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Bologna 2 agosto, ricordo a 40 anni dalla strage: «Accanto a me c’era una bambina, chiedeva un gelato»

02/08/2020 12:30 - Aggiornamento 02/08/2020 12:36

Oggi 2 agosto 2020 il quarantesimo anniversario della strage della stazione di Bologna, che provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. A ‘Bologna Today’ la testimonianza toccante di Eliseo Pucher, che fa parte del direttivo dell’Associazione fra i parenti delle vittime dell’attentato. «Ho occupato una delle poche sedie libere nella sala d’aspetto. Alla mia destra un uomo e alla mia sinistra una bambina che chiedeva ai genitori di poter avere un gelato. Faceva caldo e tanti treni erano in ritardo, compreso il mio. Trascorso un tempo che non so definire quell’uomo e quella bambina erano morti. Mentre io, che stavo fra loro, sono qui a raccontare la mattina del 2 agosto 1980 in cui le lancette dell’orologio si fermarono alla 10:25». Comincia così l’intensa confessione nel giorno della commemorazione della strage, per la quale nel 1995 sono stati condannati Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, a cui si sono aggiunti poi Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.

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bologna 2 agosto

Bologna 2 agosto, a 40 anni dalla strage: «Accanto a me c’era una bambina, chiedeva un gelato»

Ricorda tutto Eliseo Pucher: «Dal Friuli stavo rientrando al lavoro, in un albergo di Salsomaggiore Terme e alle 10.05 avrei dovuto prendere un treno al quarto binario ma ne era stato annunciato il ritardo. Inizialmente avevo pensato di uscire dalla stazione per un caffè in Piazza XX Settembre, poi vedendo che tanti altri treni erano fuori orario ho preferito stare nei paraggi che magari qualche altro convoglio comodo mi avrebbe portato a Fidenza». L’uomo, per puro caso, era finito nella sala d’attesa: «Avevo un biglietto di seconda classe, ma sono entrato nell’area dedicata alla prima classe: ho individuato una sedia libera e ho chiesto se non fosse già di qualcuno. Mi sono accomodato dando la schiena all’atrio delle partenze circa a metà della sala d’attesa. Di fianco a me, da un lato dei signori e dall’altro una bambina di cui sentivo bene la voce mentre chiedeva ai genitori di comprarle un gelato. Era una mattina piuttosto calda. A un certo punto ho sentito come un sibilo molto forte e immediatamente dopo un botto secco e poi un colpo in testa. Era tutto buio per il gran polverone che si era sollevato e non vedevo niente. C’era un silenzio assoluto».

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Il ricordo toccante di Eliseo Pucher: «Una ragazza mi puliva la faccia dal sangue che continuava a zampillare dalla testa»

Di quella drammatica mattina Eliseo rammenta ogni singolo particolare: «Quando l’aria si è schiarita mi sono accorto di avere un’emorraggia dalla mano sinistra mentre quella destra la usavo per togliere il sangue che dalla testa mi colava sugli occhi. Ero sprofondato nelle macerie fino all’ombelico e provavo a emettere dei suoni per attirare l’attenzione, ma mi mancava la voce. La bambina che stava di fianco a me era morta e l’uomo che era alla mia sinistra in sala d’aspetto giaceva inerme sul pavimento. Io mi ero salvato ed è stato un miracolo. I soccorsi sono stati tempestivi e quando mi hanno estratto dalle macerie ho chiesto dove mi portavano. (…) Una ragazza mi puliva la faccia dal sangue che continuava a zampillare dalla testa (…) Tutti quelli che vedevo ancora vivi erano ridotti malissimo. Mi hanno portato all’ospedale Maggiore, dove sono stato ricoverato una decina di giorni».

Ma certe ferite restano aperte per sempre: «Dopo la degenza a Bologna sono tornato a Udine e ho continuato a curarmi lì. Più duro l’aspetto psicologico di tutta la vicenda: ogni volta che sentivo un boato mi bloccavo e avevo paura, ero impossibilitato a muovermi. Ci sono volute tante sedute dallo psicologo per superare i traumi. E la verità in 40 anni non è mai arrivata», ha dichiarato Eliseo Pucher, che da sempre si batte affinché venga fatta piena luce sulla strage di Bologna.

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Bologna 2 agosto, Casellati: «Sono state uccise persone innocenti per colpire al cuore i valori della democrazia»

Parole forti su Twitter dal premier Giuseppe Conte nel giorno della commemorazione dell’attentato terroristico: «Quaranta anni dalla strage di Bologna. Siamo al fianco dei familiari, di chi crede nello Stato, dei magistrati impegnati a squarciare definitivamente il velo che ci separa dalla verità. Lo dobbiamo alle 85 vittime innocenti, lo dobbiamo a noi stessi». Emozionante anche il discorso della presidente del Senato Elisabetta Casellati, che in un colloquio con i parenti delle vittime a Palazzo D’Accursio ha detto: «Sono qui per testimoniare la vicinanza delle Istituzioni, del Senato che io rappresento oggi, a voi familiari ai quali noi siamo grati perché in 40 anni non vi siete dati mai per vinti nella ricerca della verità. Ricercare la verità significa cercare giustizia e avere giustizia significa anche alzare quel velo di omissis che per 40 anni ha vissuto questa nostra storia Repubblicana. La strage di Bologna un evento crudele perché sono state uccise persone innocenti per colpire al cuore i valori della nostra democrazia». Leggi anche l’articolo —> Strage di Bologna, intercettazione di Carlo Maria Maggi: «Ustica andava dimenticata»