Guerrina Piscaglia: la difesa di padre Gratien Alabi, condannato in via definitiva a 25 anni di reclusione per l’omicidio volontario della sua parrocchiana e l’occultamento del cadavere, spera di far riaprire il caso.
A tal fine, secondo quanto nelle scorse ore ha riferito Il Corriere di Arezzo, il pool difensivo dell’ex sacerdote congolese avrebbe intenzione di effettuare nuove indagini. Un “sopralluogo tecnico a Cà Raffaello, sette anni dopo, per studiare le celle telefoniche e scardinare la verità processuale che la Cassazione ha cristallizzato”.
Padre Gratien punta alla revisione del processo: sopralluogo a Ca’ Raffaello
“Sì, dopo Pasqua insieme al mio consulente, il professor Maurizio Cusimano, torneremo nei luoghi del caso Guerrina”. Lo ha confermato l’avvocato Riziero Angeletti. “Sto lavorando all’istanza di revisione del processo, serve tempo, pazienza e occorrono elementi forti”.
I difensori di Alabi puntano a smantellare, con nuove prove, l’impianto accusatorio che ha portato la Procura di Arezzo ad incriminare il sacerdote. “La presenza dei telefonini di padre Graziano e della Piscaglia in uno stesso luogo e nello stesso momento, ricavata da tabulati e celle, è uno di quegli aspetti che abbiamo fortemente contestato nei processi celebrati ad Arezzo e a Firenze e sul quale intendiamo portare nuovi elementi”.
Guerrina Piscaglia, scomparsa il 1° maggio 2014 a Ca’ Raffaello, per la giustizia italiana è stata uccisa dal prete congolese Gratien Alabi. L’uomo, che da sempre si professa innocente, è accusato di avere avuto con la donna sua parrocchiana, casalinga 50enne sposata e madre di un bambino, una relazione sentimentale segreta. L’avrebbe uccisa e fatta sparire perché lei lo pressava affinché rendessero pubblico il loro legame.
La testimonianza di due frati può riaprire il caso di Guerrina Piscaglia?
L’avvocato Angeletti avrebbe già individuato un asso nella manica che potrebbe far emergere nuovi elementi. “Prossimamente torneranno in Italia due religiosi che quel giorno erano in canonica a Ca’ Raffaello e che non sono stati mai sentiti in modo preciso su determinati aspetti”. Si tratta dei confratelli connazionali di padre Gratien, che poco dopo la sparizione di Guerrina lasciarono l’Italia e si resero irreperibili.
“Raccoglierò le loro dichiarazioni “, ha rivelato l’avvocato di padre Gratien a Il Corriere di Arezzo. Dichiarazioni “che possono assumere un rilievo importante, dato che nella ricostruzione dell’omicidio fatta in appello, si era parlato della canonica come del luogo del delitto”. Le due testimonianze potrebbero rivelarsi decisive. Riguarderebbero infatti persone “che videro Gratien Alabi nei frangenti in cui si sarebbe consumato l’omicidio della Piscaglia, avvenuto, sempre per la ricostruzione, dopo che lei si era recata verso la canonica”. Potrebbe interessarti anche —> Guerrina Piscaglia, il marito chiede i danni alla diocesi di Arezzo: 1 milione di euro