Il professor Franco Locatelli, membro del Comitato tecnico scientifico, che ha fatto da supporto al governo durante l’emergenza Covid-19, ha rilasciato un’intervista a Mauro Evangelisti pubblicata sul ‘Messaggero’, rilanciata da alcuni siti italiani come ‘Leggo’. Per la Lombardia ci vorrà più tempo per buttarsi alle spalle la pandemia, il virus ha circolato in maniera più massiccia, probabilmente esso era già in circolo prima della notizia del paziente di Codogno. «Difficile dirlo, sicuramente almeno da gennaio, ma sono valutazioni fatte a posteriori. Seconda ondata? Una predizione da indovini, non una previsione medico-scientifica. Se mai ci sarà, non credo che avrà minimamente l’impatto che abbiamo vissuto tra febbraio e marzo», ha precisato Locatelli. Ma la situazione sta migliorando ovunque anche nel Nord Italia: «Gli ultimi dati indubitabilmente vanno nella direzione auspicata. Una continua flessione della curva epidemica. La maggior parte delle regioni ha un numero di nuovi casi sotto a dieci. Evidentemente le riaperture non hanno portato fuori controllo la diffusione della contagiosità», ha spiegato il medico e accademico di origini bergamasche.
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Locatelli: «Una seconda ondata? Predizione da indovini. Tra i nuovi positivi molti asintomatici»
Parlando sempre della Lombardia il professor Locatelli ha detto nell’intervista al ‘Messaggero’: «È la regione in cui il virus ha avuto la maggiore diffusione, ma è anche un territorio con una densità di popolazione marcatamente elevata. Un italiano su sei abita in Lombardia. E tra i nuovi positivi molti non sono sintomatici, ma soggetti che sono risultati positivi al test sierologico e per questo sottoposti al tampone. È chiaro che dove c’è stata maggiore circolazione, servirà più tempo, ci auspichiamo una progressiva riduzione del numero dei casi».
«I numeri sono bassi, la flessione prosegue…»
La riapertura delle regioni e la stagione estiva, che comporteranno spostamenti nel nostro paese, non preoccupano Locatelli: «I numeri sono bassi» e «la flessione prosegue». «Vi è inoltre una correlazione tra il carico virale e la sintomatologia», ha spiegato il professore, «Diminuendo il numero degli infetti, usando le mascherine, mantenendo le distanze, il carico virale è minore e questo spiega perché i sintomi tra i nuovi positivi siano meno gravi. Inoltre, si intercettano prima gli infetti, si è imparato a gestirli, questo spiega perché fortunatamente si vedono malati meno gravi. Però, sottolineiamolo: non c’è nessuna evidenza che il virus sia mutato e abbia una minore patogenicità», ha concluso Locatelli. leggi anche l’articolo —> Alberto Zangrillo: «Locatelli sconcertato? Io riporto la realtà dei fatti»