Da ZinCo a MaZinga è un attimo: il patto di ferro tra Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti si sta sciogliendo per dare spazio… All’asse Di Maio-Zingaretti. Lo scopo? Limitare i superpoteri che il Premier si è conquistato, in particolare, dall’emergenza coronavirus in poi. Superpoteri, soprannomi: non stiamo parlando di un nuovo fumetto “all’italiana” (anche se potrebbe sembrare), ma del cambio di ruoli che si sta tentando all’interno dell’esecutivo. E che si potrebbe quasi definire l’inizio di un colpo di Stato.
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Zingaretti e Di Maio, così nasce MaZinga
Secondo Dagospia, alla base di tutto questo sembrerebbero esserci Beppe Grillo e il Quirinale. Il primo ha voluto ribadire il ruolo di Luigi Di Maio, che un po’ si stava perdendo tra i corridoi della Farnesina. Dal Quirinale, invece, sono intervenuti i tre politici più vicini al Presidente Mattarella: Ugo Zampetto, Pierluigi Castagnetti e Dario Franceschini. Tutti uniti attorno alla stessa idea: Conte ha conquistato troppo potere, e ora alcuni suoi atteggiamenti potrebbero creare una vera e propria frattura istituzionale.
I motivi sono principalmente quattro. Primo su tutti, la mancanza di collegialità nelle decisioni di governo, prese tutte a Palazzo Chigi e con i ministri costretti a ratificare degli atti già scritti. Poi il ricorso ai decreti d’urgenza, utilizzati per giustificare i vari bonus e la riforma ai servizi segreti. E ancora la concentrazione dei poteri in mano del capo dell’esecutivo, con di conseguenza un parlamento totalmente spogliato delle sue prerogative. Infine, i segnali di gestione sulle principali aziende controllate dallo Stato.
Conte e la scacchiera dei nuovi nomi
Effettivamente, sembra che Conte abbia già preso in autonomia la decisione di porre Domenico Arcuri al vertice della Cassa Depositi e Prestiti, facendolo così passare da un potere all’altro. Di fatto, durante l’emergenza Coronavirus Arcuri, in quanto commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie, si può dire che abbia gestito l’emergenza. Ma non è solo Arcuri: tra i corridoi di Palazzo Chigi si parla anche di Flavio Cattaneo all’Eni in sostituzione di Claudio Descalzi. Insomma, una scacchiera di nomi decisi proprio dal Premier Conte per gestire due delle più grandi aziende italiane, e poterlo fare in modo diretto.
In questo gioco di ruoli, gli unici a poterlo in qualche modo limitare sono appunto Zingaretti e Di Maio. Ed ecco che qui nasce MaZinga: l’idea è quella di rafforzare l’ala dei 5S disposta a dialogare con il Partito Democratico, e viceversa. Serve però una strategia molto precisa: bisogna da una parte ridimensionare i poteri del presidente del Consiglio, dall’altra evitare la sua caduta e la crisi di governo. Anche perché, altrimenti, è cosa nota, con lui crollerebbero anche loro. L’idea di nuove elezioni, poi, non è mica affrontabile. Il vincitore sarebbe uno e uno soltanto: il centrodestra.
Zingaretti e Di Maio, la parola d’ordine è compromesso
Come si sul dire, quindi, stanno giocando a una roulette russa: una mossa sbagliata e potrebbe partire un colpo. Per questo è fondamentale collaborare. E di fatto, lo stanno facendo: l’abbandono di Quota 100 e il silenzio di Di Maio sulla revisione del Reddito di Cittadinanza ne sono la chiara dimostrazione. I due, poi, si sono messi d’accordo pure sul MES, anche se ovviamente in pubblico Conte non pronuncia quell’acronimo tranne quando costretto. C’è poi un altro fattore da valutare: l’ipotesi di un papabile appoggio da parte di Forza Italia è reale. Per questo, anche i grillini più riluttati al Fondo Salva Stati potrebbero convincersi a votarlo. Nel senso: meglio il MES che Silvio Berlusconi nella coalizione. >>Tutte le notizie di UrbanPost