Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità, che traccia il quadro della situazione coronavirus in Italia, è tutt’altro che rassicurante: specie per alcune regioni per le quali si invita a mantenere la zona rossa anche dopo il 7 gennaio. Nessun allentamento delle restrizioni, dunque, allo scadere delle misure adottate per contenere il contagio durante le festività natalizie. Tre le regioni interessate: Calabria, Liguria e Veneto. Alla base delle precauzioni i valori dell’indice medio di trasmissibilità Rt superiore all’1.
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Zona rossa dopo il 7 gennaio: in Calabria, Veneto e Liguria Rt sopra l’1
Mentre l’indice Rt medio sui casi sintomatici sale a 0,93 – in lieve crescita rispetto alle ultime 3 settimane – Calabria, Veneto e Liguria presentano già un Rt sopra l’1. Questo, afferma l’Istituto superiore di Sanità nella nota riportata da Tgcom24, “desta particolare preoccupazione e pertanto si esorta a considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche alla fine di queste Festività”. “Tre regioni – prosegue l’Iss – hanno un Rt puntuale maggiore di 1 e altre 3 hanno un valore che sfiora l’1”. “La Regione Veneto – sottolinea dunque – oltre a un Rt puntuale maggiore di uno si accompagna a una incidenza particolarmente elevata”.
“Mantenere la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie”
Stando a quanto emerso dal report in relazione a ciascun’area, “9 Regioni e province autonome sono classificate a rischio basso: 11 sono classificate a rischio moderato, di cui tre (Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Veneto) hanno una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità. Una Regione (Sardegna) ha una classificazione del rischio ‘non valutabile’ – equiparato a rischio alto – data la bassa percentuale di completezza dei dati”. “L’incidenza dell’epidemia – si sottolinea nel documento – rimane ancora molto elevata e l’impatto è sostenuto nella maggior parte del Paese. Inoltre, si continua ad osservare nella maggior parte delle Regioni un rischio moderato o alto di una epidemia non controllata e non gestibile. Tale situazione conferma la necessità di mantenere la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie”.
Terapie intensive per la prima volta sotto la soglia critica
Emerge, comunque, una nota positiva seppur con grandi diversità regionali: “Si osserva, – riferisce ancora il report – una diminuzione generale dell’impatto della epidemia nei servizi assistenziali, con i tassi di occupazioni dei posti letto in terapia intensiva e aree mediche sotto la soglia critica a livello nazionale, fissata al 30%, per la prima volta dalla fine di ottobre. Comunque, ancora 10 Regioni hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve diminuzione da 2.731 (21/12/2020) a 2.565 (28/12/2020); anche il numero di persone ricoverate in aree mediche è diminuito passando da 25.145 (21/12/2020) a 23.932 (28/12/2020). Tale tendenza a livello nazionale – si evidenzia – sottende forti variazioni inter-regionali”. >> Covid, focolaio in scuola materna nel Milanese, la rabbia dei genitori: «Non ci è stato comunicato»