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Strage di Bologna, intercettazione di Carlo Maria Maggi: «Ustica andava dimenticata»

30/07/2020 12:56 - Aggiornamento 30/07/2020 13:00

«Sì sicuramente… sono stati loro». E loro sono Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, condannati all’ergastolo perché esecutori materiali della Strage di Bologna, di cui il 2 agosto ricorre il 40esimo anniversario. A parlare è Carlo Maria Maggi, terrorista appartenente al gruppo neofascista Ordine Nuovo, condannato in appello nel 2015 con l’accusa di essere il mandante dell’attentato di piazza della Loggia a Brescia, morto a dicembre del 2018. Dichiarazioni emerse da un’intercettazione ambientale in casa di Maggi ora agli atti dell’inchiesta della Procura generale. Era la sera del 18 gennaio 1996: in sottofondo, come riporta ‘Repubblica’, la tv trasmetteva notizie su Ustica. Più nitida la voce di Carlo Maria Maggi, che ne discuteva a cena con la moglie e il figlio.

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Strage Bologna

Strage di Bologna, intercettazione di Carlo Maria Maggi: «Sono stati Giusva e Mambro. Ustica andava dimenticata»

«Lui ha i soldi» diceva Carlo Maria Maggi, riferendosi a Fioravanti. «Il giudice ha da giorni… ha tracciato che la Mambro e Fioravanti…», chiedeva il figlio, «hanno fatto la strage di Bologna?». Risposta del padre: «Sì sicuramente… sono stati loro». E ancora Maggi: «Eh, intanto lui ha i soldi». Queste le frasi intercettate a casa dell’ex leader del gruppo neofascista Ordine Nuovo. Maggi ad un certo punto è passato a parlare, secondo quanto riferito da ‘Repubblica’, anche di Ustica«È stato un episodio di guerra fredda; perché la strage di Bologna è stato un tentativo di confondere le acque. Per far dimenticare Ustica. Lo so perché è così».

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Nel quarantesimo anniversario della strage individuati i nomi dei mandanti, ma sono tutti morti

Come scrive Rosario Di Raimondo su ‘Repubblica’ nel quarantesimo anniversario della strage, gli inquirenti sono riusciti ad individuare i nomi dei mandanti e degli organizzatori dell’eccidio, tutti morti: il capo della P2 Licio Gelli e il banchiere Umberto Ortolani indicati come i finanziatori; l’ex prefetto ed ex capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato come uno degli organizzatori assieme a Mario Tedeschi, giornalista ed ex senatore dell’Msi. Il processo è stato invece chiesto per quattro persone, seguendo il filo dei soldi.

Si parla di 5 milioni di dollari in tutto partiti dai conti svizzeri di Gelli e Ortolani e arrivati, tra gli altri, agli estremisti dei Nar, compreso l’anticipo versato dopo un incontro fra il 30 e il 31 luglio. Da deceduti, il loro nome è stato iscritto nell’avviso di fine indagine, dove si certifica il concorso con gli esecutori, cioè i membri dei Nar appunto già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, i primi tre in via definitiva e l’ultimo in primo grado, dopo la sentenza all’ergastolo di gennaio.

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Strage di Bologna, Mattarella incontra le associazioni familiari

I difensori di Cavallini, Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, intanto hanno rivolto un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per ottenere gli atti coperti da segreto. In particolare, come riporta ‘Repubblica’, sarebbero dei documenti del fascicolo sui mandanti, dopo il rigetto del Gip all’istanza. «Vengono preclusi all’imputato di quello stesso reato, per colpa di una legge dello Stato inqualificabile. (…) Vogliamo vedere le carte della commissione Moro che si riferiscono ai carteggi Beirut- Roma degli anni ’79-80 e che sono ancora secretati. La verità, secondo noi, sta in quelle carte».

Stamane il presidente della Repubblica si è recato a Bologna per incontrare le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi di Ustica e del 2 agosto 1980. Mattarella è arrivato poco prima delle 11 nella sede della Curia, in via Altabella, dove è stato accolto dal presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e dal sindaco di Bologna, Virginio Merola. Poi il saluto all’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi. leggi anche l’articolo —> Ustica e gli altri misteri d’Italia: è l’ora di una verità condivisa