L’omicidio di Chiara Poggi è un caso chiuso. Ormai lo si può asserire con certezza. Perché la Cassazione ha per l’ennesima volta respinto il ricorso di Alberto Stasi: “Nessuna prova nuova”. Contrariamente a quanto sosteneva la difesa, infatti, secondo i giudici della Suprema Corte non vi sarebbero nuovi elementi dai quali far partire una riapertura del caso. Tutto ‘vecchio’, già analizzato e valutato in sede processuale, in sostanza.
La Cassazione respinge il ricorso della difesa di Alberto Stasi: le motivazioni della sentenza
Il suo ricorso lo scorso 19 marzo è stato giudicato “infondato e deve essere rigettato”. Lo si evince dalle motivazioni della sentenza depositate ieri 7 aprile. Secondo i giudici della Cassazione, infatti, la difesa di Alberto Stasi non ha presentato nessuna “prova nuova” che possa far riaprire il caso Chiara Poggi.
Smontate le ragioni della difesa di Stasi
La consulenza tecnica presentata sul dispenser del portasapone in bagno non smentisce quanto già emerso in sede di processo. Il flacone fu toccato dall’assassino per lavarsi le mani, secondo i giudici. E su di esso furono rinvenute “due impronte riferibili certamente a Stasi”.
Inoltre, la presunta nuova prova relativa all’alibi di Stasi è “inammissibile”. L’ora del passaggio in auto della vicina davanti a casa Poggi è stata considerata “ininfluente” perché “non è stata ritenuta in grado di fornire certezza sul fatto che le persiane della portafinestra della cucina fossero chiuse”. Chiara Poggi viene quindi uccisa tra le 9:12 e le 9:35. Arco temporale per il quale l’allora fidanzato non aveva un alibi plausibile. Anche gli altri elementi forniti dalla difesa sono stati ritenuti insufficienti per riaprire il caso.
“Si tratta di argomentazioni infondate e, comunque adeguatamente contrastate dall’ordinanza” con la quale la Corte di Appello di Brescia, il 2 ottobre scorso, ha respinto la richiesta di revisione del processo. La difesa aveva proposto di rivalutare delle micro tracce e dei capelli trovati nel bagno dove Stasi si ripulì le mani dal sangue della vittima, e un filmato sul passaggio di una testimone davanti alla casa dei Poggi la mattina del delitto.
Perché Alberto Stasi non ha un alibi
“Il filmato non fornisce alcuna prova nuova sul fatto che la testimone T. avesse effettivamente visto la portafinestra della cucina, girando la testa mentre guidava, e tanto meno che ella avesse effettivamente notato che la portafinestra era chiusa (non sempre ciò che gli occhi vedono viene conosciuto ed elaborato dalla persona)”. Fu Chiara ad aprire le persiane della cucina e venne uccisa tra le 9:12 e le 9:35 quando il pc di Stasi venne riacceso. Per quei 23 minuti il giovane non ha un alibi. Questo l’indagine e i processi hanno cristallizzato. Ed è lui, per la giustizia italiana, l’unico e solo responsabile dell’efferato omicidio di Chiara Poggi. Il caso è chiuso. Potrebbe interessarti anche —> Alberto Stasi revisione processo, Roberta Bruzzone lo stronca: «È un altro caso di revisionite»