Ponte di Genova – 3 agosto 2020. Questo pomeriggio ci sarà l’inaugurazione, a poco meno di due anni dal crollo del ponte progettato da Riccardo Morandi e costruito tra il 1963 e il 1967, del nuovo viadotto autostradale lungo 1.067 sopra il torrente Polcevera. Per volontà dei familiari delle 43 vittime si terrà una cerimonia molto sobria, a cui parteciperanno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, gli operai che hanno demolito i resti del ponte collassato e hanno lavorato al nuovo, il sindaco di Genova Marco Bucci e l’ideatore Renzo Piano. Su ‘La Stampa’ l’intervista all’architetto e senatore a vita, che ha seguito passo dopo passo la costruzione della struttura.
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Ponte di Genova, Renzo Piano: «È figlio di una tragedia, amatelo e durerà mille anni»
«Quello di oggi per me è un momento sospeso fra due sentimenti profondi. C’è il cordoglio per le 43 vittime, il lutto che deve ancora essere elaborato, che non è ancora diventato storia. La sofferenza che abbiamo dentro. E c’è l’orgoglio per il lavoro portato a termine dalle 1184 persone che hanno costruito il ponte. Ciascuno di loro ne ha fatto praticamente un metro e hanno diritto ad essere orgogliosi, fieri. Li ho sempre visti con la luce negli occhi, e nessuno ha mai detto no, non si può fare. È stato un lavoro serio, non un miracolo. Oggi è il giorno della riconoscenza e vorrei poterli abbracciare tutti. L’anno scorso, in occasione del primo anniversario, avevo detto che l’unica cosa che si potesse fare era rimanere in silenzio e guardare il mare, che è la nostra grande consolazione. Oggi è diverso, viviamo questa sospensione fra due sentimenti che si incontrano», ha dichiarato a ‘La Stampa’ Renzo Piano, che ha detto che questa opera dovrà durare mille anni e più.
«Il ponte dovrà sapersi conquistare l’affetto della comunità»
«Auguro al ponte una vita lunga, e soprattutto felice. È figlio di una tragedia, ed è un’eredità pesante. Quando finisci un’opera, sia essa un’università, una biblioteca, una sala da concerti, è naturale augurarle lunga vita: qui ancora di più, per il significato reale e simbolico che ha un ponte: collegare, unire, ricucire un territorio ferito», ha affermato l’architetto, che poi ha precisato: «Il ponte sarà sempre controllato e manutenuto, ma nessuna opera può durare per un tempo lungo, per mille anni, se non è amata». Per questo Renzo Piano si augura che il nuovo Ponte venga accolto con entusiasmo dai genovesi: «Dovrà essere amato, adottato, entrare nell’esperienza della gente. Finché un’opera non la fai tua, non diventa un pezzo di te. Essendo erede di una tragedia, il ponte dovrà sapersi conquistare l’affetto della comunità».
Renzo Piano: «Nuovo Ponte? Intitolarlo a me? Beh, non esageriamo. È un’opera corale»
Si chiamerà Ponte Genova San Giorgio. Qualcuno, come ad esempio, Gino Paoli ha dichiarato che sarebbe stato più giusto intitolarlo a Renzo Piano che l’ha progettato e donato. «Intitolarlo a me? Beh, non esageriamo. È un’opera corale. Gino è un poeta e un amico, il problema è che ha un po’ più anni di me e quindi è sempre stato avanti e io a rincorrerlo disperatamente… Genova San Giorgio va bene, sono felice così, è giusto così. Un santo protettore del ponte: è una scelta che va bene. E poi ci saranno i bambini che gli daranno il nome che preferiscono». A proposito del nuovo ponte Renzo Piano ha detto infine: «È forte, sobrio. Un ponte fatto di acciaio, ma forgiato nel vento, per questo mi viene in mente la poesia di Giorgio Caproni, Genova di ferro e aria. È anche un ponte che gioca con la luce. Nelle ultime sere mi sono fermato a guardare l’effetto sulla chiglia della nave, sui piloni che vengono accarezzati dalla luce. Per questo lancio un messaggio accorato: amiamolo, fatelo vostro». Leggi anche —> Ponte Morandi, un anno dopo: nato malato e mai curato