Uno studio sulla diffusione delle varianti Covid in Italia ha messo in guardia da eventuali allentamenti. Alla luce dei dati, il Cts e il consigliere del ministro Speranza, Walter Ricciardi, avvertono sul rischio della riapertura delle piste da sci. Le “mutate condizioni epidemiologiche” obbligano il Cts a rivalutare il proprio parere sugli impianti sciistici, dopo che lo scorso 4 febbraio aveva dato il via libera allo sci amatoriale in zona gialla.
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Ricciardi: “Lockdown totale”
Il monitoraggio della situazione epidemiologica fa allarmare gli esperti. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, invoca un lockdown totale: “È urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus Sars-Cov-2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata”. “La strategia di convivenza col virus, adottata finora, – afferma Ricciardi – è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno. Ne parlerò col ministro Speranza questa settimana”. L’esperto sottolinea intanto l’importanza del potenziamento del tracciamento dei contagi e della campagna vaccinale.
Varianti Covid, no alla riapertura delle piste da sci
Ogni occasione di assembramento va pertanto evitata, e la riapertura degli impianti da sci andrebbe nella direzione opposta. “Non andrebbero riaperti. Non dimentichiamo – ha sottolineato Ricciardi – che la variante inglese è giunta in Europa proprio ‘passando’ dagli impianti di risalita in Svizzera”. Il Cts sia allinea con il parere di Ricciardi: “Non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”. La decisione, come sempre, è rimandata alla politica.
Diffusione delle varianti Covid
La curva persiste e non si abbassa: colpa delle varianti Covid. Lo studio condotto dall’Iss, dal ministero della Salute e dalla Fondazione Bruno Kessler sulla diffusione delle varianti su 16 regioni ha rilevato la diffusione delle varianti nell’88% delle regioni esaminate. Se al momento la variante inglese non rappresenta più del 20% delle varianti in circolo in Italia, in 5-6 settimane, avverte Silvio Brusaferro, essa diventerà la variante prevalente in Italia. >> Tutte le news