Vai al contenuto

Zona rossa dopo il 7 gennaio, Iss: «In Calabria, Liguria e Veneto mantenere le restrizioni»

31/12/2020 08:51 - Aggiornamento 31/12/2020 10:28

Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità, che traccia il quadro della situazione coronavirus in Italia, è tutt’altro che rassicurante: specie per alcune regioni per le quali si invita a mantenere la zona rossa anche dopo il 7 gennaio. Nessun allentamento delle restrizioni, dunque, allo scadere delle misure adottate per contenere il contagio durante le festività natalizie. Tre le regioni interessate: Calabria, Liguria e Veneto. Alla base delle precauzioni i valori dell’indice medio di trasmissibilità Rt superiore all’1.

Leggi anche >> Covid, il bollettino di oggi: 16.202 nuovi casi e 575 morti

Zona rossa dopo il 7 gennaio

Zona rossa dopo il 7 gennaio: in Calabria, Veneto e Liguria Rt sopra l’1

Mentre l’indice Rt medio sui casi sintomatici sale a 0,93 – in lieve crescita rispetto alle ultime 3 settimane – Calabria, Veneto e Liguria presentano già un Rt sopra l’1. Questo, afferma l’Istituto superiore di Sanità nella nota riportata da Tgcom24, “desta particolare preoccupazione e pertanto si esorta a considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche alla fine di queste Festività”. “Tre regioni – prosegue l’Iss – hanno un Rt puntuale maggiore di 1 e altre 3 hanno un valore che sfiora l’1”. “La Regione Veneto – sottolinea dunque – oltre a un Rt puntuale maggiore di uno si accompagna a una incidenza particolarmente elevata”.

Zona rossa dopo il 7 gennaio

“Mantenere la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie”

Stando a quanto emerso dal report in relazione a ciascun’area, “9 Regioni e province autonome sono classificate a rischio basso: 11 sono classificate a rischio moderato, di cui tre (Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Veneto) hanno una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità. Una Regione (Sardegna) ha una classificazione del rischio ‘non valutabile’ – equiparato a rischio alto – data la bassa percentuale di completezza dei dati”. “L’incidenza dell’epidemia – si sottolinea nel documento – rimane ancora molto elevata e l’impatto è sostenuto nella maggior parte del Paese. Inoltre, si continua ad osservare nella maggior parte delle Regioni un rischio moderato o alto di una epidemia non controllata e non gestibile. Tale situazione conferma la necessità di mantenere la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie”.

Zona rossa dopo il 7 gennaio

Terapie intensive per la prima volta sotto la soglia critica

Emerge, comunque, una nota positiva seppur con grandi diversità regionali: “Si osserva, – riferisce ancora il report – una diminuzione generale dell’impatto della epidemia nei servizi assistenziali, con i tassi di occupazioni dei posti letto in terapia intensiva e aree mediche sotto la soglia critica a livello nazionale, fissata al 30%, per la prima volta dalla fine di ottobre. Comunque, ancora 10 Regioni hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve diminuzione da 2.731 (21/12/2020) a 2.565 (28/12/2020); anche il numero di persone ricoverate in aree mediche è diminuito passando da 25.145 (21/12/2020) a 23.932 (28/12/2020). Tale tendenza a livello nazionale – si evidenzia – sottende forti variazioni inter-regionali”. >> Covid, focolaio in scuola materna nel Milanese, la rabbia dei genitori: «Non ci è stato comunicato»