Sarah Scazzi processo bis: si è concluso con un undici condanne e una sola assoluzione il primo grado, che ha visto tra i principali imputati Ivano Russo – condannato a 5 anni di reclusione per false informazioni al pm e falsa testimonianza – e Michele Misseri, al quale sono stati comminati 4 anni per autocalunnia.
Il “buco nero” di Avetrana: Ivano Russo non dormiva mentre Sarah veniva uccisa
Quarto Grado nella puntata di venerdì 24 gennaio è tornato sul caso, approfondendo la figura di Russo, il cuoco rubacuori di Avetrana conteso tra le cugine Sabrina Misseri e la piccola Sarah Scazzi. Sarah uccisa per gelosia, secondo quanto dicono tre sentenze, dalla cugina che lei considerava una vera e propria sorella e dalla di lei madre – nonché zia materna della vittima – Cosima Serrano. Il tribunale di Taranto nell’ambito del processo bis ha dunque accolto e confermato il capo d’accusa formulato dalla Procura: non è vero che Russo dormiva nei minuti in cui Sarah veniva uccisa. Ivano, ‘movente’ involontario del delitto, che da mesi si lasciava corteggiare da Sabrina, perdutamente attratta da lui, e con la quale scambiava messaggi piccanti ad alto contenuto erotico, davanti al pm e come teste al processo ha sempre detto di avere dormito in casa – mentendo sapendo di farlo, secondo i giudici – nella fascia oraria in cui la piccola Sarah veniva uccisa dalla cugina e dalla zia. Non sentì le numerose telefonate che dalle 14:30 gli venivano fatte nei momenti concitati successivi alla sparizione della 15enne, quando tutti la davano per dispersa, perché il suo cellulare era rimasto appoggiato al cruscotto dell’auto. Questa la sua versione dei fatti. I giudici però non hanno mai creduto al suo racconto, giudicato lacunoso, né tanto meno al fatto che Russo si fosse svegliato tra le 16:30 e le 17:00.
Le chat piccanti tra Ivano e Sabrina e l’umiliante rifiuto alla base del movente del delitto
A corroborare i sospetti dei giudici le dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri, nel gennaio 2014 (quattro anni dopo l’omicidio Scazzi), dalla ex compagna di Ivano, Virgina Coppola, nonché madre di suo figlio, che riferì di aver saputo dall’allora fidanzata del fratello di Ivano che nel pomeriggio del delitto lui non dormiva, ma che addirittura prima delle 14 uscì di casa per comprare le cartine per le sigarette, per poi rientrare, palesemente agitato, alle 14:15. Virginia, venuta a conoscenza di ciò, all’epoca chiese spiegazioni al compagno il quale in preda all’ira le rispose: “Quelle due stavano litigando”. Perché il giovane non lo riferì agli inquirenti quando fu sentito a sommarie informazioni? Ivano sa dunque di più di quanto riferito a processo?
Per i giudici del primo grado evidentemente sì. Russo è il custode del segreto di Avetrana che ad oggi ancora non si conosce? Ricordiamo infatti che il movente del delitto è stato sempre ipotizzato ma non provato con elementi inconfutabili. Secondo la ricostruzione processuale, Sabrina andò su tutte le furie e perse il controllo perché la cuginetta Sarah aveva reso di dominio pubblico in paese una sua confidenza, ovvero che in un momento di intimità Ivano la rifiutò. A ciò si aggiunga la forte gelosia nutrita dalla Misseri nei confronti della giovane Sarah, la cui bellezza stava appena sbocciando, oggetto di attenzioni ed effusioni da parte di Ivano, di cui entrambe erano invaghite. Russo ha sempre bollato come “false” e non casualmente tardive le accuse da parte della ex. Ivano è vittima di una maldicenza o davvero qualcosa andrebbe riscritto su quel drammatico pomeriggio estivo di dieci anni fa? Sarà il processo d’Appello a fare – si spera – maggiore chiarezza al riguardo.