E’ ufficiale, da oggi 26 giugno 2020 Vittorio Feltri non è più giornalista, almeno nel senso giuridico del termine. Il direttore del quotidiano Libero ha lasciato l’Ordine dei Giornalisti con cui era in rotta di collisione da tantissimo tempo. Feltri ha tre procedimenti aperti di contestazione del suo lavoro, soprattutto a causa dei titoli del suo quotidiano. L’ex giornalista si è distinto negli anni per il suo stile senza fronzoli ne peli sulla lingua. La sua versione dei fatti è che l’Ordine si sia accanito contro di lui per pura antipatia senza valutare davvero la realtà. Tutto questo ha portato alla sua decisione di non essere più un giornalista.
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Vittorio Feltri lascia l’ordine dei Giornalisti
«Da anni l’Ordine mi rompe, soprattutto per i titoli di Libero, nonostante ci sia un direttore responsabile, non ne posso più. Me ne vado da un ente inutile, che esercita azioni nei miei confronti con un chiaro fumus persecutionis. Mi hanno spesso censurato, mi hanno sospeso, ora ho addirittura tre procedimenti, ma se ne occupa il mio avvocato, e gli farò anche causa per danni morali», questa l’accusa di Feltri. Alla domanda se gli dispiace lasciare l’Ordine dopo così tanti anni ha risposto: «No, perché l’accanimento nei miei confronti è del tutto infondato, prima di fare un procedimento si guarda la gerenza, loro non lo fanno, io non sono responsabile dei titoli di Libero. Quindi no, non mi dispiace, non me ne importa nulla, d’ora in poi chi mi chiama giornalista lo querelo».
Le parole di Sallusti
Sono da anni che non scorre buon sangue tra Vittorio Feltri e l’Ordine dei Giornalisti. Nel 2010 il direttore di libero era stato anche sospeso per tre mesi. Proprio in questi giorni si è creata molto confusione. Sono in tanti a pensare che il giornalista sia ancora sospeso, ma non è così. Proprio per questo motivo si sente libero di prendere le distanze dall’Ordine. Spende due parole sull’argomento anche il suo collega Alessandro Sallusti: «Mi auguro che Carlo Verna, presidente dell’Ordine abbia la forza di rifiutare le dimissioni e garantire a un grande collega la libertà che merita, perché se così non fosse da oggi nessuno di noi potrà sentirsi al sicuro».
A tal proposito anche Carlo Verna commenta la decisione di Feltri: «Avrei preferito riaccompagnarlo sulla strada giusta e nessuno pensi di non leggere più la sua firma perché le opinioni sono garantite dall’articolo 21 della Costituzione, ma chi gliele pubblica sappia che è responsabile deontologicamente dei contenuti». >> Gli editoriali di UrbanPost