Rimini è pronta a tutto pur di riuscire a contenere la diffusione del coronavirus. Anche all’intervento dell’esercito in strada per aumentare i controlli. A dichiararlo è il sindaco della nota città romagnola, Andrea Gnassi. “Non mi interessano i colori, se il governo fa della provincia di Rimini zona rossa o chessò… Mi interessa che le misure siano drastiche”. Anche se questo significa un’ingente perdita economica, perché il turismo è uno dei tasselli fondamentali per la sopravvivenza della città. Prima, però, viene la salute.
Coronavirus, Rimini stringe i controlli
“Abbiamo chiuso le spiagge, le aziende (tranne poche e giustificate deroghe). Dei 2.500 alberghi e 3 mila bar e ristoranti, non c’è ovviamente più traccia: siamo a zero. Ma adesso c’è la vita, la salute e la necessità di uscirne con meno feriti e morti possibili”. Andrea Gnassi, sindaco della città simbolo della movida romagnola, in un’intervista rilasciata a Repubblica ha raccontato quali provvedimenti sta prendendo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. E quali conseguenze questa crisi sanitaria sta avendo e avrà sull’economia della riviera.
“Siamo colpiti nell’anima. Mentre lo dico, torna il magone. In giro non c’è nessuno. Le merci, le varie attività ritorneranno. Ma il turismo è quell’unico settore che non esporta merci ma importa persone. Si fonda sulle relazioni. E quindi siamo davvero colpiti al cuore. Noi abbiamo 2.500 alberghi, 3 mila tra bar, ristoranti e pubblici esercizi, più l’indotto. E’ stato valutato un giro di 32 milioni di persone. Dovremo rialzarci. So che lo faremo. Voglio aggiungere un’altra cosa: no alla dicotomia tra salute e economia. Prima usciamo dall’emergenza sanitaria, prima anche l’economia si rimetterà in movimento. Noi sindaci siamo in prima linea, con tutto il personale comunale. Noi qui ne abbiamo 60 solo nella polizia municipale contagiati e in quarantena”.
Coronavirus, Gnassi: “Metteremo in campo tutte le forze a disposizione”
Rimini sta vivendo una situazione drammatica: i casi di contagio sono in continua crescita. Per questo Gnassi ribadisce che non gli interessano i colori, ma che “le misure siano drastiche“. E con ciò si intende che “tutte le forze a disposizione” verranno messe in campo: “polizia stradale, guardia di finanza, vediamo se vigili del fuoco e in qualche caso anche l’esercito. Metteremo jersey, così servono meno uomini di controllo”, ha spiegato durante l’intervista. “La zona rossa la decide il governo. Per me va bene anche la zona rossa, non voglio passare per il sindaco che non ha chiuso. Ma poi bisogna che ci siano gli uomini, le forze dell’ordine in grado di supportare, monitorare e controllare. Noi abbiamo una specificità territoriale”.
Rimini infatti comprende anche territori di altre regioni o addirittura stati, come nel caso delle Marche e di San Marino: “Abbiamo un pezzo di Marche che è però territorio riminese. Tavullia, per esempio, dove abita Valentino Rossi, è di fatto Romagna- ha sottolineato il sindaco- Anche lo Stato di San Marino si incunea nel nostro territorio. Chi sorveglia quei varchi? A me non interessano i colori, rosso, arancione o chessò… non sono le etichette che contano. A me interessano i provvedimenti”. Quindi, a maggior ragione, “bisogna procedere a una stretta ulteriore. Saranno chiuse tutte le aziende e qui sono tante, di tutti i comparti produttivi, dalla moda alle attrezzature”. E per questo chiede “più filtraggi e monitoraggio dei nostri confini. C’è una linea interna alla nostra zona, con la parte sud che è a più alto contagio da sorvegliare, e i confini con Marche e San Marino”.
Gnassi: “Ce la faremo e usciremo con il rimbalzo”
Ci saranno delle deroghe, ma saranno molto rigide e circoscritte. “Occorre dimostrare con una certificazione protocollata che ci sono giacenze che devono essere smaltite- ha spiegato Gnassi- Aggiungo che per la sicurezza della salute sono in questi casi previsti gli scaglionamenti degli orari, il contingentamento del personale che potrà essere presente per il 10 o 15%, un lavoratore per stanza e due metri e mezzo di distanza tra ciascuno. Ripeto: nei casi eccezionali di deroga alla chiusura”. Tutto il resto, invece, è chiuso. Dalle spiagge ai cimiteri. “Sospendiamo anche tutti i cantieri, a eccezione di opere pubbliche urgenti come il sistema idrico-fognario”.
Andrea Gnassi, però, mentre parla non abbandona la speranza, anche se è difficile guardare una città come Rimini, palcoscenico del divertimento e delle estati italiane, completamente in ginocchio. “Sono in contatto con medici e infermieri e vedere questa città colpita al cuore, nell’anima, è un dolore incredibile. Il magone mi prende, però so che bisogna mettere da parte l’angoscia e essere lucidi. Rimini è una città libera, un po’ anarcoide, ma sta rispondendo in modo forte. Ce la faremo e usciremo con il rimbalzo. Lo voglio dire a tutti”.