Su ‘Rolling Stones’ l’intervista spassosa a Piero Pelù, cantautore toscano, nonché cofondatore dei Litfiba. Al giornalista Paolo Madeddu il cantante ha parlato di come sta trascorrendo questi in giorni in quarantena, lui provocatore nato, animale da palcoscenico, che lontano dal pubblico è come gli mancasse il respiro. «È surreale, si perde un po’ la cognizione del tempo. Mi sono messo a fare #casadolcecasa perché in questo periodo bisogna inventarsi qualcosa per rimanere in tirella, se no si implode», ha raccontato Pelù. L’artista sta approfittando dell’isolamento forzato per scoprire qualcosa in più di se stesso: «Cerco di osservare come siamo noi italiani, come sono io; diventa naturale specchiarsi gli uni negli altri e poi guardarsi dentro. E a costo di ribadire il titolo dell’album, mi scopro una volta di più pugile fragile. Ho una gran voglia di tornare a sentirmi un gigante, ma non so cosa avrei fatto se io e mia moglie fossimo rimasti separati quando è scattata la quarantena – e sarebbe potuto succedere, se non le fosse saltata una replica dell’Elisir d’amore di Donizetti».
Piero Pelù e la storia d’amore con Gianna Fratta: «La musica è stata un trait d’union fortissimo fin dal primo giorno»
La vita di Piero Pelù potrebbe essere il soggetto per la sceneggiatura di una serie tv targata Netflix. La moglie Gianna Fratta dirige, infatti, opere liriche; è una pianista di fama internazionale. Lui, invece, il rock ce l’ha nel sangue: «La musica è stata un trait d’union fortissimo fin dal primo giorno in cui ci presentarono a Badolato, in Calabria, dove vado in vacanza da anni. A partire dalla musica, ci siamo attratti e raccontati. E poi è successo quello che doveva succedere. Io le ho fatto conoscere tutto il repertorio dei Beatles e dei Pink Floyd, lei mi sta facendo scoprire l’opera, a partire da Puccini del quale lei è grandissima interprete», ha spiegato il cantante. Il Coronavirus ha bloccato la replica di Donizetti, ma anche la promozione del suo ultimo disco “Pugili Fragili”. Soprattutto lo tiene lontano dai suoi fan: «La mia teoria è che il pubblico è una specie di esaltatore delle cose migliori che tu sei. È un esaltatore di gusto come il sale quando si cucina. O forse l’olio, toh», ha esclamato Pelù che si definisce una persona «molto carnale», che ad ogni concerto si butterebbe dal palco per abbracciare tutti.
Quella volta in cui disse a Wojtyla “Papa, te non sai una s*ga”
Qualche parola poi sull’ultima esperienza sanremese a cui si è presentato per la prima volta in gara col brano Gigante, che si sta rivelando un grande successo radiofonico: «Di vincere non mi fregava nulla, ho fatto Sanremo per festeggiare i miei 40 anni di musica e il mio ventesimo album in modo clamoroso e decisamente diverso, dopo tanti anni che dicevo di no», ha replicato Pelù. Nel corso dell’intervista è saltato poi fuori il tweet di una ragazza, che su Wikipedia ha trovato traccia della frase detta dallo stesso cantante ad un concerto del 1993: “Papa, te non sai una sega”. Un ricordo vivo nella mente dei fan, ma una scoperta choc per le nuove generazioni. «Ah ah ah… Però spero che la frase fosse contestualizzata. Non era una provocazione gratuita, era legata al divieto del papa Wojtyla di usare il preservativo» – ha detto Piero Pelù – «La gente moriva a migliaia per il virus dell’epoca, l’HIV. E per me il suo divieto era quasi irresponsabile. La cosa scatenò le ire di Celentano che mi scrisse dal Corriere della Sera. Io tra l’altro ero in Marocco e non sapevo del putiferio che avevo sollevato. Scoprii per esempio che in mia assenza Jovanotti e Ligabue avevano preso le mie difese e questo facilitò il nostro avvicinamento. Oggi abbiamo un papa che raccomanda l’utilizzo dei contraccettivi e il 90% dei consigli che dà questo papa io li condivido e sono legati all’attualità. Malgrado Wojtyla sia considerato un rivoluzionario, la sua lotta era essenzialmente contro il comunismo. Io non difenderò mai il comunismo e quando mi ci sono confrontato è sempre stato traumatico, sia in Russia che a Cuba che in Vietnam – dove ho avuto qualche dissidio con l’Esercito… Lì è meglio che non ci metta più piede».
Piero Pelù: «Da decenni mi danno del pazzo»
Sempre controcorrente: «Mi sono sempre disinteressato di quel che si dice di me fin dai tempi della scuola, mi faccio scivolare facilmente le opinioni altrui: da decenni mi danno del pazzo, del provocatore, ma se sento che è giusto provocare lo faccio e vaffanc*lo, se poi ci sono conseguenze da pagare le pago. Poi gli hater ci saranno sempre per tutti, anche quando fai una cosa che in teoria è inattaccabile», ha concluso il cantante fiorentino, che ha confessato anche il suo punto debole: «Forse quello di non essere competitivo. È un mondo competitivo, ma a me non frega un cazzo, se gli altri vogliono viverla così, affari loro, per me porta solo problemi. Per me più si condivide, meglio si sta!».
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