Christian De Sica, a lungo considerato “il figlio di…”, in un’intervista a Il Corriere della sera è tornato a parlare del padre Vittorio, straordinario attore e regista, tra i massimi esponenti del Neorealismo, un movimento cinematografico che dava fastidio – «Non dimentichiamoci la celebre frase di Andreotti: i panni sporchi si lavano in famiglia», ha spiegato lo stesso comico ad Emilia Costantini. Una confessione densa di aneddoti e retroscena, che non tace nulla neppure i difetti del papà di Sciuscià, Ladri di biciclette e Umberto D. Così Christian, l’amatissimo attore, ha restituito ai fan un ritratto inedito di Vittorio De Sica, dell’uomo che c’era dietro la macchina da presa.
Christian De Sica: «Ho perso mio padre che avevo 23 anni…»
«Mi ero iscritto alla facoltà di Lettere, papà voleva che mi laureassi. Quando gli avevo espresso il desiderio di fare l’attore, mi aveva risposto a brutto muso: sei matto? Per accontentarlo, frequentavo le lezioni di giorno, però di sera di nascosto cominciavo a esibirmi in qualche locale. Ho dato solo 7 esami: due 30 e lode e cinque 30. Per fortuna non ho continuato, sarei stato un laureato fallito», ha raccontato Christian De Sica, che ha proseguito: «Ho perso mio padre che avevo 23 anni e mi sarei ritrovato senza lavoro. Invece, avendo già intrapreso questo mestiere per conto mio, piano piano mi sono fatto strada, ma è stata dura. Ricordo i primi tempi in cui ero fidanzato con Silvia (Verdone): facevamo la fame ed era lei a portare i soldi a casa, pagava l’affitto della casetta in cui vivevamo, perché io, nelle prime apparizioni cinematografiche guadagnavo pochissimo. Solo quando firmai il primo contratto con Carlo Vanzina detti una gomitata a Silvia dicendole: d’ora in poi mangeremo bene». Ma De Sica senior avrebbe disapprovato i cinepanettoni che hanno dato fama e successo a Christian De Sica? «Assolutamente no. Lui pure ha iniziato la carriera con film comici come Un garibaldino al convento, pellicole di cassetta, tipo Pane amore e Andalusia, oppure film con Maurizio Arena… Secondo me gli sarebbe piaciuto un mio successo come Natale sul Nilo. I cinepanettoni hanno descritto l’Italia di oggi molto meglio di altri film autoriali che nessuno ha visto!».
«Papà Vittorio non ci portava sulle giostre o al lunpark, semmai ci faceva recitare a casa scenette davanti agli amici…»
Vittorio De Sica ha vinto 4 Oscar, Christian 32 biglietti d’oro. Parlando del padre venuto a mancare troppo presto l’attore ha detto: «Quando stava a casa era un borghese tranquillo come tanti. Se gli chiedevamo qualche curiosità sugli attori che dirigeva in quel momento sul set, rispondeva “per carità! non mi far parlare della Loren, della Lollobrigida, di Mastroianni…”. Un padre severo, questo sì, un uomo nato nel 1901, teneva molto alla nostra educazione: a tavola non si dicevano parolacce, ma non faceva sentire il suo peso di artista internazionale. Mi sono reso conto della sua importanza al funerale: una marea di gente al Verano che gli rese omaggio e alla fine un lungo applauso. Anche da morto faceva spettacolo. Peccato averlo potuto frequentare poco: l’ho conosciuto che aveva già i capelli bianchi. Quando mio fratello e io eravamo piccoli non giocava con noi, non ci portava sulle giostre o al lunapark, semmai ci faceva recitare, a casa, in scenette davanti agli amici».
Vittorio De Sica e il vizio del gioco : «Una volta a Montecarlo lasciò talmente tanti soldi che Onassis…»
L’attore ha parlato anche delle due famiglie che Vittorio De Sica cercava di gestire al meglio: «Si divideva tra noi e la prima moglie Giuditta Rissone e la figlia Emy con la quale ci siamo conosciuti la prima volta al telefono. Ci chiama, dicendo: “Pronto sono tua sorella”. Quando papà seppe della telefonata, ci chiese preoccupato: “Che v’ha detto?”. Io gli rispondo: “Che è nostra sorella! E tu papà ce lo potevi dire prima, no?”. Poi riuscì a divorziare e finalmente i miei genitori si sposarono in un paese vicino a Parigi: erano già in là con l’età, eppure mia madre non rinunciò all’abito bianco, molto bello». Sul finale Christian De Sica ha svelato il difetto peggiore del padre: «La passione per il gioco d’azzardo: nei casinò perdeva tutto ciò che guadagnava. Una volta a Montecarlo lasciò sul tavolo talmente tanti soldi che Onassis, comproprietario del Casinò, gli disse: “Con quello che lei ha perso ieri sera, noi rifaremo tutte le aiuole intorno al palazzo”. Meno male che mamma al casinò vinceva parecchio e sosteneva le spese del ménage familiare».
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