In un articolo pubblicato il 27 febbraio scorso “Libero Quotidiano” rilancia un retroscena di “Repubblica” che risulterebbe assai amaro per i partiti di destra, soprattutto per Matteo Salvini. Nella nuova strategia per l’immigrazione in Italia, pensata dal neo presidente del Consiglio Mario Draghi, non c’è spazio per polemiche. I leader dovranno farsi da parte: qualsiasi decisione sarà nelle mani di Viminale e Palazzo Chigi. Stando a Repubblica quel che l’ex dirigente della Bce non dice bisogna coglierlo tra le righe. Con la nomina di Franco Gabrielli a sottosegretario con delega ai Servizi segreti e alla sicurezza nazionale, il premier “ha lasciato intendere di voler giocare la partita dell’immigrazione in prima persona, senza incappare in scontri tra fazioni”.
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Immigrazione in Italia, Draghi taglia fuori Salvini: «Tutto in mano a Lamorgese e Palazzo Chigi»
Un retroscena quello di “Repubblica” rilanciato sulla versione online di “Libero Quotidiano”, che scrive: “Se la partita politica sarà tutte nelle mani di Draghi, la gestione di soccorsi, sbarchi e accoglienza, invece, sarà saldamente in mano ai ministeri dei Trasporti e dell’Interno. Parlando di numeri, con la gestione di Lamorgese al Viminale, quasi 1500 migranti sono stati ricollocati nei paesi europei. Una cifra dignitosa, ma bassa se confrontata con i 34 mila arrivi del 2020, triplicati rispetto al 2019 e raddoppiati nei primi due mesi dell’anno”. Tale piano sembra concedere poco spazio ai partiti con buona pace del leader della Lega. Sarà difficile però per quest’ultimo non interferire, soprattutto perché il sottosegretario al Viminale è Nicola Molteni. La Lamorgese però terrà con ogni probabilità per sé la delega all’immigrazione. Rimarca poi sempre “Libero”: “Anche sulla partita della sicurezza, infine, il neo premier vuole mantenere saldo il controllo, affidando l’apposita delega all’ex capo della Polizia Gabrielli”.
Molteni: «Pentito dei decreti Sicurezza? Mai»
Per chi non lo ricordasse Molteni è l’uomo che ha scritto e firmato con Salvini i decreti Sicurezza nel governo Conte uno. “Pentito dei decreti Sicurezza? Mai!”, ha puntualizzato il neo sottosegretario. Anzi, “li rivendico con orgoglio e con dignità, sono stati strumenti di sicurezza, di legalità e di civiltà”. E ancora: “I porti vanno difesi, come vanno difesi il confine e le frontiere, come gli altri Paesi europei difendono l’interesse nazionale”. Leggi anche l’articolo —> Salvini contro “La Stampa”: «Se questo è giornalismo», utenti divisi