Pd referendum parlamentari, Dem uno contro l’altro? Il Partito Democratico trema sempre più, consapevole che dovrà fare i salti mortali per restare in piedi, persino in quelle regioni, come la Toscana, considerate delle storiche roccaforti. Le amministrative in tre regioni “chiave” e il referendum per il taglio dei parlamentari si presentano come un partita ad alto rischio, una vera resa dei conti per la sinistra, PD in testa. E dentro ai Dem sul referendum lo scontro si consuma ai massimi livelli, tra il segretario Zingaretti e e il suo vice Orlando. Su ‘La Stampa’ Carlo Bertini, senza troppi giri di parole, ha parlato del «clima di rissa sottotraccia» e delle «tante mire personali» all’interno del partito. Con le inevitabili conseguenze sul futuro del governo Conte bis.
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Pd referendum parlamentari, “clima di rissa sottotraccia” nel partito: i Dem uno contro l’altro
«Il tema non è il rimpasto, il tema è capire qual è l’assetto migliore dal punto di vista organizzativo per gestire il Recovery», ha dichiarato il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, che in un’intervista a ‘Il Corriere della sera’ ha detto: «La dico brutalmente, non credo che la destra abbia gli strumenti giusti per spendere i soldi del Recovery», attaccando direttamente gli avversari. «Non so perché all’improvviso, a cinque giorni dal voto, si scateni la discussione sul dopo voto. La mia unica ossessione è vincere le elezioni e salvare l’Italia», ha affermato invece il segretario Nicola Zingaretti. Quest’ultimo è dell’avviso che non sia necessario alcun rimpasto dopo le elezioni e, ospite a Rtl 102.5, ha negato i malumori all’interno del partito: «In questo momento il Pd è molto più unito di quanto si racconti. Inoltre, nel 2018 abbiamo subito la più grande sconfitta della storia repubblicana ed eravamo al 18%. Oggi abbiamo un Pd che in qualsiasi angolo d’Italia presenta liste con candidati tutti competitivi ed è possibile che diventi il primo partito politico italiano, perché questo è un altro obiettivo che è a portata di mano».
Pd referendum banco di prova, Zingaretti: «Un anno fa l’Italia era governata dal governo più anti-europeista»
In realtà, come scrive sempre Bertini su ‘La Stampa’ le manie di protagonismo continuano ad esserci prepotenti nel Pd. Tra i Dem circolerebbe, infatti, già una lista di nomi che ambirebbero ad entrare nel governo a vario titolo in caso di rimpasto. In cima ci sarebbe “Andrea Orlando, pronto a riprendere i galloni di Guardasigilli al posto di Alfonso Bonafede o a fregiarsi di quelli più incisivi in questa fase di un ministero di peso economico. Seguito a ruota dal capogruppo al Senato Andrea Marcucci, che stando ai boatos ambirebbe ai dicasteri della Sanità, al posto di Roberto Speranza o della Scuola, al posto della Azzolina”. Così come nella lista dei pretendenti ad un posto di governo continua ad esserci, nonostante le smentite, Graziano Delrio.
Alla domanda se ha paura di doversi sempre difendere dal fuoco amico, Zingaretti oggi ha risposto: «Francamente no. Io faccio politica per ottenere risultati e già aver rimesso in campo il ruolo del Pd per me è una grande soddisfazione. Un anno fa l’Italia era governata dal governo più anti-europeista ed eravamo isolati. Oggi I’Italia guida l’innovazione europea». E ancora: «Il Pd ha contribuito a cambiare l’asse politico del Paese. Ora con la stessa determinazione deve occuparsi meno dei chiacchiericci e giochetti politicistici e pretendere un grande rigore». L’ultima parola agli elettori… Leggi —> Referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: le ragioni del No