestito, ma non me lo ricordo. Addosso aveva indumenti comodi. Non ricordo se era stato asciugato […]”. (Fonte Terzobinario.it). Potrebbe interessarti anche —> Marco Vannini, assolta la pm che condusse l’inchiesta: indagini «approfondite e complete»

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